mercoledì 30 dicembre 2009

CAPOSUD: l'informazione da un'altro punto di vista


Vi siete mai chiesti se le notizie che arrivano da altri paesi, altre culture, non finiscano per essere trasformate nei processi che le portano fino a noi? Il "nostro" inviato del giornale blasonato che se ne sta nel suo albergo a Gerusalemme (per esempio) può scrivere le stesse cose di chi le vive stando dentro la striscia di Gaza? E chi traduce le agenzie dei paesi arabi, è certo di non stravolgere il senso di un messaggio dato che niente è neutro (nemmeno le parole)???
Da questi dubbi e da una geniale idea di due nostri amici, Alfredo Giangaspero e Fabio dell'Olio (entrambi pugliesi e della provincia di Bari) nasce un giornale che prova a cambiare il punto di vista di chi pretende di fare informazione oltre che dare notizie!
Il loro sogno da' vita ad un progetto che grazie al bando PRINCIPI ATTIVI della Regione Puglia ed alla guida di Don Tonio Dell'Olio ha visto la luce qualche settimana fa con il primo numero.

Nessun redattore italiano: è nato Caposud, il giornale che scrive il mondo alla rovescia
Il 6 dicembre a Roma è nato il primo giornale in italiano scritto solo da corrispondenti locali dei (e dai) Paesi in Via di Sviluppo.

Gli italiani collaborano, ma a bassa voce e in posizione di ascolto. Svolgono coordinamento e traduzione. A scrivere la rivista “Caposud” sono solo i corrispondenti del Sud del mondo: è questa la sfida di Caposud, magazine bimestrale che è nata il 6 dicembre 2009 con una presentazione a Roma.

Lo scorso 6 dicembre, presso la libreria Griot di Roma, è stato presentato il primo numero, alla presenza di giornalisti, responsabili di ONG e rappresentanti del mondo universitario, italiani e non. Presente anche Amedeo Piva, responsabile delle politiche sociali di Ferrovie dello Stato. Alla presentazione ha partecipato il giornalista e politico Jean-Léonard Touadi, che è tra i fondatori di Griot, libreria dedicata all’Africa

La presentazione è stata dinamica e partecipata: in collegamento diretto un giornalista nigerino, Hassan Boukar, anche redattore del settimanale indipendente “Alternative”, media di spicco nel panorama del suo Paese e impegnato da anni nella difesa delle libertà civili del Niger. Le difficoltà di connessione non hanno impedito ad Hassan di essere presente, in rappresentanza di un gruppo di corrispondenti che si espande e si espanderà nei prossimi mesi. Tra i corrispondenti di Caposud, già alcuni nomi noti: per i Balcani il giornalista Dario Terzić.

Giovani i corrispondenti, giovani i coordinatori italiani “silenziosi” che hanno dato vita a questa iniziativa di cui Tonio Dell’Olio si è fatto “garante”, notando già nel primo numero una inversione di prospettive: il titolo del giornale è stato infatti simbolicamente stampato a piè di pagina, invece che in alto, lasciando spazio alla foto di copertina che per questo primo numero è stata messa a disposizione dal fotografo Alfredo Bini e scattata durante uno dei suoi reportage all’estero.

Tonio Dell’Olio, direttore responsabile di Caposud, è anche coordinatore della sezione internazionale della nota associazione contro le mafie “Libera”.

La rivista Caposud – che da domani sarà in consultazione gratuita presso tutte le biblioteche di Roma - verrà distribuita inizialmente tramite punti vendita selezionati, tra i quali la stessa libreria Griot, e altre librerie romane e milanesi. Il primo numero sarà comunque distribuito anche online, in versione pdf e sul sito internet www.caposud.info.

Per maggiori informazioni: www.caposud.info

martedì 29 dicembre 2009

Antenne Vodafone e Cazzate Altamurane




Visualizza antenne selvagge in una mappa di dimensioni maggiori

Da diversi giorni alcuni cittadini di altamura hanno scoperto che la VODAFONE sta installando un'antenna radiofonica nel loro quartiere (e passi), in un parcheggio comunale (e passi), al posto di 3 alberi (e passi anche questa).... Ma la cosa assurda è che hanno montato questa enorme mazza di ferro, proprio stamattina, all'ingresso di un parco giochi comunale molto frequentato (è uno dei pochi funzionante!).
Se si aggiunge che quel parco è l'unico polmone verde urbano realizzato negli ultimi decenni...
Se si aggiunge che a 20 metri c'è il palazzetto dello sport...
Se si aggiunge che accanto al parco giochi c'è un campo di calcetto comunale (anche questo molto frequentato)...
Se si aggiunge che a neanche 50 metri in linea d'aria ci sono una scuola elementare ed una scuola materna tra le più popolose della città...
E se vogliamo tenere conto che la sera, quel luogo è uno dei pochi posti di ritrovo dei giovani del quartiere e non solo...

Beh, allora la somma di questa strana addizione è una sola: stanno facento una cazzata!
La gente del quartiere non ci sta. Nei giorni scorsi quando hanno appreso che i lavori in corso non riguardavano dei bagni pubblici, ma l'installazione di un'antennone di 30 metri, sono corsi dal sindaco. Il sindaco li ha ricevuti per ben due volte, ma... niente! In un comunicato (comunicato del sindaco Stacca di qualche giorno fa) si spiega quello che è accaduto.
Ne ha dato notizia anche Altamuralife.

Alcuni degli abitanti del quartiere, questa mattina sono scesi in strada proprio mentre gli operai montavano la grossa antenna scortati da alcune guardie giurate. E' iniziato il tam tam, sono accorsi i consiglieri Michele Ventricelli e Giacinto Forte e anche l'ex vicesindaco Lillino Colonna: la gente, si sa, vuole il conforto del politico di turno disposto ad ascoltare. Qualcuno ha parlato, qualcuno ha fatto qualche telefonata, qualcuno ha chiamato la stampa locale (solo canale 2 è arrivata).
Il consigliere E. Colonna (che non era sul posto) ha presentato una interpellanza urgente.
Seguiremo gli sviluppi della vicenda.

AGGIORNAMENTI:

ore 16.00: una delegazione di più di 50 cittadini del quartiere è in Comune per far valere le proprie ragioni e far sentire la propria voce. Alcuni di noi sono con loro: chi può raggiunga questi cittadini attivi che fanno valere in maniera pacifica le proprie preoccupazioni!
ore 19:53: Viene diramato un comunicato stampa che da atto della delibera del Sindaco e della Giunta che demanda al Dirigente del III Settore di sospendere i lavori di realizzazione e di individuare un sito pubblico in cui delocalizzare l’impianto. Il Sindaco ne ha dato comunicazione ai cittadini del Comitato spontaneo che questo pomeriggio si sono recati al Palazzo di Città.

lunedì 28 dicembre 2009

Ryanair e la sospensione forzata



In effetti la notizia riportata anche dalla nostro Gazzetta del Mezzogiorno in un articoletto molto interno, è una di quelle notizie che sembrano non avere importanza. Soprattutto, la gazzetta si soffermava sui voli Bari-Roma. Invece chi era abituato a volare LOW-COST avra presto brutte notizie. Altro che liberalizzazioni!
Questi, l'unica liberalizzazione che concepiscono è quella delle fregature per i cittadini!
Dopo la socializzazione dei debiti della Bad Company Alitalia, vogliono costringerci a volare con la costosissima Alitaglia. Tiè!

Titoloni sulle home page di giornali e agenzie non ne ho ancora visti, ma la notizia è di una gravità inaudita. Altro che il papa col culo all’aria!
La compagnia aerea Ryanair sospende tutti i voli interni all’Italia a partire dal 24 gennaio 2010 perché l’Enac pretende che la compagnia irlandese accetti al check-in tutti i documenti diversi dalla carta d’identità.
La pretesa “illegale” - come si legge nella nota ufficiale Ryanair - che l’ente italiano ha nei confronti della compagnia privata che svolge il proprio servizio in regime di libera concorrenza, produce l’effetto desiderato: la ritirata di un operatore scomodo per Alitalia alla vigilia del sorpasso ufficiale sul mercato italiano da parte della compagnia low cost nonostante il “niet” sulla golosa tratta Linate-Fiumicino, guardacaso in regime di monopolio ad Alitalia in spregio alle normative europee di antitrust.

E’ infatti il carrozzone a debito Alitalia che ci guadagnerà da tutta questa pantomima sui documenti pretesa dall’Enac, che usa la propria funzione istituzionale per ammazzare il libero mercato in favore di una compagnia morta che cammina, col pretesto di ficcare il naso nei metodi di operatività e sicurezza di una compagnia aerea straniera che ha sempre i voli pieni di gente. Una mafia tutta interna all’Italia per mettere il bastone nelle ruote a un vettore che propone voli a prezzi imbattibili servendosi di Internet per la prenotazione dei voli e per il chech-in online.

La guerra a Ryanair da parte di Alitalia tramite i governi Berlusconi era cominciata già da quando sugli aerei della compagnia irlandese, nei primi anni 2000, si leggeva beffardamente “grazie Alitalia!“. Denunce, esposti e polemiche non erano servite nel corso degli anni a fermare l’ascesa di Ryanair nel mercato dei voli italiano. Fino ad oggi, col pretesto dei documenti da esibire al check-in. Così dal 24 gennaio niente più voli da e per Bergamo, Palermo, Venezia, Cagliari, Treviso, Brindisi, Lamezia Terme, Bari e soprattutto Roma Ciampino, quasi sempre puntuali ma soprattutto economici.
Di recente Ryanar aveva fatto sapere che avrebbe cancellato tutti i voli su Ciampino se l’aeroporto fosse stato spostato a Viterbo per soddisfare i capricci del sindaco di Viterbo, che è pure senatore incompatibile del Popolo dei ladri.

La notizia della ritirata di Ryanair dal mercato italiano l’ho saputa da una serie di mail che ho ricevuto, tutte con lo stesso oggetto: “Ryanair Flight Cancellation” riferite alla trentina di voli che avevo prenotato fino a fine febbraio con meno di 100 euro di spesa. Ora credo che mi saranno rimborsati. Ma giuro! per conto mio Alitalia non vedrà un solo centesimo. A costo di rimanere a casa.

venerdì 25 dicembre 2009

PRIVATIZZARE L'ACQUA? I Sacerdoti di Altamura deplorano questa manovra



"La vera carità, la Chiesa dovrebbe farla ora, non quando le sarà ch
iesto di intervenire per pagare le bollette dell'acqua rincarate." (un sacerdote)

Il comunicato dei sacerdoti di altamura si aggiunge

a quello dei vescovi del Molise,
a quello della diocesi di Termoli-Larino
a quello del vescovo di Messina arcivescovo emerito di Messina,
ed ai tanti appelli di Padre Alex Zanotelli che del popolo dell'acqua è l'autorevole guida.
E' uno splendido regalo di natale al popolo dell'acqua altamurano e pugliese.
E' un'altra goccia... di pioggia in un periodo di arsura, aridità morale.


PRIVATIZZARE L'ACQUA?
I Sacerdoti di Altamura
deplorano questa manovra


L'ACQUA E' UN BENE ESSENZIALE

L'acqua è un bene di prima necessità, come l'aria, il calore del sole, la pioggia, il vento, la luce...
Non dev'essere ridotta a livello di merce qualsiasi. Noi, Sacerdoti della città, plaudiamo all'opera di quanti si stanno associando al movimento di difesa del servizio dell'acqua evitando la privatizzazione e quindi la mercificazione, ci associamo allo sforzo che va compiendo l'apposito Comitato (Comitato pugliese Acqua Bene Comune), che sta sensibilizzando anche le nostre parrocchie e deploriamo questo tentativo, anche se ha ottenuto il placet legislativo.

Per la gestione dell'acqua, l'assioma che il privato agisce meglio del pubblico non si può applicare, considerando che ne deriverebbe subito un aumento dei prezzi che peserebbe soprattutto sulle famiglie in difficoltà. Noi siamo mossi dal principio fondamentale di sostenere tutto ciò che concorre al bene comune e di non condividere quanto vi si oppone.

In questa circostanza ci sostiene anche l'autorevole parola del nostro Papa Benedetto XVI, che nell'Enciclica Caritas in Veritate al n. 27 afferma: "È necessario, pertanto, che maturi una coscienza solidale che consideri l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni."

Invitiamo a sottoscrivere la petizione al Comune di Altamura, perchè vengano modificati lo statuto comunale e quello provinciale con l'introduzione del seguente articolo: "L'Acqua è un Bene Comune, diritto universale di ogni essere vivente. Il servizio idrico è un servizio privo di rilevanza economica".

Don Giacomo FIORE
vicario foraneo
Altamura (BA)

fonte:
COMUNITA' in CAMMINO - dicembre 2009
il giornale delle parrocchie di Altamura

mercoledì 23 dicembre 2009

DIFENDI IL TUO SIMILE E DISTRUGGI TUTTO IL RESTO

(da: byoblu.com)


Caro Feltri, caro La Russa, caro Maroni, caro Belpietro, caro Fede, cari tutti,

vi siete indignati per una pagina su Facebook intitolata a Massimo Tartaglia. Questo perché la violenza, ed ogni riferimento ad essa, giustamente vi ripugna. Adesso, quindi, indignatevi per questo.

Il gruppo Facebook CAMERATI conta circa 2.000 membri. Il 16 settembre, sulla bacheca, gli amministratori scrivevano: "una rom di merda ha ucciso un signore di 70 anni perche non voleva dargli l'elemosina..."

Molti i commenti, tra cui spiccano quello della signora Tatiana Galbusera: "... e al tg subito dicono che ha nazionalità italiana... ma chi cazzo se ne frega... andrebbero uccisi da pikkoli tutti bastardi ladri e assassini del cazzoooooooo".

Il signor Carlo Montorfano aggiunge: "ci vorrebbe il lanciafiamme.. ". Per Michele Sabatini non basta, occorre "toglierlo subito di mezzo". Camerata Ale ribadisce che sono solamente "rom di merda", mentre Davide Bascetta suggerisce una soluzione: "bastardi rom tutti al rogo".
Paolo valenti si richiama alla Shoa e invoca Dio: "olocausto romeno....ke dio ce lo permetta...". Poi, non contento, suggerisce: "sterminio...". Ezio Caiati va più sul tecnico: "LA GOGNA E L'OLIO DI RICINO CON L'IMBUTO....", mentre Ivan Biancalani è reo confesso: "ne ho accoppato uno giusto ieri di rom di merda che mi ha insultato perchè non gli ho fatto l'elemosina....". Riccardo Lione è in vena di metafore: "QUESTI ROM SONO COME LA MONDEZZA, DA BRUCIARE E BASTA".

Marco Buscemi non si perde in lunghi giri di parole e non teme certo di fare apologia di reato: "ammazzatela sta merda". Luigi Lutanno è più comprensivo: "bisognerebbe tagliargli le palle almeno non fanno più danni quegli infami". Nicolas Casanova è uno studioso di genetica, e contribuisce con una riflessione dal taglio prettamente scientifico: "I rom? Sono la razza peggiore di tutte, persino di quella ebraica!". Non va per il sottile Domenico Gambale, che invece scrive: "va maltrattata e subire sofferenza fino alla morte.......". Apologia di reato?

Marco Stolfi si erge a tribunale popolare, processa e sentenzia in nome del branco: "Sentenza: Pena Capitale,mediante la GARROTA! Troia di merda! A NOI!". Dello stesso avviso è Marco Sangalli, che chiosa: "Meritano solo la morte peggiore... concordo con il camerata: NON SE NE PUÒ PIÙ... italia agli italiani.... A NOI!".

Daniele Ottaviani invoca la pulizia etnica: "sarebbe ora di cominciare a fare un po di pulizia troppa spazzatura in italia". Niko Di Ienno propone di allargare la prospettiva ai veri nemici: "non li maledico sta gente...maledico gli italiani ke si permettono ancora di dire "povera gente anke loro hanno diritto di vivere......" non so se mi capite!". Benito Camerata, un nome un programma, lo capisce benissimo e sottoscrive: "giusto entrambi sono un pericolo per l'italia". Dunque a repentaglio non è più solamente l'incolumità fisica del rom che avrebbe assassinato il signore di 70 anni, ma chiunque osi affermare che i rom hanno diritto a vivere.

Nella stessa pagina, a sinistra, si può leggere in stampatello:
"DIFENDI IL TUO SIMILE E
DISTRUGGI TUTTO IL RESTO
".
Non erano dichiarazioni del popolo viola, nè i fan di Massimo Tartaglia. Sono solamente alcuni dei commenti che i seguaci dell'ex partito di appartenenza dell'onorevole Ignazio La Russa, che ironia della sorte è Ministro della Difesa, pubblicano in rete, senza che nessun giornale e nessuna dichiarazione pubblica ne prenda le distanze.

Quando hai finito di turarti le orecchie, caro Ignazio, vorremmo sentire due parole anche su questo.

Liceali per l'acqua Bene Comune a Gravina in P.



Alcuni liceali di Gravina in Puglia (BA) hanno realizzato un video sull'ACQUA BENE COMUNE. Tra coloro che vengono intervistati ci sono Margherita Ciervo (referente del Comitato Pugliese Acqua Bene Comune) e Michele Loporcaro (MeetUp ilGrillaio Altamura).
E' interessante notare la differenza di "vedute" tra la gente e gli amministratori locali: per la gente la privatizzazione del servizio idrico è vista come qualcosa da evitare... la puzza di chi vuole fare soldi su qualcosa di essenziale per la vita, si sente! Non è ben identificata, è una strana sensazione, ma.... la gente sente puzza di imbroglio!
"Gestione privata dell'acqua (che è BENE COMUNE)" è un ossimoro. La gente comune lo capisce, è giustamente sospettosa!
A nulla servono i tentativi di mistificare. Dire che "la proprietà resta pubblica"! E' un modo per ingannare con le parole, un modo per rabbonire le menti della gente.
Chi gestisce l'acqua ne è sostanzialmente proprietario. E se a gestire è una società per azioni, ne deriva che: SE NON PAGHI, NIENTE ACQUA!!!
E la cosa peggiore è che questo abominio è di fatto sancito da una legge: la 135/2009 che per giunta non ci era affatto richiesta dall'Europa (è bene ricordale queste cose!)
Ci piace illuderci che qualcuna di quelle risposte siano il frutto anche minimo dei due incontri che abbiamo tenuto nella città di Gravina il 25 ed il 30 ottobre scorsi!

COMPLIMENTI a questi ragazzi ed ai loro insegnanti!
Questa battaglia per la difesa del bene comune per eccellenza (l'ACQUA) ha bisogno di muoversi su gambe giovani!

martedì 22 dicembre 2009

La paura delle RELAZIONI UMANE



Per quanto, i nostri governanti cerchino di confinarci nel nostro egoismo

al lavoro (ritmi disumani), in casa (tv rincoglionenti più o meno private, videogames...), negli ipermercati (hanno sostituito le scampagnate domenicali), nei finti rapporti che seguono l'interesse finanziario più che l'interesse per l'altro...
Per quanto si sforzino di mercificare tutto, rendendo il mondo sempre più simile ad un ipermercato planetario. Per quanto tutto questo sia studiato a tavolino e foraggiato con soldi (virtuali) avvelenati... Non potranno mai annientare l'impulso umano a cercare i suoi simili per incontrarsi, parlare, divertirsi insieme,
condividere ciò che si ha.... per il solo piacere di Vivere Insieme. Insieme. Keep your hand off internet!


(fonte: susannaambivero.blogspot.com)
Richard Allan, responsabile europeo del celebre social network facebook, ha scritto una lettera a Renato Schifani, presidente del senato che negli ultimi giorni si è profuso in dichiarazioni di guerra al web ritenendolo un covo di terroristi. Allen nella lettera si è dichiarato disponibile ad agire in accordo con il ministro a partire da questo martedì 22 dicembre anche se a dire il vero un'azione pratica deve essere già stata intrapresa in quanto è dal giorno seguente l'aggressione a Berlusconi che sul social network accadono cose strane. Non sono rare le segnalazioni di gruppi con migliaia di aderenti, fondati anche precedentemente al giorno zero dell'anno della beatificazione di Berlusconi (il 13 dicembre 2009 appunto) che spariscono misteriosamente o che cambiano di amministrazione e ragione senza che nessuno sembri intervenire attivamente.
Ma ufficialmente nessuno ha mai agito … ancora.
Oggi viene reso noto il disegno legge presentato dal senatore Raffaele Lauro (Pdl) che prevede una pena detentiva da tre a dodici anni per il reato di “istigazione ed apologia dei delitti contro la vita e l’incolumità della persona”. Fino a qui nulla da eccepire nel giudicare biasimevole un incitamento alla brutalità anche se è impossibile non notare quanto sia sproporzionata la pena in un paese in cui la violenza sessuale è punita in base all'art. 609-bis del codice penale con la reclusione da 5 a 10 anni. I dubbi sulla reale motivazione che ha spinto il senatore Lauro sorgono per l'aggiunta di un piccolo comma che stravolge la lettura e che prevede l'inasprimento della pena in caso il reato venga perpetuato a mezzo internet o telefono. Sempre il senatore Lauro ha presentato una mozione per discutere degli effetti ritenuti “perversi” dell'abuso di utilizzo del telefono cellulare.

Sembra che i nostri politici siano assolutamente terrorizzati all'idea che la gente comune comunichi, più che sul contenuto della comunicazione.
Se questa assurda legge dovesse trovare avvallo diverrà più grave affermare “voglio picchiare Tizio” attraverso il proprio spazio su facebook piuttosto che scriverlo a lettere cubitali sulla prima pagina del quotidiano a maggior tiratura nazionale.
Quello che forse sfugge, o peggio quello che precisamente si è capito, è che l'antico agorà, la piazza dove i cittadini si riunivano per discutere le sorti dello Stato, oggi corre sui cavi e che internet è diventato il luogo della democrazia per antonomasia dove si creano numerose relazioni interpersonali, si discute, ci si confronta tra tutti (ahimè sciocchi inclusi) e si cominciano anche a prendere timidamente le prime decisioni di iniziativa popolare.
Si sta diffondendo nella classe politica una nuova forma di agorafobia intesa come la paura di una piazza aperta e frequentata dal popolo.

(per le "stranezze" in internet dopo la "botta" ad Al Tappone, LEGGI QUI)

domenica 20 dicembre 2009

Giancarlo Caselli a Bari (per chi come noi, non c'era)

Giustizia e Politiche Antimafia - Giancarlo Caselli from Linkredulo webmedia on Vimeo.



Lo scorso giovedì 17 in contemporanea all'evento ACQUA BENE COMUNE dell'UMANITA' nella stessa facoltà di giurisprudenza (!) si è tenuto un incontro promosso
da LINK Udu Bari, in collaborazione con Libera: "Giustizia e politiche antimafia. Bilancio e prospettive della lotta alle mafie". Ospite: Giancarlo Caselli, Procuratore Capo della Repubblica di Torino.
Ascoltare Caselli è un dovere. Serve ad onorare il ricordo di coloro che nella lotta alle mafie hanno perso la vita.
Grazie ai ragazzi di LINKredulo.it per aver condiviso le loro riprese.

beppegrillo.it:

Le mafie investono
sul cemento, sul Ponte di Messina, sulla TAV, sulle centrali nucleari, sugli inceneritori? Secondo Spatuzza e altri pentiti la mafia ha fatto un patto con lo Stato? Per Lunardi con la mafia bisogna convivere? In Parlamento ci sono due senatori di cui faccio solo il cognome: Cuffaro e Dell’Utri, condannati in primo grado per rapporti con la mafia? La prima impresa del Paese sono le mafie con un giro di affari di centinaia di miliardi di euro all’anno? Lo Scudo Fiscale per il rientro dei capitali mafiosi con un cinque per cento di tassa e l’anonimato garantito è un vestito su misura per la mafia? La messa all’asta dei beni sequestrati in precedenza ai mafiosi favorisce, per l’appunto, i mafiosi? Il taglio alle forze di Polizia, ridotte a spingere le autovetture per strada, rinforza la criminalità organizzata? L’attacco alla magistratura da parte del Governo esalta la mafia? Se avete letto tutte le domande ve ne farò un’altra: (continua)

Arrestato Luca Tornatore. Copenhagen come il G8 di Genova

(da: italianimbecilli.blogspot.com)

Copenhagen è diventata una città in mano alla polizia. Luca Tornatore, scienziato e astrofisico italiano, è stato arrestato dopo la sua partecipazione a un dibattito al vertice COP15. In subbuglio il mondo scientifico, ma non solo. L'unica colpa di Luca è quella di fornire supporto culturale e sostegno alla causa degli ambientalisti. Quello che giustamente Luca Tornatore ha chiesto al COP15 è stato di rendere più democratiche le decisioni del vertice, senza delegare queste decisioni ai capi di Stato responsabili dei disastri ambientali. Arrestato, come un delinquente! Ma altri 1500 arresti sono stati compiuti nella città danese, tutti ingiustificati. Altro che 'città della speranza'!
L'astrofisica Margherita Hack dice: 'è una cosa sconcertante. Il fatto ricorda le manifestazioni di Genova del 2001, solo pensavo che a Copenhagen ci fosse più rispetto per la democrazia di quanto ce ne sia oggi in Italia. Sono rientrata a Trieste l’altra sera, mi hanno chiamato e ho subito aderito all’APPELLO ON LINE'. E l'appello è stato firmato anche da numerosi altri scienziati, scrittori, editori, ingegneri, ecc.
Ci sono già state quattro interpellanze parlamentari e molte lettere di protesta al Parlamento danese e a quello europeo, nonché al Rettore dell'Università di Trieste e alla Provincia di Trieste. C'è anche un presidio davanti al consolato danese a Trieste.
Trascriviamo l'indirizzo del penitenziario in cui è rinchiuso Luca Tornatore, al fine di far sentire a Luca la viva solidarietà della società civile:
Luca Tornatore 211275 - Vestre Fængsel Kirke, Vigerslev Allé 1, 2450, København Ø, Danmark

sabato 19 dicembre 2009

IL FALLIMENTO DI COPENHAGEN


"Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi. Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni.
Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo"

Mahatma Gandhi



>da Unimondo.org

Sei ore dopo la scadenza della Conferenza di Copenhagen sul clima, originariamente prevista per le 17 di ieri, Stati Uniti, Cina, India e Sudafrica hanno trovato fra loro un accordo di massima che non prevede però percentuali precise sulla riduzione delle emissioni di gas serra; accordo che è stato definito da diversi negoziatori come ancora insufficiente. Lo stesso presidente degli Stati Uniti, Barack Obama che lo ha definito "uno storico passo avanti" nella lotta contro il riscaldamento globale ha riconosciuto che tuttavia non basta per la lotta al cambiamento climatico: "C'è ancora molto da fare" - ha detto il presidente Obama commentando l'intesa.

"Cifre precise di riduzione delle emissioni di Co2 per il 2015-2020 saranno fornite per iscritto" - ha dichiarato il presidente francese Nicolas Sarkozy a Copenhagen che ha definito l'accordo "significativo" ma "insufficiente" per la lotta ai cambiamenti climatici. Tutti i paesi industrializzati "hanno accettato di fornire per iscritto" i loro impegni di riduzione delle emissioni di gas serra per il 2020 ha affermato in serata il presidente Sarkozy.

L'intesa definisce i contributi ai Paesi in via di sviluppo per incrementare le tecnologie verdi. Per i Paesi in via di sviluppo sono previsti aiuti per 30 miliardi di dollari entro il 2012: la prima bozza parlava di 10 miliardi. Gli Stati Uniti hanno promesso di contribuire con 3,6 miliardi.

I Paesi industrializzati hanno rinviato al prossimo gennaio la decisione sulla misure che dovranno intraprendere entro il 2020 per ridurre le emissioni di gas serra. E una nuova conferenza si terrà a Bonn entro sei mesi ha annunciato il presidente francese, Nicolas Sarkozy spiegando che la organizzerà la cancelliera tedesca, Angela Merkel per preparare la prossima Conferenza sul clima in Messico alla fine del 2010.

"Questo presunto accordo è un fiasco totale, è anche un passo indietro rispetto al protocollo di Kyoto" - ha commentato il direttore generale di Greenpeace, il francese Pascal Husting. "Non c'é un solo punto - ha continuato il responsabile di Greenpeace - in cui si parla di obbligatorietà degli accordi. Il protocollo di Kyoto era insufficiente, ma almeno era vincolante. Questo testo è la prova che gli egoismi nazionali prevalgono ed è anche la versione più debole tra quelle circolate oggi".

Nei giorni scorsi Greenpeace ha accusato l'Italia di aver remato contro la decisione europea di migliorare l'impegno unilaterale di riduzione delle emissioni al 2020 portandolo dal 20% al 30%. Regno Unito, Germania e Francia avevanp chiesto il miglioramento dell'obiettivo, ma si sono scontrate contro il muro dell'Italia. "È un comportamento gravissimo e vergognoso" - commentava Greenpeace Italia. "L'Italia non è meno esposta degli altri Paesi al disastro climatico, anzi. Tutti gli indicatori confermano che il nostro Paese è già colpito da siccità, incendi, riduzione della diversità biologica e impatti costieri. Abbiamo un Governo folle, non all'altezza delle sfide che ci attendono" - conclude la nota di Greenpeace.

"L’Italia ha il dovere di schierarsi dalla parte di Francia, Germania e Spagna e di non giocare di sponda con le economie meno avanzate dell’ex blocco sovietico” - ha commentato Edoardo Zanchini, responsabile energia e clima di Legambiente. “Il fatto che il negoziato prosegua, nonostante le evidenti difficoltà - ha aggiunto Zanchini - dimostra come tutti si rendano conto dell'impatto catastrofico di un suo eventuale fallimento e la buona fede dei tanti leader che, tra ieri e oggi, hanno insistito sul fatto di voler giungere a un accordo".

Nei giorni scorsi Legambiente aveva denunciato un "clamoroso autogoal dell’Italia" che proprio nel giorno in cui a Copenhagen era previsto l’intervento ufficiale del nostro Paese, affidato al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, a Roma la Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale dello stesso ministero era convocata in seduta plenaria per dare il via libera a una mega centrale elettrica a carbone da 1320 megawatt a Saline Joniche in Calabria. "Mentre le rappresentanze di 193 Paesi sono riunite per decidere come ridurre le emissioni di anidride carbonica che soffocano il pianeta, il Governo italiano sceglie di perseverare sulla via del combustibile fossile più inquinante in assoluto" - commentava Legambiente.

venerdì 18 dicembre 2009

Scrivere per l'acqua (pubblica)... non sull'acqua.


Due giorni fa' i ragazzi del MeetUp ilGrillaio sono stati in comune per consegnare a tutti gli amministratori di Altamura (consiglieri, assessori, presidente e Sindaco) una LETTERA (che hanno anche protocollato) con la quale si chiede sostanzialmente di... "darsi una mossa" riguardo alla modifica/integrazione dello statuto comunale!
I ragazzi hanno avuto modo di parlare direttamente con un gran numero di assessori e consiglieri i quali (tranne qualche eccezione) non hanno nulla da eccepire. E non potrebbe essere diversamente dato che poco più di un anno fa il ns comune ha deliberato in giunta (leggi la delibera del 16 maggio 2008) le stesse identiche cose che ora 2200 altamurani vorrebbero si inserissero nello STATUTO, perchè abbiano un peso maggiore.
Ma c'è di più: in quella delibera il comune si impegnava anche a... MODIFICARE LO STATUTO!
Ma allora? E quindi? Perchè non concludere un percorso già iniziato??
Il DIRITTO all'ACQUA è meno importante delle varianti urbanistiche?
Scrivere nero su bianco nello STATUTO COMUNALE che "il sevizio idrico, per il comune di Altamura, è un sevizio privo di rilevanza economica" è una cosa che può attendere?
E il Sindaco (che tra l'altro ha firmato la petizione)?
E l'Ass. Saponaro? (sono i primi che abbiamo contattato).

Oggi sulla Gazzetta del mezzogiorno c'è un articolo a firma di P. Dibenedetto che fa un po' il punto della situazione:
2200 altamurani (tra i quali il Sindaco) chiedono la modifica dello statuto;
il consigliere E. Colonna protocolla una proposta di deliberazione per la modifica/integrazione dello stauto;
il presidente del consiglio N. Lagonigro che con i capigruppo decide riguardo all'OdG dei consigli comunali dice che la proposta non è formalmente corretta e.... per lui, badate bene "... la gestione privata dell'acqua rende più di quella pubblica!"
GRANDIOSO! Ha ragione il presidente! Una SpA rende di più.... per gli azionisti!
Non certo per la gente comune!
Siamo comunque grati a quest'uomo per la sua sincerità, ciò non di meno consentiteci di preoccuparci quando la cosa PUBBLICA è in mano a chi ne vuole fare un uso PRIVATO.

Rinnoviamo, con decisione, l'invito ai nostri amministratori, a rispondere alla ns. comunicazione. Potete farlo via mail al seguente indirizzo: meetup.ilgrillaio@gmail.com.

Non è più tempo per le dichiarazioni di intenti... ora bisogna scrivere!

giovedì 17 dicembre 2009

ACQUA BENE COMUNE dell'UMANITA' (VIDEO interventi)

il MeetUp ilGrillaio mette a disposizione di quanti ne avessero bisogno, le registrazioni video della conferenza ACQUA BENE COMUNE DELL'UMANITA' svoltasi il 17 dicembre 2009 a Bari e fortemente voluta dal Comitato Pugliese Acqua Bene Comune. Coordina Margherita Ciervo, Comitato pugliese “Acqua bene comune” e autrice del libro “Geopolitica dell'acqua” (Carocci).

Se dovessero servire i codici embedded questi è possibile copiarli dal canale USTREAM ilgrillaio (clicca qui) oppure facendo DOPPIO CLIC sul video che vi interessa.

Se volete fare il download del video... NON SI PUO! Ma poichè siamo buoni, faremo una copia su dvd che daremo alla segreteria del Comitato Pugliese. Buona visione e fate girare...

Introduzione di A. AQUILINO, Com. Pugliese Acqua Bene Comune
e saluto di F. Amati, assessore regionale alle opere pubbliche



interventi di
Paolo Carsetti, segretario del “Forum italiano Movimenti per l'Acqua”, portavoce della campagna nazionale per la ripubblicizzazione,
Gianni Carella, lavoratore AQP
Daniela Zizzi, Coordinamento Enti Locali per la Ripubblicizzazione dei Servizi Idrici



intervento di
Oscar Olivera, rappresentante della Coordinadora del Agua y la Vida e fra i protagonisti della Guerra dell’Acqua di Cochabamba (Bolivia),


Anne Le Strat (in collegamento da Copenhagen), presidente di Eau de Paris, la società rimunicipalizzata che gestisce il servizio idrico a Parigi.


Nichi Vendola, presidente Regione Puglia




ACQUA BENE COMUNE DELL'UMANITA' (intervento di OSCAR OLIVERA)

Riportiamo l'intervento di OSCAR OLIVERA protagonista della guerra dell'acqua di Cochabamba in Bolivia.




Interventi (nell'ordine):
Fabiano Amati, assessore regionale alle opere pubbliche
Paolo Carsetti, segretario del “Forum italiano Movimenti per l'Acqua”, portavoce della campagna nazionale per la ripubblicizzazione, sostenuta da migliaia di associazioni e centinaia di Enti Locali;
Gianni Carella, lavoratore AQP
Daniela Zizzi, assessore Comune di Cisternino/Coordinamento degli
Oscar Olivera, rappresentante della Coordinadora del Agua y la Vida e fra i protagonisti della Guerra dell’Acqua di Cochabamba (Bolivia),
Anne Le Strat (in collegamento da Copenhagen), presidente di Eau de Paris, la società rimunicipalizzata che gestisce il servizio idrico a Parigi.
Nichi Vendola, presidente Regione Puglia
Daniela Zizzi, Coordinamento pugliese Enti Locali per la ripubblicizzazione dei servizi idrici;

coordina Margherita Ciervo, del Comitato pugliese “Acqua bene comune” e autrice del libro “Geopolitica dell'acqua” (Carocci).

mercoledì 16 dicembre 2009

La decisione di Facebook e la sconfitta dello Stato di diritto.

La decisione di Facebook e la sconfitta dello Stato di diritto.

In molti - soprattutto nel Palazzo - in queste ore si staranno probabilmente rallegrando per la decisione di Facebook di chiudere tutti i gruppi pro Tartaglia e quelli - veri o “indotti” - di solidarietà a Silvio Berlusconi.

A costo di risultare impopolare e con riserva di tornare a spiegarne più diffusamente le ragioni, invece, non posso non rilevare che quanto accaduto costituisce la sconfitta dello Stato di diritto o, almeno, della speranza di applicare alla Rete le regole del diritto che governano - o dovrebbero governare - fuori dalla Rete la convivenza tra i cittadini.

Prima di proseguire è bene chiarire che Facebook ha, evidentemente, il diritto - che si riserva per contratto - di intervenire così come è intervenuto: a casa sua - anche se tutti, a tratti, ambiamo a considerarla un po nostra - fa ciò che vuole.

Il punto, tuttavia, è un altro: nessuno, in un Paese civile, dovrebbe potersi arrogare il diritto di sostituirsi ad un giudice nello stabilire cosa è lecito che i cittadini dicano e cosa, invece, è illecito o, peggio ancora, sconveniente.

E’ un potere che non compete al Governo e men che meno dovrebbe competere ad un soggetto privato che agisce secondo le regole del mercato.

Quando questa fondamentale regola di democrazia viene tradita il rischio è che l’espressione censura più volte evocata divenga concreta e finisca, addirittura, con l’essere esercitata da un soggetto privato in chiave “autodifensiva”.

La decisione assunta oggi da Facebook credo costituisca una sconfitta un pò per tutti.

Magistratura e Garante per la privacy stavano esaminando, ciascuno per quanto di propria competenza, l’eventuale sussistenza di condotte illecite perpetrate attraverso i gruppi su Facebook e lavorando all’individuazione degli eventuali responsabili.

Il governo, dal canto suo - per sindacabili che fossero le iniziative prospettate - stava ipotizzando di varare provvedimenti straordinari ed urgenti.

Si tratta di naturali reazioni e procedure - che le si condivida o meno nel metodo e nei contenuti - in uno Stato di diritto.

Ora, da molti, il pericolo è avvertito come superato ed in pochi si preoccuperanno di intervenire, domani, per restituire voce e parole ai milioni di cittadini italiani che avevano legittimamente deciso di utilizzare Facebook per discutere dell’aggressione al Capo del Governo.

Si sbaglierebbe, tuttavia, se si addossasse interamente la responsabilità dell’accaduto ai gestori del popolare socialnetwork perché si ometterebbe di considerare che quella che si è consumata nelle scorse ore è la più naturale reazione di un imprenditore privato che vede la sua attività criminalizzata da parte del governo di un Paese nel quale fattura milioni di euro: volendo continuare ad operare in Italia, Facebook si è naturalmente preoccupato di non entrare in rotta di collisione con l’Esecutivo.

Ovvio che così facendo ha però mostrato tutta la sua debolezza e la prossima volta che in un gruppo creato per organizzare una nuova manifestazione del popolo viola contro il premier - che sia quello di oggi o quello di domani - ci sarà un Ministro che si sentirà legittimato a richiedere, per le vie brevi, la chiusura di quel gruppo.

Un’ultima considerazione: il gesto di Facebook di questo pomeriggio non sarà a costo zero per il gestore della piattaforma di social network.

Da questo momento - ma in realtà Facebook non è nuovo a certi interventi - infatti, la piattaforma non può più considerarsi una piattaforma di mera intermediazione di contenuti con la conseguenza che non può più beneficiare della speciale disciplina dettata dalla disciplina sul commercio elettronico.

Se Facebook considera i contenuti degli utenti come suoi e ne rivendica il diritto di “vita o di morte”, ha scelto di essere un editore del nuovo millennio con tutto ciò che ne comporta.

martedì 15 dicembre 2009

GUERRE e conflitti... per l'ACQUA. Italia chiama Bolivia.




Questa sera il meetUp terrà il suo 15° incontro ACQUA si NASCE, PUBBLICA si RESTA nell'ambito della campagna nazionale SALVA l'ACQUA. I comuni che corrono ai ripari modificando lo STATUTO COMUNALE (inserendo il diritto all'acqua) sono sempre di più.

Soprattutto aumentano i colori delle forze politiche che si rendono conto delle ripercussioni gravi che una comunità avrebbe se la gestione dell'acqua passasse in mano ai privati.
In primis, aumento delle tariffe (dal 300% per gli usi civili al 4000% per le utenze commerciali, fino all'11.000% per l'industria... Acqualatina S.P.A. docet!!).

A questo aggiungete che il C.N.E.L. (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), organo costituzionale, il 5/6/08 si è espresso in maniera sfavorevole rispetto alla privatizzazione del servizio idrico integrato in quanto BENE PUBBLICO sancendo che “l’acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri” e ribadendo che “i soggetti gestori è opportuno che vengano configurati come enti pubblici e che l’acqua vada considerata come bene fondamentale e, dunque, di proprietà e gestione pubblica, al pari della salute, istruzione e sicurezza”.

I guasti della privatizzazione non sono invenzioni: sono realtà ad Aprilia e hanno persino portato scontri e morte in Bolivia, a Cochabamba.
Riaffermare la cultura dell'acqua come diritto e non come merce è il primo passo per impedire queste distorsioni.
Per questo motivo è importante esserci il 17 a Bari presso l'Aula “A. Moro” della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bari, dove si terrà un importante appuntamento organizzato dal Comitato Pugliese Acqua Bene Comune.
Si tratta di una tavola rotonda che vedrà attorno al tema "Acqua Bene Comune dell'umanità - la Puglia verso la ripubblicizzazione dell'AQP", oltre il presidente Vendola e l'ass. Amati alcuni protagonisti della campagna mondiale contro la privatizzazione dell'acqua:
Oscar Olivera, rappresentante della Coordinadora del Agua y la Vida e fra i protagonisti della Guerra dell’Acqua di Cochabamba (Bolivia).
Anne Le Strat, Presidente di Eau de Paris, la società rimunicipalizzata che gestisce il servizio idrico a Parigi – in collegamento da Copenhagen.

Inoltre, alla tavola rotonda vedrà la partecipazione di:
Paolo Carsetti, segretario del “Forum italiano Movimenti per l'Acqua”, portavoce della campagna nazionale per la ripubblicizzazione, sostenuta da migliaia di associazioni e centinaia di Enti Locali.
Daniela Zizzi, assessore del Comune di Cisternino, del “Coordinamento pugliese Enti Locali per la ripubblicizzazione dei servizi idrici”,
Gianni Carella, che porterà la sua testimonianza di lavoratore AQP.

I lavori saranno coordinati da Margherita Ciervo, del Comitato pugliese “Acqua bene comune” e autrice del libro “Geopolitica dell'acqua”.

lunedì 14 dicembre 2009

ERGONETICON: consumo critico ad Altamura



Un gruppo d’acquisto e' formato da un insieme di persone che decidono di incontrarsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire tra loro. Un gruppo d’acquisto diventa solidale (GAS) nel momento in cui decide di utilizzare il concetto di solidarietà come criterio guida nella scelta dei prodotti. Solidarietà che parte dai membri del gruppo e si estende ai piccoli produttori che forniscono i prodotti, al rispetto dell’ambiente, ai popoli del sud del mondo e a coloro che - a causa della ingiusta ripartizione delle ricchezze - subiscono le conseguenze inique di questo modello di sviluppo. Anche ad Altamura esiste un G.A.S., si chiama Chiacchiereffrutt e tra mille difficoltà cerca di mantenersi vivo.
Fondamentale per gli appartenenti al G.A.S. ma anche per chi, pur senza farne parte, crede nella necessità del consumo critico e di una produzione che remuneri il contadino ma non distrugga la terra è l'esperimento di Giuseppe Clemente e di Ergoneticon.
Ogni venerdi e lunedi a partire dalle 16,00 potete andare presso la sede che si è aperta nell' ultima traversa di via carpentino (via cicerone) per acquistare i prodotti di Giuseppe e soci, coltivati secondo i dettami dell'agricoltura biodinamica.
Andate numerosi, parlateci, esprimetevi: l'esperimento di Ergoneticon è il primo nel suo genere, conserva tutte le caratteristiche di una filiera corta con la possibilità di creare posti di lavoro per chi gestisce logistica, contabilità, burocrazia e tutto ciò che richiede impegno.
Diamo una mano a chi si sta spendendo in tutto e per tutto per una economia più giusta, a suo rischio e pericolo.

sabato 12 dicembre 2009

Terlizzi e gli assessori per l'acqua (donne)



Stamattina tre ragazzi del meetup il Grillaio si sono recati a Terlizzi, dove hanno parlato di risparmio e di cultura dell'acqua in due scuole elementari e in una scuola superiore.

Ad accoglierli, oltre ad un ragazzo interessato all'evento, c'erano due donne: l'assessore alle politiche ambientali e l'assessore alle politiche dello sviluppo (4 assessori su 7 sono donne!), che li hanno accompagnati e seguti per tutto questo piacevole tour di sensibilizzazione nelle tre scuole, spendendo così l'intera mattinata. Un esempio da seguire per gli amministratori di Altamura...

Nel comune di Terlizzi infatti sono stati gli stessi assessori a mobilitarsi, mobilitare e interessarsi direttamente, informarsi e informare su un tema VITAle com'è quello  de DIRITTO all'ACQUA (messo in discussione dalla L.135/2009). Tant'è che i ragazzi del meetup sono stati invitati da esponenti della classe politica terlizzese, senza doversi sforzare, per una volta, di sollevare questa problematica di proprio pugno.

Certo, non si tratta di elemosinare ospitalità dall'amministrazione nostrana. Tuttavia quest'ultima di recente non ha mostrato molto interesse per l'ACQUA PUBBLICA e sicuramente fa una magra figura di fronte all'amministrazione di Terlizzi. Nella città dei fiori, hanno approvato una delibera di giunta (e questa ce l'abbiamo anche noi!) con la differenza che lì hanno promosso una giornata a tema coivolgendo scuole, comunità, parrocchie, boy scout... e tutta la società civile (basta guardare la locandina). Ci hanno anche superato sulla modifica dello statuto, in discussione già nel loro prossimo consiglio comunale.

Dulcis in fundo, la posizione del comune di Terlizzi è stata anche pubblicata sul suo stesso sito. Ed è chiara... come l'acqua.

venerdì 11 dicembre 2009

Greenwashing (I lupi travestiti da agnelli)



Evidentemente non sono più sufficienti i nomi rassicuranti dei santi (sant'anna, san gemini, santa maria degli angeli, san pellegrino)... o i santi benedetti (valgono di più!)... Non bastano neanche tutti i santi, gli angeli, gli arcangeli e la trinità messi insieme nell'ultima trovata "PARADISiaca" del marketing.
La minore disponibiltà economica, unitamente ad una presa di coscienza della stupidità/assurdità di a
lcune abitudini come il consumo di acqua minerale, probabilmente sta allarmando le socità che imbottigliano la pioggia per poi riverderla a caro prezzo. Sapete quanto paga in Puglia chi imbottiglia acqua e riempie i cassonetti (e non solo) di plastica?
1 uro (UNO!) per ogni ettaro di suolo occupato... all'anno! e senza limiti di captazione!
Evidentemente, dicevamo, qualcuno comincia ad accorgersi di questa grave aberrazione del nostro mondo "moderno" (camion che viaggiano su e giù per l'Italia, bottiglie di plastica che per l'80% finiscono in discarica, una "qualità" molto discutibile e... di una scomodità tremenda!) così queste aziende corrono ai ripari. Negli ultimi 20 anni hanno cercato di convincere il popolo d'itaglia che l'acqua minerale è meglio perchè... fa dimagrire, ti fa diventare un bravo giocator
e, ti fa ringiovanire, ti fa divertare più bella, ti fa fare tanta pipì... e questo a colpi di spot pubblicitari = di milioni di euro spesi su tv, radio, giornali.



Ora si passa al piano B: convincerci che quelle scelte possono addir
ittura legarsi alla lotta contro il surriscaldamento globale!!! ta taaaaaan! Si chiama greenwashing ed è una cosa mooolto pericolosamente subdola!
La san Benedetto partner (sponsor) di una delle più grandi campagne "...
per promuovere un cambiamento e una rapida azione allo scopo di salvare il pianeta da pericolosi livelli di cambiamento climatico" si affianca a chi in questi giorni a Copenhagen studia le possibiltà che l'umanità ha di salvarsi e propone strategie e questo non è buono nè giusto. Chissà se i grandi riuniti al vertice di Copenhagen bevon acqua della fontana in caraffe di vetro e bicchieri non usa e getta. E speriamo prendano le distanze dai lupi travestiti da agnelli.

da unimondo.org
:

Che c'azzeccano gli ecologisti con la San Benedetto? Me lo son chiesto ieri vedendo la pubblicità a tutta pagina su 'la Repubblica' della multinazionale dell'acqua sulla quale campeggiava il titolo "San Benedetto sostiene TckTckTck, Time for Climate Justice".

Come i nostri lettori sanno, la coalizione TckTckTck.org - a cui partecipano 188 organizzazioni internazionali - promuove da mesi la 'Global Campaign for Climate Action' (GCCA). Una campagna di rilievo della quale Unimondo ha ripetutamente informato e che - tra l'altro - è stata ampiamente segnalata sul nostro sito oltre che su diversi siti del network OneWorld - di cui Unimondo è partner - tra cui OneClimate.net promosso da OneWorld UK. Stiamo parlando, dunque, di associazioni partner e non di secondo piano: si va da Amnesty International a Greenpeace, da Oxfam al WWF giusto per citare solo le più note.

Si tratta di un'importante coalizione internazionale del mondo umanitario ed ecologista: "TckTckTck.org è un progetto - spiega il sito - della Global Campaign for Climate Action (GCCA), una coraggiosa, nuova iniziativa che coinvolge un crescente numero di organizzazioni nazionali e globali a sostegno di un unico obiettivo: mobilitare la società civile e galvanizzare l'opinione pubblica per un promuovere un cambiamento e una rapida azione allo scopo di salvare il pianeta da pericolosi livelli di cambiamento climatico". Un obiettivo - a parte l'intento di mobilitazione - forse un po' generico che comunque la coalizione specifica nell'appello "The Deal we Need" che chiede che la Conferenza sul Clima di Copenhagen definisca un accordo "ambizioso, equo e vincolante".

A ben guardare la coalizione TckTckTck.org sembra essere il lato "movimentista" di un altra campagna, la "Time for Climate Justice" che - come spiega il promotore, l'ex Segretario generale dell'Onu, Kofi A. Annan - "cerca di influenzare i leader politici affinchè raggiungano alla Conferenza di Copenhagen un accordo robusto, equo e effettivo". Considerando il logo "Tck" ripetuto - verticalmente stavolta - tre volte (logo che in questa forma si ritrova anche in diverse foto nella pagina della campagna TckTckTck.org - e le principali ong che promuovono (le due?) iniziative sono - soprattutto le principali (Amnesty, Greenpeace, Oxfam, WWF...) - le medesime, l'affinità è evidente.

E' proprio il logo con la scritta verticale "Tck Tck Tck, Time for Climate Justice" quello che appare nella pubblicità della San Benedetto sui quotidiani di ieri (vedi foto). "L'Acqua Minerale San Benedetto Spa - spiega l'azienda nella presentazione della pubblicità - è società leader del settore delle acque minerali e ha aderito alla campagna 'Tck tck tck: Time for Climate Justice' perché profondamente persuasa della validità del suo messaggio chiave: sensibilizzare i "grandi" del mondo affinché traducano finalmente in azioni concrete ed efficaci l’ideale del rispetto per l’ecosistema".

"Per aiutare il pianeta, San Benedetto non si è mai fatta pregare" - ha spiegato il presidente della società Enrico Zoppas. "Siamo da sempre attenti al rispetto per l’ambiente – ha continuato Zoppas – con un’intensa e costante attività di ricerca e innovazione tecnologica che ci ha permesso di ridurre l’impiego di pet nella produzione delle bottiglie e di modificare il ciclo produttivo al fine di ridurre le emissioni di CO2". Un’attenzione testimoniata - secondo la multinazionale - proprio dalla linea di bottiglie "Eco-friendly", "prodotte con almeno il 30% di PET in meno rispetto agli anni 80". L'anno esatto di raffronto è il 1983 nel quale - spiega l'azienda nella sezione del suo sito dedicata a "Una storia di successo" - "è stata la prima azienda italiana nel settore a lanciare i contenitori in PET".

Quei contenitori, tanto per capirci, che proprio dagli anni Ottanta hanno incominciato a invadere l'ambiente e che producono - spiega la campagna "Imbrocchiamola!" promossa da Altreconomia e Legambiente - "montagne di bottiglie di plastica da smaltire e tante emissioni di CO2 per il trasporto su gomma che potrebbero essere risparmiate". Che la San Benedetto - multinazionale italiana del gruppo Finanziaria San Benedetto S.p.A. - trovi profittevole riciclarsi l'immagine aderendo ad una campagna come la Tck non mi stupisce: fa parte della sua mission fare affari con chi può.

Ma che attente associazioni umanitarie ed ecologiste come Amnesty, Greenpeace, Oxfam e WWF non abbian visto la pubblicità a piena pagina della San Benedetto e la sua autoproclamazione a paladina del "rispetto per l’ecosistema" o che vedendola rimangano impassibili a guardare - al momento non trovo loro prese di posizione in merito - mi stupisce non poco.

Per le acque minerali trovare un'organizzazione umanitaria di cui sostenere qualche progetto sembra essere diventato un nuovo business. Ha cominciato qualche anno fa la Ferrarelle sponsorizzando l'Unicef per un progetto per portare l'acqua in Eritrea in 30 scuole a beneficio di circa 9.000 bambini e bambine (ricordate questo spot?). Ha proseguito l'acqua Norda sostenendo Terres des Hommes nel progetto 'La casa del sole' per "proteggere centinaia di bambini in Mozambico". E adesso la San Benedetto a favore di Tcktcktck.

Non ci piace fare il watchdog delle associazioni. Qualche volta ci siano trovati a indicare talune iniziative con sponsor criticabili e criticati dalle stesse associazioni (come nel caso di "M'illumino di meno"). E ci ha fatto piacere essere sommersi di mail di protesta dei nostri lettori quando lo scorso anno è apparsa la pubblicità di una banca sul nostro sito: segno che la società civile - o almeno i nostri lettori - è attenta alla coerenza tra ciò che si dice e chi sponsorizza.

I recenti esempi delle acque minerali nelle campagna umanitarie e ambientaliste ci dicono però che è arrivato il momento anche per le organizzazioni non profit di dotarsi di un "codice etico" soprattutto sugli sponsor. Perchè se è vero che il principio della responsabilità sociale deve valere per le imprese e le banche - cosi come per gli Enti locali - crediamo che ancor più debba contare per le associazioni non profit (onlus, ong ecc.) che sono impegnate nel campo umanitario e nello "sviluppo sostenibile". Non sarà un impegno semplice e porterà sicuramente alla rinuncia di qualche sponsor importante; ma crediamo sia necessario se non si vuole offrire al pubblico - già bombardato da annunci pubblicitari tra i più disparati - un messaggio distonico e contraddittorio. Sappiamo che esistono già progetti di studio e elaborazione attenti a questi temi: crediamo sia urgente giungere a definire presto delle linee guida che possano essere adottate da tutte le associazioni della società civile soprattutto in riferimento alle sponsorizzazioni e ai finanziamenti.

Se la San Benedetto non vi disturba più di tanto, segnalo che tra gli sponsor della campagna "Time for Climate Justice" (vedi fondo pagina qui) vi è anche il colosso bancario HSBC che è la capofila delle banche che finanziano le industrie occidentali che producono "cluster bombs"... Che Amnesty, Greenpeace, Oxfam e WWF non se ne siano accorti al momento dell'adesione?

giovedì 10 dicembre 2009

CAMERA CON VISTA...RIFIUTI





Continua ad essere deludente il risultato della raccolta differenziata ad Altamura. I dati - disponibili qui - si riferiscono al mese di settembre e disegnano una città ancora poco interessata a differenziare e a ridurre la quantità dei rifiuti prodotti (che si attestano stabili sui 39 chili al mese a testa!).
Sarebbe importante cominciare a ridurre dove si può, dove è più semplice e maggiori sono i risultati a lungo termine: le scuole.
Basterebbe dire STOP ALLA PLASTICA nelle mense degli asili: niente bottigliette d'acqua, ma caraffe (sul punto è stata presentata un'interpellanza da Enzo Colonna-Aria Fresca); niente piatti di plastica che fanno tanto "accampati", sostituiti da ceramica o plastica lavabile; promozione ed utilizzo dei pannolini lavabili o quantomeno di quelli biodegradabili.
Aiuterebbe ELIMINARE I DISTRIBUTORI AUTOMATICI e favorire le buone pratiche, che in alcune scuole elementari sono diffuse, come quella di portare a scuola un frutto per la merenda oppure un bel pezzo di focaccia o una brioche del panificio all'angolo (kilometro 0 e gusto 1000). Mesi fa ilGrillaio e il G.A.S. hanno scritto una lettera aperta (clicca qui per il testo integrale) a tutte le istituzioni per interrompere questo ciclo vizioso di cattive pratiche alimentari ed ambientali, lettera firmata anche da molte altre associazioni e oggetto anche di un'interpellanza consiliare. Aspettiamo ancora una risposta concreta.
Se chi ha potere decisionale non vuole ascoltare il buon senso...saremo costretti a gridare più forte. Se non cambiamo stile di vita finiremo a vivere nell'immondizia: seduti sul nostro divano con vista cassonetto!
Cominciamo da noi, dal nostro stile di vita, altrimenti finiremo sereni e annegati...come l'uomo nella stanza di Ascanio Celestini.

mercoledì 9 dicembre 2009

L'INFORMAZIONE PRIVATA contro L'ACQUA PUBBLICA



La discussione sulla natura dell’ente gestore non è dottrinale ma sostanziale poiché la forma giuridica dell’impresa, lungi dall’essere neutra, ne definisce gli obiettivi. Nel caso di una società disciplinata dal diritto privato - come la S.p.a. - anche se a capitale pubblico, l’obiettivo è il profitto che sarà tanto più alto quanto più elevati saranno i ricavi e minori i costi.
In Italia, però, si gioca con le parole e i fautori della privatizzazione sostengono a gran voce che ciò che si privatizza non è l’acqua ma la sua gestione, e propagandano i benefici che la concorrenza apporterebbe agli utenti (o, meglio, ai clienti) come la diminuzione delle tariffe, l’aumento degli investimenti e il miglioramento dell’efficienza. [...]
In realtà, come sostiene Raffestin in Geografia del potere, “il potere si sforza di scegliere il sistema che corrisponde meglio al suo progetto, a costo di sconvolgere l’esistenza di quanti vi sono sottoposti” (p. 72); e nel caso specifico il sistema, costruendo le sue tesi sulla mistificazione, sta consegnando la gestione di un bene vitale (e, dunque, il controllo e l’accesso) ai privati, alla logica del profitto e della finanza, espropriando cittadini ed Enti locali di un diritto e di un bene comune.
Ma andiamo per ordine.
I servizi idrici possono essere gestiti in un mercato di concorrenza? La risposta è no, perché sono prodotti in condizioni di monopolio naturale, caratterizzato da costi fissi rilevanti per infrastrutture e impianti, economia di scala ed esclusività territoriale (cioè assenza di minacce competitive). In pratica, e come intuibile, il servizio idrico in un dato territorio può essere erogato solo da un’impresa. Dunque, l’unica “concorrenza” possibile è quella per il mercato: le grandi imprese, attraverso le gare di appalto, si contendono la concessione in esclusiva per un dato periodo con effetti ben diversi da quelli di un mercato di concorrenza. Infatti, la concorrenza per il mercato, come l’evidenza empirica dimostra, si sostanzia nella riduzione dei costi operativi che, lungi dal trasferire benefici agli utenti, si traduce in precarizzazione e diminuzione della sicurezza sul lavoro, peggioramento della qualità e della diffusione del servizio, deterioramento delle pratiche di tutela ambientale. A questo si aggiunge, sul piano politico, l’acquisizione privata di un monopolio e di un settore vitale e strategico per la produzione, il benessere individuale e sociale, che richiederebbe meccanismi istituzionali di controllo amministrativamente complessi ed economicamente onerosi. Del resto, anche in paesi con un’elevata capacità istituzionale, come il Regno Unito, “le privatizzazioni sono andate a discapito del pubblico interesse” (UNDP, 2006, p. 128).
Dall’assunto della concorrenza derivano tre leggende metropolitane come dimostra, insieme a tanti altri, il caso di Arezzo, la prima città in Italia a privatizzare.
La prima attiene alla diminuzione delle tariffe che, tuttavia, non si è mai realizzata a seguito di una privatizzazione. Infatti, essendo il servizio idrico un monopolio naturale, il prezzo non è determinato dalle regole della concorrenza ma imposto dal monopolista e, nel caso di un’impresa privata, la tariffa deve coprire non solo i costi di esercizio, ma anche gli investimenti e gli utili. Inoltre, la massimizzazione del profitto spinge l’impresa a estendere i servizi solo se c’è convenienza economica, vale a dire se i ricavi sono superiori ai costi. Tale meccanismo induce ad attuare politiche da un lato di incentivo dei consumi e/o di aumento dei prezzi, dall’altro di riduzione dei costi di gestione penalizzando gli utenti a reddito basso o le cui abitazioni siano localizzate in territori isolati o demograficamente “irrilevanti”. Gli effetti economici si trasferiscono nella sfera sociale determinando una diminuzione del potere di acquisto e, in caso di morosità, il distacco della fornitura di un bene vitale (anche in quei casi, come Acqualatina SpA, in cui tale atto è stato vietato dal tribunale; o in altri, come l’Acquedotto pugliese, in cui la SpA è ad azionariato pubblico).
La seconda leggenda concerne l’aumento generalizzato delle tariffe come politica di risparmio idrico. In realtà, essendo l’acqua un bene essenziale, la sua domanda per la soddisfazione dei bisogni primari è rigida e, dunque, poco sensibile alle variazioni dei prezzi, con la conseguenza che difficilmente un aumento del prezzo anche cospicuo ne contrae il consumo. Il risultato è, piuttosto, quello di ridurre il potere di acquisto degli utenti più poveri. Del resto, se il profitto è l’obiettivo di gestione, una contrazione della domanda non può che ripercuotersi sulle tariffe determinandone un aumento, come accaduto a Firenze dove la diminuzione dei consumi di circa 13,8 milioni mc (dovuta a una campagna per il risparmio idrico) ha ridotto le entrate di circa 30 milioni di euro e Publiacqua (SpA a capitale misto) ha incrementato le tariffe del 9,5% (www.acquabenecomune.org).
La terza leggenda metropolitana riguarda la necessità di privatizzare per aumentare la disponibilità finanziaria per gli investimenti. In realtà, la maggior parte degli investimenti sono “coperti” dalle tariffe e, comunque, nel caso di gestioni private risultano piuttosto contenuti e, a volte, finanche inferiori a quanto previsto nei contratti. Il Rapporto del COVIRI (2008) indica, a seguito dell’apertura ai privati, una riduzione degli investimenti previsti (di circa 2/3) e attuati (meno della metà, con riferimento a una media di tre anni) e l’istat, nel rapporto sullo stato degli acquedotti 2008, segnala un regresso nella capacità di distribuzione della rete idrica rispetto al 1999.
Poiché l’informazione è causa e strumento del potere (Corna Pellegrini, Dell’Agnese, 1995, p. 125) l’apertura ai privati si accompagna a una campagna mediatica volta a screditare il servizio pubblico. Pare un dèjà vu. Queste parole, che scrivevo a proposito della privatizzazione dell’acqua in Bolivia, oggi sembrano adattarsi bene all’Italia. Un aspetto curioso deriva dal fatto che, fra chi grida all’inefficienza statale, agli sprechi e ai cattivi servizi, ai carrozzoni pubblici che distribuiscono poltrone, ci sono anche i politici che su quelle poltrone siedono. Del resto spesso il clientelismo e la corruzione sono connessi alla privatizzazione, come dimostrano i casi della COGESE a Grenoble e di Acqualatina (e altri che coinvolgono Veolia e Suez). In effetti, tali “costumi”, lungi dall’essere prerogativa del pubblico, sono piuttosto il frutto di una “cultura” e di una mentalità in cui l’interesse particolare (del burocrate come del manager) prevale sull’interesse comune.
Difatti, un altro aspetto che solleva il D.L. 135 è la questione della democrazia, vale a dire la capacità del popolo di governare la res publica, la casa comune per il bene comune. In tal senso il primo punto da rilevare è che la privatizzazione dell’acqua sia stata sancita con un D.L. sul quale è stata posta la fiducia, sottraendo la decisione al dibattito parlamentare. Inoltre, l’art. 15 si pone agli antipodi della legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dei servizi idrici – sottoscritta da oltre 406.000 cittadini (a fronte di 50.000 firme necessarie) – ferma alla Commissione ambiente della Camera da più di 2 anni. L’art. 15 del decreto Ronchi non tiene in considerazione neppure le centinaia e centinaia di amministrazioni (di coalizioni diverse) che con delibera hanno sostenuto la legge di iniziativa popolare e che hanno creato il Coordinamento degli Enti Locali per la ripubblicizzazione dei servizi idrici. Del resto è stato ignorato anche il CNEL che in un documento del 5/6/08 dichiarava che “i soggetti gestori è opportuno che vengano configurati come enti pubblici”.[...]
La cosa certa è che dopo che il governo ha posto la fiducia sul D.L., il valore delle azioni delle società del settore idrico è salito sensibilmente. Forse è giunto il momento di interpretare quello che accade alla luce delle relazioni fra potere finanziario e potere politico e di analizzare le strutture di potere che, come sostiene Petrella (2008), “scappano” al controllo democratico fino a imporsi a esso.
Margherita Ciervo
(referente Comitato Pugliese Acqua Bene Comune)
per Luogoespazio.info