venerdì 30 settembre 2011

NON CON I MIEI SOLDI!


dal sito di Banca Etica

NON CON I MIEI SOLDI!

Proposta di Banca Popolare Etica per un uso responsabile del denaro e per non essere complici inconsapevoli della crsi finanziaria che ci sta impoverendo tutti!

LA CRISI GLOBALE

Dopo la crisi finanziaria del 2007-2008 gli Stati sono intervenuti per salvare le banche trasferendo l'eccesso di debiti dai grandi soggetti finanziari al pubblico.
Ora come cittadini siamo chiamati a “stringere la cinghia” e accettare misure di austerità e tagli alla spesa sociale, al welfare, ai diritti mentre stiamo ancora aspettando regole condivise per limitare lo strapotere della finanza. La speculazione è ripartita a pieno ritmo e le lobby finanziarie lavorano per diluire o bloccare qualsiasi tentativo di riforma o regolamentazione.
La politica sembra totalmente succube dei mercati finanziari. In Italia la finanza detta i tempi della manovra di bilancio e ne fissa i contenuti. La validità della manovra non si misura in termini di diminuzione della disoccupazione o di maggiore benessere per i cittadini, ma guardando con il fiato sospeso l'andamento degli indici di borsa e il giudizio dei mercati.

Quale sistema finanziario ci costringe a tali sacrifici? Oggi si scommette sui prezzi del cibo e delle materie prime mentre oltre un miliardo di persone nel mondo soffre la fame. La finanza si muove sfruttando i paradisi fiscali per aggirare ogni regola e normativa. Sempre più transazioni avvengono al di fuori delle borse valori fuori da qualunque regolamentazione e trasparenza. Le grandi banche realizzano operazioni eludendo i controlli internazionali, la maggior parte dei derivati sono scambiati al di fuori delle borse ufficiali, questi mercati paralleli sono talmente poco trasparenti che si fa fatica anche a stimare la quantità o il valore dei titoli circolanti.
E' una finanza totalmente scollegata dalla realtà.
[...]
LA SFIDA DELLA FINANZA ETICA
In una economia di mercato delle alternative esistono: nel sistema bancario e finanziario c'è chi ogni giorno si impegna nella finanza etica.
Tredici “banche etiche” di diversi Paesi si sono riunite nel network “Global Alliance for Banking on Values”. Insieme gestiscono assets che superano i 10 miliardi di dollari; nell’insieme questi 13 istituti di credito dediti alla sostenibilità servono oltre 7 milioni di clienti in più di 20 Paesi.
Una ricerca dell’associazione dei forum europei per la finanza sostenibile, Eurosif, ha evidenziato un +87% negli ultimi due anni per i patrimoni investiti nel Vecchio Continente secondo criteri di responsabilità sociale e ambientale.
In Italia Banca Etica è la testimonianza che è possibile una finanza che dia credito a modelli di sviluppo umano ed imprenditoriale sostenibili. Negli primi 6 mesi del 2011, nel mezzo della bufera sui mercati finanziari, i finanziamenti erogati da Banca Etica a favore di iniziative di economia reale e solidale sono cresciuti del 9% e la raccolta diretta di risparmio è salita del 5%. Siamo in decisa controtendenza rispetto al sistema bancario. I dati ABI a giugno evidenziano un +0,9% sulla raccolta ed un +5% sugli impieghi.

La finanza etica compie scelte concrete che escludono alcuni comportamenti e ne promuovono altri:
* rifiutandosi di operare tramite i paradisi fiscali, la finanza ombra, le operazioni fuori mercato, ma facendo della trasparenza e della tracciabilità il proprio valore fondamentale;
* non nascondendosi dietro la scusa del “segreto bancario” ma pubblicando sul proprio sito internet l'elenco completo dei finanziamenti alle persone giuridiche;
* escludendo strumenti finanziari sempre più incomprensibili, dai derivati in poi, e proponendo pochi semplici strumenti di risparmio e investimento e cercando di spiegarli ai clienti nel modo più chiaro possibile;
* non cercando il profitto fine a sé stesso ma affermando che “l'interesse più alto è quello di tutti” e valutando le ricadute non economiche di ogni azione economica;
* escludendo le attività lobby non-democratiche che influenzano nell'ombra i decisori politici, ma operando alla luce del giorno per costruire e partecipare al fianco della società civile organizzata;
* rifiutando finanziamenti a hedge fund, fondi di private equity e altri attori speculativi, ma rimanendo ancorati nell'economia reale e realizzando una valutazione socio-ambientale di ogni prestito prima;
* non dando “soldi unicamente a chi ha già soldi”, ma cercando di porre attenzione ai “non-bancabili” e alle associazioni e cooperative che solitamente non hanno accesso al credito;
* escludendo i finanziamenti ai combustibili fossili, all'energia nucleare e alle attività inquinanti e scegliendo di lavorare con chi promuove l'efficienza energetica e le energie rinnovabili;
* rifiutando di accettare acriticamente il denaro, essendo l'unico istituto di credito in Italia che ha rifiutato i capitali rientrati dall'estero grazie ai vari scudi fiscali;
* non partecipando al finanziamento di grandi opere inutili e devastanti, ma cercando di fare crescere la microfinanza e puntando su progetti e idee innovative per una sostenibilità di lungo periodo;
* rifiutando di speculare su cibo e materie prime e finanziando i piccoli produttori e i contadini, in particolare nel settore dell'agricoltura biologica.
* favorendo l'investimento azionario responsabile attraverso Etica SGR e invitando i piccoli risparmiatori ad esercitare il loro ruolo di “con-proprietari” di aziende attraverso l'azionariato attivo nelle assemblee degli azionisti

[...] COSA POSSIAMO FARE? [...]
Così come è successo con il commercio equo che ha spinto milioni di donne e uomini a interrogarsi su come vengono prodotti i beni di consumo che acquistano e a pretendere dalle industrie una maggiore responsabilità sociale di impresa, anche il cambianto nella finanza dovrà necessariamente partire anche da una spinta dal basso, dalal collettività dei risparmiatori, anche piccoli.
Quando affidiamo i nostri risparmi a un intermediario finanziario dobbiamo iniziare a chiederci se siamo disposti a fidarci di qualcuno che intenda usarlo per un traffico di mine antiuomo, per quanto remunerativo, o a chi volesse giocarselo al casinò della speculazione.

Siamo tutti contenti di avere qualche decina di euro in più sul conto corrente a fine anno, ma se questo avviene grazie a una speculazione che porta all'aumento dei prezzi della benzina, del pane, dei prodotti alimentari di base? Se questa speculazione è il principale motore della crisi che stiamo vivendo? E' necessario iniziare a considerare la finanza come un bene comune, dove l'interesse del singolo deve fermarsi di fronte a quello della società nel suo insieme.
Un discorso analogo riguarda, oltre i conti correnti bancari, l'insieme degli strumenti finanziari sottoscritti da milioni di italiani. Fondi di investimento, fondi pensione, assicurazioni e via discorrendo. [...]
Quando sottoscriviamo in banca un fondo pensione o di investimento o anche un semplice conto corrente abbiamo il diritto e – secondo Banca Etica anche il dovere – di chiedere al gestore:
* come sono impiegati i miei risparmi?
* che cosa fa la mia banca con i miei soldi?
* quanto partecipa al grande circo della speculazione?
* ha delle filiali in qualche paradiso fiscale?
* che parte dei suoi profitti proviene dalla tradizionale attività creditizia che sostiene l’economia reale e la creazione di posti di lavoro, e quanta invece dal giocare con prodotti derivati e strutturati e dal sistema bancario ombra?

Se saremo sempre di più a porre queste domande alle banche e agli intermediari, le risposte dovranno arrivare, e l’opacità del sistema finanziario dovrà lasciare spazio a una maggiore trasparenza.

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martedì 27 settembre 2011

ABC: l'acqua bene comune torna ad incontrarsi ad Altamura



ASSEMBLEA COMITATO ACQUA BENE COMUNE ALTAMURA

OGGI 27 SETTEMBRE ORE 20.30
PoliSEDE via Metastasio, 64 (alle spalle di s. giovanni Bosco)

Ciao a tutti,
certo nessuno di noi si aspettava che dopo il referendum tutti gli acquedotti italiani sarebbero diventati pubblici;
non pensavamo che avrebbero decurtato le tariffe del 7% (che attualmente serve a remunerare il capitale - secondo quesito) il giorno dopo il referendum;
Di sicuro, però, non ci si aspettava:
che nessun degli ex-ATO prendesse in considerazione la questione 7%;
... che su questo argomento anche chi ha sostenuto il referendum facesse dietro-front;
che cittadini e associazioni di consumatori iniziassero a diffidare gli ex-ATO per vedersi applicare il taglio del 7%;
che nella manovra finanziaria non si tenesse conto dell'esito referendario rispetto ai servizi pubblici locali;
che un ministro della repubblica (Sacconi) sostenesse pubblicamente che "Il risultato referendario è "DA RIVEDERE"!!
che il DDL pugliese per "ripubblicizzare" l'Acquedotto Pugliese si fermasse all'approvazione il giorno dopo il referendum; legge che ad oggi non chiarisce se l'AQP resterà quello che è stato finora (una Società per Azioni) dato che mancano ancora i regolamenti attuativi;
che l'AQP SpA sponsorizzasse (assieme a VEOLIA, HERA, IREN...) il Festival dell'ACQUA voluto da Federutility per diffondere una cultura dell'acqua come FONTE DI PROFITTI;
Come dire: ci siamo lasciati festeggiando lo straordinario risultato referendario ed ora è il caso di rivederci per fare un po' il punto della situazione alla luce dell'ultima Assemblea Regionale (17set11) ed in vista del Coordinamento Nazionale del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua del prossimo 1-2 ottobre a Bari.

Ci incontriamo martedi 27 settembre 2011 ore 20.30 in via pietro Metastasio, 64 (alle spalle di s. giovanni Bosco). Questi i punti all'ordine del giorno:

- breve report ultima Assemblea regionale;
- Festival dell'Acqua (aggiornamenti e iniziative);
- Legge pugliese, aggiornamenti;
- iniziative Scuole e Comune di Altamura, proposte;
- Coordinamento Nazionale Forum - Bari 1-2 ottobre 2011, proposte di partecipazione e nostro intervento.


Michele Loporcaro Loretta Moramarco referenti Comitato Acqua Bene Comune Altamura

domenica 25 settembre 2011

VEDI NAPOLI E POI MUORI (d'invidia) FORSE



Di Napoli si parla (nei TG e sui giornali) spesso male: spazzatura, criminalità, degrado sociale...
Sul tema acqua, però, il Comune di Napoli grazie ad una delibera di giunta dello scorso 23 settembre, ha deciso di dare seguito al risultato referendario avviando il percorso per la trasformazione della Società per Azioni ARIN (Azienda Risorse Idriche Napoli) in Azienda di DIRITTO PUBBLICO. Di questi tempi è una gran bella notizia. Un risultato straordinario anche (e soprattutto) per il Comitato Napoletano.
Voi direte: "Embè? Ma noi pugliesi stiamo ancora meglio! La Regione Puglia una cosa simile l'ha fatta già proprio il giorno dopo il referendum, o no?"
Ovviamente non è così: oggi, infatti, nonstante i titoli dei giornali e dei TG l'Acquedotto pugliese è ancora una Società per Azioni e sulla legge che lo avrebbe "ripubblicizzato" i Comitati per l'Acqua Bene Comune hanno espresso molte perplessità.
In bocca al lupo ai napoletani e... occhi sempre aperti.



Comunicato

Oggi 23 settembre c.a. la giunta del Comune di Napoli ha deliberato per la trasformazione dell'Arin da SpA in Azienda di diritto pubblico, denominata :" ABC Napoli ( ABC sta per Acqua bene Comune)". Delibera a firma dell'Assessore ai Beni Comuni Alberto Lucarelli e dell'Assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo.

Un passo in avanti, più in avanti certamente di altri Comuni d'Italia, che ancora non danno seguito a quanto 27 milioni di elettori hanno espresso, attraverso i referendum, nel giugno scorso, con il loro " No alle Società di capitali, perchè non fanno dell' acqua un bene comune bensì una merce.

Ora il passo successivo è l'approvazione in Consiglio Comunale, attraverso una delibera che ratifichi questa decisione.

SE TUTTO CIO' ACCADRA', E CI AUGURIAMO AVVENGA QUANTO PRIMA, NAPOLI SARA', COME AUSPICAVAMO DA TEMPO, LA CAPITALE DELL'ACQUA PUBBLICA. traguardo per il quale sin dal 2004 i comitati napoletani per la gestione pubblica si sono battuti.

Napoli, 23 settembre 2011

Comitato Acqua Pubblica Napoli

Che cos'è la PLASTICA?




La plastica è il derivato della distillazione del petrolio. Almeno è questo che mi hanno insegnato all'università. Ma dopo un paio di anni di auto-informazione e di attivismo sono riuscito a decodificare quanto non mi tornava in quel "derivato della distillazione del petrolio".

Perché estraiamo il petrolio? A cosa ci serve? Se ci serve per produrre la benzina e tutti i carburanti che servono per fare muovere i nostri mezzi di locomozione (come pare essere) allora la plastica non è un derivato, ma è un rifiuto della distillazione del petrolio.

Se ragionassimo così le cose apparirebbero diverse.

Infatti se il petrolio viene distillato per i carburanti da 100 di petrolio solo il 20 % è carburante il restante 80 % è quel famoso "derivato" di cui sopra. Ma con proporzioni così a me sembra che in effetti il derivato è il carburante e non certo tutto l'80 % di cui non si sa cosa farne!!!

E così che i cari petrolieri si sono ingegnati a dovere ed hanno creato tanti derivati che, se da loro buttati sarebbero rifiuto speciale con costi di smaltimento altissimi ... E invece per cercare di non avere questi costi ci vendono il rifiuto e poi sarà compito nostro smaltirlo... Bello no???

Dietro la plastica c'è tutto questo. Dietro la Plastica c'è il maledetto “usa e getta”... Infatti, essendo un rifiuto della distillazione del petrolio, non viene prodotto in base alle reali esigenze... Ma viene prodotto a prescindere. E quindi deve essere consumato a prescindere. Ecco l'usa e getta. Loro ci vendono i bicchieri di plastica ad un prezzo non reale. Il prezzo è troppo basso. Non comprende ad esempio i costi dell'inquinamento che c'è già stato per produrlo. Ma se il prezzo fosse più alto, noi non acquisteremmo bicchieri e piatti “usa e getta” e quindi quel derivato\rifiuto rimarrebbe sul groppone a loro. Ecco perché l'usa e getta. Bisogna consumare e gettare consumare e gettare se no il sistema si ingolfa!!

Bisogna ridurre il consumo di plastica non solo per una questione ambientale, ma anche e soprattutto come gesto di ribellione a questo sistema folle!!!

La distillazione del petrolio funziona più o meno così:

Intanto si estrae il petrolio da una parte del mondo e tramite navi si porta nelle centrali petrolifere (in Italia ce ne sono ovunque perché abbiamo rinunciato al nucleare - per fortuna - ma siamo stati costretti a sviluppare un piano energetico basato completamente sul petrolio - il male minore - ma sempre male è!). Queste centrali hanno bisogno di tantissima energia per riscaldare il petrolio e quindi per distillarlo. Il petrolio è costituito da un'infinità di molecole di varie dimensioni dalle più grandi alle più piccole. E quindi ciascuna famiglia di molecole avrà un peso più o meno proporzionale alle loro dimensioni. Riscaldando non si fa altro che creare un gradiente di temperatura e, le molecole più leggere andranno più in alto e le molecole più pesanti via via più in basso fino alla parte pesante (il catrame) che è il residuo vero e proprio della distillazione, spesso intriso di tantissime sostanze inquinanti come i metalli pesanti idrocarburi policiclici aromatici, che portano alla formazione di diossine. La famiglia di molecole che serve per i carburanti viene stabilita in base alle carattestiche fisiche (temperatura di ebollizione, numero di ottani etc...) e quindi non è sempre la stessa. La benzina che noi mettiamo nelle nostre macchina non è sempre la stessa!!! ma è sempre diversa. L'importante è che abbia quelle caratteristiche fisiche.

Il resto, cioè tutto quello che è più leggero e tutto quello che è più pesante del carburante viene scartato. E da questo scarto ecco nascere le plastiche (polivinilcloruro il PVC, polistirolo, Polietilene il PE o PET, etc...) gli oli del motore, i fitofarmaci, i concimi, il nilon, gli imballaggi spesso più pesanti della cosa che dovrebbero proteggere, le magliette che indossiamo e via a continuare all'infinito. Il catrame poi viene usato nelle centrali termoelettriche per generare l’energia per continuare questo sistema innaturale.

Il petrolio e la plastica sono ovunque. E così facendo stanno distruggendo i territori, le economie locali, la Terra.

Questo sistema esiste solo da un secolo. Non è mai esistito nella storia dell'uomo, che per fortuna è molto ma molto più lunga di un secolo. E' un passaggio che lascerà il segno non c'è dubbio.

Noi abbiamo un ruolo molto importante dobbiamo informare la gente su queste cose. E dobbiamo cercare di parlare la loro stessa lingua. Dobbiamo cercare di scrollarci questo finto benessere e dobbiamo cercare di immaginare un mondo nuovo. Siamo nel nuovo millennio oppure no?

Scusate la prolissità della mail. E i colleghi chimici non me ne vogliano per le banali semplificazioni. Spero di essere stato chiaro.

Danilo Pulvirenti

giovedì 22 settembre 2011

Robin Hood Tax: mettici la faccia!



I telegiornali e i giornali ci stanno angosciando giorno dopo giorno con notizie sempre più disastrose sullo stato della "nostra" (di chi?) finanza e sembra oramai impossibile evitare di tassare qualunque cosa e di passare dallo stringere la cinghia a girare direttamente senza pantaloni.
Peccato che a pagare non siano proprio tutti, per esempio al governo italiano non sembra piacere molto la tassa sulle transazioni finanziarie che colpirebbe soprattutto gli speculatori, quelli che si divertono a far oscillare gli indici di borsa come fossero altalene impazzite, da cui noi tutti - però - rischiamo di cadere...

Da Zoes, il blog della Fondazione culturale responsabilità etica


Da oltre un anno la campagna Zerozerocinque per introdurre una "buona tassa", la tassa sulle transazioni finanziarie, stacercando di sensibilizzare governo, parlamentari e opinione pubblica. La campagna italiana fa parte di un coordinamento internazionale di campagne analoghe, che in altri paesi hanno il nome di "Robin Hood" tax. Oltre ad essere una misura contro la speculazione finanziaria, questo strumento rappresenta un soluzione nella direzione giusta per uscire dalla crisi globale e trovare risorse dove i tagli hanno fatto più danni: cooperazione, welfare, ambiente.

Passi avanti ne sono stati fatti, soprattutto in Europa, dove sia il Parlamento europeo si alcuni paesi come Francia e Germania si sono espressi favorevolmente. L'Italia ancora non ha deciso. C'è una legge bi-partisan che giace in parlamento, vari appelli al Ministro Tremonti e al Presidente Napolitano. E intanto il governo italiano ha aumentato l'IVA, andando nella direzione opposta (una tassa regressiva).

Per intensificare la pressione, occorre il tuo aiuto. Ecco il messaggio lanciato in questi giorni, da far circolare più possibile:

La fama della Robin Hood Tax, sta crescendo. Un’idea geniale che può diventare realtà, già da adesso.

Mettiti in gioco: abbiamo bisogno di protagonisti di questa storia che può davvero dare un’importante svolta al nostro futuro.
Diffondi questo video, è il tuo video… Ecco come funziona:

Vai al video, carica la tua foto o quella della persona a cui vuoi parlare della Robin Hood Tax, ed il volto scelto apparirà magicamente nel video che spiega come una piccolissima tassa possa frenare la speculazione e generare risorse per lo sviluppo sociale, la tutela dell’ambiente, la lotta alla povertà in Italia e nel mondo.

Cosa aspetti?! È ora di dirlo a tutti… perché tutti possano determinare il successo di questa storia.

[Già che ci sei, se non lo hai già fatto, firma l'appello/manifesto della campagna Zerozerocinque]

mercoledì 21 settembre 2011

Appello: Contro il muro dell’acqua



Le Carovane dell’Acqua sono un’esperienza itinerante promossa dal Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’acqua - Onlus. Con questa iniziativa (giunta alla 5^edizione) ci si propone di raggiungere regioni/paesi fortemente colpite nella violazione del diritto all’acqua o nella distruzione del bene acqua e dove sono in atto azioni e progetti politicamente strategici rispetto all’uso dell’acqua. L'ultima carovana ha girato nei territori palestinesi occupati....

(fonte: www.contrattoacqua.it)
I partecipanti alla Carovana per il Diritto all’Acqua, che dal 10 al 17 Settembre ha percorso i Territori Palestinesi Occupati da Israele, per conoscere i problemi di accesso all’acqua e le violazioni di tale diritto umano, insieme ai Comitati Popolari palestinesi di Resistenza Nonviolenta lanciano il seguente appello al Governo italiano e ai Governi europei, alla luce di quanto visto e delle testimonianze raccolte. In questi 7 giorni in cui la Carovana ha percorso i Territori Occupati Palestinesi, dalla Valle del Giordano a Tulkarem, da Jenin a Hebron, e negli incontri con le comunità palestinesi si è appurato:

che la gestione dell’acqua è tutt’ora sottoposta agli Ordini Militari del 1967, che negano il diritto all’acqua del popolo palestinese limitando e di fatto impedendo:
la costruzione di nuovi pozzi o la riabilitazione di quelli esistenti,
la costruzione di reti idriche e di impianti di trattamento delle acque reflue;
la gestione complessiva delle risorse idriche da parte dell’Autorità Palestinese dell’Acqua.

La costruzione del Muro, illegale nel suo percorso, come da sentenza del Tribunale Internazionale dell’Aja, ha sradicato migliaia di alberi, confiscato e praticamente annesso terre fertili, pozzi e falde acquifere.
Con continue ordinanze militari Israele sottrae le terre più fertili e ricche d’acqua alle popolazioni palestinesi, compresa quella beduina, cercando di far abbandonare la terra ai palestinesi, come i partecipanti alla carovana hanno visto nella Valle del Giordano e a Sud di Hebron.
Allo stesso tempo viene impedito all’Autorità Palestinese lo sviluppo di politiche ambientali a salvaguardia delle risorse idriche e per la riduzione dell’inquinamento dalle acque reflue e dagli scarichi industriali provenienti anche dalle colonie israeliane, che scorrono nei torrenti e nei fiumi inquinando il territorio a rischio di provocare malattie sia agli esseri umani che agli animali.
Le limitazioni che la popolazione locale subisce quotidianamente negli spostamenti in territorio palestinese, aggrava ulteriormente questa situazione.

Tutto ciò è in violazione non solo del diritto umano all’acqua riconosciuto dall’ONU, ma anche degli accordi di Oslo e del diritto internazionale.

Alla vigilia della presentazione all’Assemblea delle Nazioni Unite da parte dell’Autorità Palestinese di una proposta di riconoscimento dello Stato Palestinese come 194° paese membro della comunità internazionale,
i partecipanti alla Carovana per il Diritto all’Acqua, i Comitati Popolari palestinesi, e tutti i comitati italiani ed europei, persone e istituzioni che difendono il diritto all’acqua che vorranno sottoscrivere il presente appello,

si rivolgono ai Presidenti e premier dei Paesi membri dell’UE ed in particolare al presidente italiano, ai rappresentanti dei parlamenti dell’Europa, chiedendo di:

sostenere la proposta di risoluzione per il riconoscimento dello Stato Palestinese presso l’Assemblea delle Nazioni Unite e presso il Consiglio di Sicurezza, auspicando che i membri con diritto di veto di tale organismo non lo esercitino;

esercitare una pressione sul Governo Israeliano e sulla comunità internazionale affinché venga garantito il diritto all’acqua al popolo palestinese, cessino immediatamente le violazioni al diritto internazionale e l’occupazione militare.

Betlemme, 17 settembre 2011

(clicca qui per saperne di più)

martedì 20 settembre 2011

TUTT'A POST? Sì QUASI TUTTO alla POSTA




Chi di noi non ha mai pensato ad un libretto Postale o ai Buoni Fruttiferi Postali per “investire” quanto messo da parte facendo la baby-sitter o andando “alll'acinino” o semplicemente quanto incassato con la strenna dei nonni a Capodanno.
Insomma gli uffici postali (oggi Poste Italiane Spa) sono ovunque, sono aperti il sabato e prima o poi tutti ci passiamo per pagare le bollette della nonna. Ecco perchè attraverso gli sportelli postali, la Cassa Depositi e Prestiti oggi raccoglie olre il 90% degli olre 200 MILIARDI di euro capitale liquido attraverso i piccoli risparmiatori che decidono di andare “alla posta”.
Quello che molti non sanno è che la CASSA DEPOSITI e PRESTITI che nata per finanziare gli Enti Locali è diventata una SpA e come tale oggi si comporta come un Fondo Investimenti con una liquidità che farebbe invidia a zio Paperone.
Sono ancora meno quelli che sanno che alla presidenza di questa società privata (partecipata al 70% dal ministero dell'Economia e delle Finanze ed al 30% da 66 fondazioni bancarie) c'è Bassanini.
Di recente la rivista Altreconomia nel numero di luglio-agosto 2011 (www.altreconomia.it) ha pubblicato un interessantissimo dossier su quello che Luca Martinelli ha ribattezzato il Fondo Sovrano.
Leggete per capire di più circa quello che accade ai soldini di chi ci circonda, in famiglia, sul lavoro, in parrocchia...
clicca qui per leggere l'articolo intero

giovedì 15 settembre 2011

CERCASI ATO REFERENDUM ADEGUANTESI


Raccogli più di 400.000 firme per la legge di iniziativa popolare per la GESTIONE PUBBLICA DELL'ACQUA (era il 2007) ti ignorano. Raccogli oltre 300.000 firme durante il primo V-DAY per una proposta di legge di iniziativa popolare: neanche la discutono. Si raccolgono oltre 1.400.000 firme per indire un REFERENDUM sull'ACQUA, a votare ci vanno oltre 27.000.000 di italiani che dicono chiaro e tondo:
  1. la gestione degli acquedotti DEVE essere PUBBLICA;
  2. l'Acqua NON DEVE essere oggetto di profitti sia pubblici sia privati (perchè il meccanismo che porta ad arricchirsi sulla sete della gente è deprecabile in ogni caso);
eppure tutto resta così com'era. Fatta eccezione per certi personaggi che fino al 13 giugno erano PRO-Referendum (forse non immaginando quel risultato straordinario) ed oggi fingono di non capire. (vedi qui)

Tutto questo avviene a TrIsTALIA (vedi S.Benni) o Malincònia (per dirla con Caparezza). A piu di 2 mesi dalla ufficializzazione del risultato referendario, le cosiddette ATO (per noi pugliese il nuovissimo Ente Idrico Pugliese) ancora non si decidono a ridurre le tariffe di quel 7% che oggi va nella saccoccia di gestisce. Diverse le lettere di diffida che associazioni dei consumatori e movimenti per l'Acqua Bene Comune stanno inviando a chi non vuole sentire la voce chiarissima del popolo.


Invito alla mobilitazione per

APPLICAZIONE IMMEDIATA REFERENDUM

Il secondo quesito dei referendum dello scorso 12 e 13 giugno ha stabilito l'eliminazione dalla tariffa della remunerazione del capitale investito (attraverso l'abrogazione parziale del comma 1 dell'articolo 154 del decreto legislativo n.152/2006).

Il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”-Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua ha inviato all'Autorità d'Ambito, all'Autorità Idrica Pugliese e per conoscenza ai Sindaci una nota per chiedere l'applicazione immediata dell'esito referendario (pubblicato nella G.U. n. 167 del 20/07/2011) e cioè l'eliminazione dalla tariffa della remunerazione del capitale investito.

In un Paese democratico, le autorità competenti, così come stabilito dalla legge, devono dare – senza indugio - piena, corretta e tempestiva esecuzione alla volontà popolare, soprattutto quando questa si esprime attraverso strumenti costituzionali come il referendum.

Poiché a circa due mesi dalla pubblicazione dei risultati referendari sulla Gazzetta Ufficiale questi sono rimasti inattuati,

Il comitato pugliese “Acqua Bene Comune”

invita

tutti i cittadini (in particolare quelli titolari di un contratto di utenza),
le associazioni e le organizzazioni a mobilitarsi direttamente inviando una richiesta di applicazione immediata dell'esito referendario
(allo scopo si può utilizzare, adattandolo, anche il testo in allegato inviato dal Comitato)


Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune”
Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

Il cambiamento dipende da ognuno di noi. Mobilitiamoci e mobilitiamo.



Ecco i documenti:

richiestaATO-AIP-Puglia.doc
richiesta-Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua.doc

sabato 10 settembre 2011

Federutility fa la festa all'ACQUA



Questa settimata a Genova è in corso il Festival dell'Acqua organizzato da Federutility, una sorta di "confindustria di sinistra" che riunisce tutte quelle ex-municipalizzate oggi trasformate in società per azioni. Queste vere e proprie aziende hanno come mission quella di fare quattrini (tanti quattrini) speculando sul nostro quotidiano, cioè i servizi pubblici locali: acqua, luce, gas, trasporti pubblici. Come dire: il pubblico ha costruito le reti, le strade, gli acquedotti, le condotte... qualche privato (tomo tomo cacchio cacchio) ora gestisce e fa soldi a palate.
Questa manifestazione per la quale Federutility ha messo sul banco 450.000 euri è la loro risposta al Referendum di giugno. E', cioè, la risposta di coloro che temono di perdere la fonte (è proprio il caso di dirlo) dei loro profitti. Con il secondo quesito infatti gli italiani hanno abrogato quella norma che prevedeva la remunerazione del capitale (quello che si promette di investire) pari al 7%.

Ovviamente tanti i volti noti per assicurare il massimo ritorno mediatico (col solito TG1 Economia che offre servizio di diversi minuti): 120 relatori, 30 convegni, 70 gestori per "riflettere" anche sul referendum dai più considerato un incidente di percorso. "Il referendum c'è stato: ha tolto l'obbligo, non il diritto di vendere. (...) Acqua pubblica significa 'infrastruttura pubblica' e l'investimento il pubblico non lo può fare" (leggi l'articolo di Luca Martinelli).

Una indicazione utilissima per capire chi c'è dietro questo tipo di iniziative viene dagli sponsor (guarda nella sezione a destra nell'home page) : HERA, IREN, VEOLIA (la più grande multinazionale dell'acqua al mondo). Tra gli sponsor c'è anche il nostro piccolo grande Acquedotto Pugliese Spa,
il "gioiellino" "ripubblicizzato" in pompa magna dal governo pugliese il giorno dopo il referendum dello scorso giugno (ad oggi ancora Società per Azioni);
quell'acquedotto costruito con fondi pubblici agli inizi del 1900 e trasformato (nel 1999) in Società per Azioni;
quello che oggi tramite il governo regionale pugliese (maggior azionista) affida la sua gestione a Ivo Monteforte (supermanager della stessa Federutility da 225 mila euri all'anno).

Il Festival dell'acqua dunque si rivela una vera e propria festa ALL'ACQUA. Quell'Acqua Bene Comune che ha portato quasi 27 MILIONI di italiani a votare. Quell'acqua che è sempre meno fonte di vita e sempre più fonte di profitti.
Terminato il Festival, da Genova partirà la staffetta dell'acqua; testimonial il barlettano Pietro Mennea (che
devolverà interamente il compenso della sua partecipazione alla prima tappa della Staffetta, alla Fondazione Pietro Mennea Onlus) e la trasmissione radiofonica Caterpillar (sponsorizzata - tra gli altri - da Eni).
I comitati per l'Acqua Bene Comune organizzeranno manifestazioni per fare un po' di chiarezza.

giovedì 8 settembre 2011

Lavitola, il guercio (Roberto), i finti ripubblicizzatori ed il raggiro del risultato referendario

La cricca dei privatizzatori (o finti ripubblicizzatori) stava già studiando come fregarci i risultati del referendum e mangiarci sopra. Nella giornata di ieri ilFattoQuotidiano in un articolo di Riccardo Gardel dava notizia di alcune intercettazioni telefoniche in cui Valer Lavitola ex-direttore de L'Avanti (organo del PSI) parla con il prof. Roberto Guercio docente di infrastrutture idrauliche presso a Roma e nominato commissario straordinario per le emergenze idrogeologiche in moltissime regioni d’Italia e a questo link trovate l'ordinanza le intercettazioni di cui si parla sono a pag. 6 e pag 100.
Ricapitoliamo:
  1. le grandi imprese nazionali e multinazionali (sono 3 o 4 al massimo) vogliono mettere le mani sugli acquedotti;
  2. queste aziende provano a fare lobbying sui governi sovranazionali, nazionali e localifare rovano;
  3. molti governi (tipo governo italiano) cedono alle lusinghe, ma soprattutto ai soldi e fanno leggi per assoggettare le risorse e le reti idriche a queste aziende;
  4. il popolo italiano (26.850.000 votanti) si accorge di ciò e si mobilità per scongiurare il rischio legato alla PRIVATIZZAZIONE DEGLI ACQUEDOTTI;
  5. il popolo italiano ha detto chiaramente che l'ACQUA NON PUò ESSERE VENDUTA e che L'ACQUA NON DEVE ESSERE OGGETTO DI SPECULAZIONE FINANZIARIA. Il Popolo sovrano l'ha detto.
  6. Oggi questi pseudo governanti con la scusa della crisi dei mercati tornano all'attacco a neanche e mesi dal referendum.
Ecco perchè i provvedimenti legislativi (nazionali o regionali che siano) hanno l'obbligo di essere quanto più chiari e trasparenti possibile. Ecco perchè la legge sbandierata dal governo pugliese (vendola-bis) non convince chi davvero crede nella ripubblicizzazione del servizio idrico.

COMUNICATO STAMPA

alle telefonate di Lavitola emergono le strategie su come aggirare il referendum sull’acqua. Si legge su Il Fatto Quotidiano “Se il voto ha abrogato il profitto – secondo quesito sull’acqua – stabilendo il principio della gestione pubblica, in fondo basta spostare gli utili dalla gestione al vero core business del gruppo Caltagirone, la costruzione delle infrastrutture. Questo è il piatto ricco che potrà continuare a garantire nei fatti l’interesse dei privati nell’acqua, beffando il voto del referendum”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/07/nelle-telefonate-di-lavitola-le-strategie-su-come-aggirare-il-referendum-sullacqua/155662

E’ quello che sta avvenendo dovunque e anche con l’Acquedotto pugliese dove, come abbiamo più volte denunciato (vedi: www.acquabenecomune.org), la legge sulla cosiddetta ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese - così come emendata su proposta dell’Assessore Amati - andrebbe a trasformare l’AQP S.p.A. in Azienda Speciale (il condizionale è d’obbligo poiché tale trasformazione è ancora a livello di affermazione non confermata neanche dalla dichiarazione ufficiale del Governo regionale), lasciando in mano alle società miste il “core business” ovvero stando alla dizione della stessa legge regionale “le attività diverse dal servizio idrico integrato ma da esso rivenienti” (in particolare si veda: Legge AQP: riflessioni e valutazioni http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=1040:legge-aqp-riflessioni-e-valutazioni&catid=153&Itemid=72).

Ricordiamo al riguardo che attraverso gli stessi emendamenti è stato eliminato il riferimento ai consorzi pubblici come organismi per gestire le attività diverse dal Servizio Idrico Integrato. Inoltre, nel caso dell’Acquedotto pugliese è importante ricordare che, allo stato attuale, non tutte le attività afferenti il Servizio Idrico Integrato sono realizzate in proprio dal “nuovo” soggetto; non rientrano, infatti, nella cosiddetta ripubblicizzazione le attività di potabilizzazione e di depurazione gestite da Società a Responsabilità Limitata (rispettivamente AQP Pot s.r.l. e PURA s.r.l.), attualmente controllate da AQP S.p.A.

Come si vede gli emendamenti apportati sono sostanziali e decisivi!

E aver chiesto ragione di tali emendamenti ha attirato l’ira dell’Assessore Amati che – non entrando nel merito delle critiche - ha mosso verso il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”–Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua gravi insinuazioni.

Ma ciò che è più grave è l’arroganza e la disinvoltura di gran parte della classe politica nel non tenere fede agli impegni assunti, nel costruire narrazioni e/o rappresentazioni a proprio uso e consumo, nel cercare di creare categorie binarie “buono/cattivo”, “amico/nemico”, “bianco/nero” funzionali a “ricompattare” in caso di necessità!

La situazione, infatti e ovviamente, è generale! Si invita a leggere al riguardo l’articolo inviato alla stampa lo scorso mese “Acqua. Rumore mediatico ma intesa bipartisan” .

Bisogna che sia chiaro a tutti che chi cerca di raggirare i risultati del referendum, di fatto calpesta la sovranità popolare e si fa scherno della volontà collettiva, demolendo pezzo dopo pezzo i fondamenti dello Stato democratico e la cultura delle regole (e del loro rispetto) attraverso le quali la democrazia dovrebbe essere garantita.

Comitato pugliese "Acqua Bene Comune"




giovedì 1 settembre 2011

La discarica dei dinosauri









Quando lo scorso 16 gennaio abbiamo accompagnato Paul Connet nei pressi della cava dei dinosauri il suo sguardo di disapprovazione è stato molto eloquente. Qualche minuto dopo nella sala strapiena dell'ex monastero del soccorso Connett tuonò: "...tutti i bambini del mondo adorano i dinosauri... e quando i turisti arrivano in Italia ci vengono per il vino, il cibo, la storia... e verrebbero anche per le orme dei dinosauri... certo non verrebbero qui per una discarica" (quarda qui dal minuto 4:00).
Già perchè qui da noi una cava abbandonata vuol dire DISCARICA (vedi tra le tante Grottelline).
La proprietà della ex cava sarebbe riconducibile alla famiglia Columella (vedi l'articolo de La Repubblica Bari), che riveste ruoli di primo piano nella Tra.de.co. che gestisce la raccolta dei rifiuti ad Altamura e dintorni.
Chissà cosa immaginavano di fare i proprietari con la cava quando, nel 1999, vennero rinvenute le impronte, tantissime, oltre 4000, conservate benissimo per oltre 70 milioni di anni...
Così tutto si blocca e sono sufficienti 11 anni a danneggiare ciò che la natura ha conservato per 80 milioni di anni. Succede questo ad Altamura ed è l'ennesima occasione specata per valorizzare la cultura del nostro territorio.

Della cava dei dinosauri parla anche Wikipedia:

Nella "Valle incantata" di Altamura, in località Pontrelli, sono state scoperte nel 1999, su un'area di dodicimila metri quadrati, circa trentamila orme di dinosauri. La grande importanza di questo ritrovamento (ad oggi questo è il sito più ricco e importante d'Europa e forse del mondo) sta nell'elevatissima biodiversità che caratterizzava gli individui presenti contemporaneamente nello stesso luogo.

Le impronte risalgono al Cretacico superiore, tra i 70 e gli 80 milioni di anni fa, quando il clima in Puglia era di tipo tropicale(caldo umido), e testimoniano la presenza di oltre duecento animali, appartenenti almeno a cinque gruppi diversi di dinosauri, erbivori e anche carnivori.

Le dimensioni delle impronte variano dai 5 – 6 cm fino ai 40 – 45 cm, facendo supporre di trovarsi di fronte ad animali alti fino a 10 metri. In molte impronte si riesce addirittura a leggere le pieghe della pelle. Tale eccezionale stato di conservazione delle impronte è dovuto molto probabilmente alla presenza di un terreno paludoso dal fondo fangoso, con tappeti di alghe che hanno permesso la cementazione dell'impronta. In numerose impronte è infatti ancora visibile la piccola onda di fango generata nel momento in cui l'animale ha poggiato la zampa al suolo. Dalla lettura delle impronte e soprattutto delle piste, ovvero di una serie di almeno tre impronte consecutive, o tre coppie mano - piede nel caso di animali quadrupedi, lasciate dallo stesso animale in movimento, si evince come le andature siano normali, senza tracce di panico, a dimostrazione del fatto che si trattava di un normale spostamento degli animali mentre pascolavano tranquilli in un ambiente presumibilmente lagunare.
Dalla quantità delle impronte e dalle loro dimensioni ci si può facilmente rendere conto delle quantità veramente ingenti di vegetali che dovevano essere presenti in loco per poter soddisfare le necessità di sopravvivenza di tanti animali.

Una delle piste individuate appartiene ad un Ceropode (dinosauro erbivoro,quadrupede,di media stazza): essa rivela un'incertezza nell'andamento, forse un cambio brusco di passo, per evitare un ostacolo improvviso oppure cambiare direzione.

In un paese però in cui "valorizzare il territorio" significa soltanto una cosa (costruire, lottizzare) non poteva che andare a finire che con una bella colata di cemento. E se non si può costruire sopra le orme dei dinosauri si può sempre chiedere di farlo altrove in cambio della cava.
Significativa la lettera pubblicata da Altamuralive.it inviata dalla società proprietaria della cava al Comune di Altamura.
Il 31 agosto scorso la società proprietaria della cava, "la Valle dei Dinosauri srl", ha protocollato presso Palazzo di Città una richiesta di "accordo di programma per la valorizzazione della Cava dei Dinosauri in località Pontrelli". La società, già Ecospi, ricorda agli amministratori che durante una conferenza di servizi era emersa la volontà di "acquisire la Cava a patrimonio comunale"..."Il Comune di Altamura - si legge nella lettera inviata a Sindaco, assessori e Presidente del Consiglio - ha auspicato la possibilità di pervenire alla acquisizione dell'area senza ricorrere alle procedure di esproprio". La società proprietaria dell'area, già nel 2009, aveva proposto al Comune, utilizzando lo strumento della perequazione, "di mutare la destinazione urbanistica dei propri suoli siti in Altamura località "Parco Angiolella", in modo da consentirne l'edificazione ad uso residenziale", questo in cambio della cessione dell'area presso la Cava dei dinosauri. (leggi tutto)

Tutto ciò significa che la cava Pontrelli (la "Valle incantata" di cui parla Wikipedia) rischia di trasformarsi in una fantastica discarica, la più singolare discarica del mondo: la discarica della storia e della cultura.
Avevamo ragione due anni fa (clicca qui).

Intanto la petizione (firma qui) lanciata dal Comitato "Salviamo le orme dei Dinosauri di Altamura" continua a macinare firme. Vi invitiamo caldamente a sottroscriverla! Chissà che non smuova anche le pietre.