martedì 13 ottobre 2009

No al burqa nelle scuole:minigonna verde-lega per tutte



Carfagna: "Vietare il burqa nelle scuole, simbolo di sottomissione delle donne"
Il prossimo anno scolastico prevederà l'obbligo di minigonna verde-lega e tette al vento con un lustrino azzurro-forza italia.

Dall'esportazione della democrazia all'imposizione dell'abito.
L'unico effetto sicuro di questo provvedimento sarà l'evasione scolastica delle ragazze con il burqa, soprattutto di quelle costrette a portarlo dalle famiglie.
Non basta togliere (di peso) il burqa alle donne, bisogna educarle al rispetto di sé e alla libertà di scelta.
La sottomissione delle donne ha molte forme: passa dal burqa ma anche dalla minigonna inguinale per stare in tv, perché se è vero che la bellezza non è un peccato, non può neppure essere l'unico canale attraverso cui la donna viene percepita o peggio attraverso cui può affermarsi.
La sottomissione è anche un paio di occhiali da sole che nascondono l'occhio nero della violenza domestica. Anche se sono firmati Gucci.
Quando si smetterà di parlare di particolari (per quanto terribili) per concentrarsi sull'essenza della parità di opportunità e della libertà di scelta femminile?
A nessuno di noi piace l'usanza barbara del burqa (che non ha nulla di "religioso" visto che il Corano impone solo un velo che copra i capelli), ma crediamo che non basti imporre di non portarlo a scuola o in altri luoghi pubblici perché queste donne tornino libere.
Si tratta solo di un modo per evitare di vedere il problema, perché - diciamolo chiaramente- a noi queste donne infagottate ed invisibili fanno paura come l'uomo nero!
E allora anzicché cercare soluzioni per favorire l'autodeterminazione (che possono passare anche attraverso provvedimenti restrittivi ma verso chi IMPONE il burqa non contro chi è costretta a subirlo) si preferisce far scomparire il problema dalla visuale. Occorerebbe, al contrario, dare sostegno alle donne costrette a "scomparire" fisicamente (e non solo) da mariti, padri, fratelli o fidanzati, finanziare i centri anti-violenza dove possano trovare riparo, dare effettività alle norme che sanzionano le compressioni della libertà femminile ed educare al rispetto della diversità. Di genere e non solo.
Occorrono risposte serie perché uomini e donne (no, non parliamo di quelli di Maria De Filippi) costruiscano una società in cui sia possibile essere persone libere - il più possibile - da stereotipi culturali, in grado di trasformare la propria indubbia diversità in un vantaggio cooperativo, non in uno strumento di competizione/oppressione.
Il burqa è un simbolo: solo la donna che lo porta può davvero toglierselo di dosso e insieme al diritto di mostrare il suo volto, conquistarsi il diritto di pensare, agire, parlare su un piano di parità con gli uomini.
Vallo a spiegare alla Lega.

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