venerdì 9 ottobre 2009
BORSELLINO SAPEVA degli accordi tra mafia e stato. E NOI?
Prima di morire Borsellino aveva avuto contezza delle trattative in corso tra Stato e Mafia.
Molti l'hanno sospettato fin da subito, ma a dirlo - stavolta - non è qualche "esaltato" ma l'ex ministro Martelli durante l'intervista con Sandro Ruotolo, trasmessa ieri durante AnnoZero.
A gestire la trattativa il capitano De Donno e il capitano Mori per lo Stato e Ciancimino (il sindaco di Palermo ma soprattutto l'assessore ai lavori pubblici dalle mille concessioni ai mafiosi) come mediatore con i capi mafia (Riina e Provenzano)
Martelli: «Mi fu comunicato dal direttore degli Affari penali del ministero, Liliana Ferraro, che era venuta a trovarla l’allora capitano Giuseppe De Donno, che l’aveva informata che Vito Ciancimino aveva volontà di collaborare». Si tratta di colloqui che lo stesso De Donno aveva già cominciato con l’ex sindaco di Palermo. Sandro Ruotolo riferisce poi che, secondo Martelli, Borsellino sarebbe stato avvertito direttamente dalla Ferraro della volontà di Ciancimino di trattare.
Sono i mesi del papello, delle richieste e delle controrichieste. Il 19 luglio sempre del 1992, via d’Amelio, viene ucciso il magistrato Paolo Borsellino. Vito Ciancimino e Salvatore Riina, entrambi di Corleone, presto verranno arrestati.
Ciancimino jr. presente in studio afferma: “L’idea di un partito e il ruolo di papà - che ai domiciliari viene lasciato in pace - nella trattativa con lo Stato vengono affidati a qualcun altro, a Marcello Dell’Utri”.
Quello che è accaduto più di vent'anni fa ai due giudici che hanno combattuto la mafia si riflette inevitabilmente sulla storia politica di oggi. Scoprire la verità non è solo il minimo che dobbiamo a chi nelle stragi ha perso la vità, è quello di cui l'Italia ha bisogno per liberarsi dell'ipoteca del potere mafioso.
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