mercoledì 11 novembre 2009

A tutti gli amministratori della cosa pubblica di Altamura



Benedetta partecipazione
Lettera aperta a tutti gli amministratori della cosa pubblica di Altamura


Cari politici e amministratori,
nel corso della storia repubblicana del nostro Paese, il concetto si democrazia si è evoluto e involuto a fasi alterne. Come ci hanno insegnato i greci, democrazia significa “governo del popolo”, cioè gestione della res publica attraverso la partecipazione di tutti i cittadini, i quali hanno il diritto e il dovere di occuparsi della polis.
Grecismi a parte, coloro che hanno a cuore il governo della cosa pubblica da tempo lamentano una crisi di democrazia, altrimenti identificata come crisi di partecipazione. I politologi, cioè gli studiosi della politica, da tempo sollevano questo strano fenomeno. Anche i politici se ne sono accorti, ma, generalmente, soltanto all’indomani di una qualche tornata elettorale, quando la partecipazione alla cosa pubblica viene squallidamente quantificata attraverso la percentuale di affluenza alle urne. In questa circostanza, gli allarmismi dilagano. Qualcuno, allora, si sveglia e comincia a riflettere seriamente sul problema. La maggior parte dei politici e degli amministratori, però, con fare impulsivo e risoluto, solitamente minimizzano e sottovalutano il problema. Troppo spesso, infatti, si crede che per poter arginare la mancanza di partecipazione dei cittadini alla politica sia sufficiente fare comizi e promesse, al fine di destare in tutti noi un benché minimo interesse all’operato politico.
Queste dinamiche politiche, cui la democrazia del XXI secolo è ormai assuefatta, sono però viziate da una mistificazione di fondo: la partecipazione non è un processo a senso unico. Le promesse e le illusioni che spesso ci regala la politica contemporanea tentano di richiamarci al dovere della partecipazione. In realtà, la partecipazione è prima di tutto un diritto che non nasce per iniziativa del politico di turno, ma nasce dal basso, cioè dalla scelta libera e incondizionata di ogni singolo cittadino di partecipare alla vita politica del proprio Paese, della propria città, del proprio territorio. La partecipazione è l’altra faccia della medaglia della politica e va di pari passo con questa, avendo con unico fine quello di portare avanti l’interesse della collettività e non singoli interessi privatistici.
Nella più ottimistica e remota delle ipotesi, i politici e gli amministratori della nostra città non dovrebbero avere bisogno di una lezione di politica o di democrazia. Sicuramente però non è mai fuori luogo riflettere sul tema. Da dove nasce la partecipazione e, soprattutto, cosa può fare la politica per promuovere la partecipazione? Per ridurre la crisi di partecipazione bisogna innanzitutto creare un sano rapporto di fiducia tra la politica e i cittadini. Infatti, la fiducia nella politica e nelle istituzioni è alla base di qualunque forma partecipativa, come in qualsiasi rapporto umano. A sua volta, la fiducia si basa principalmente sulla lealtà. Una politica leale è una politica trasparente, in cui le decisioni politiche vengono portate a conoscenza del pubblico dalla stessa politica che non dovrebbe aver motivo di censurare le proprie deliberazioni, essendo esente da logiche clientelari.
Recentemente, per volontà del Ministro Brunetta, è stata promossa nelle pubbliche amministrazioni l’“Operazione Trasparenza”, volta a far conoscere ai cittadini il curriculum, la retribuzione e la presenza dei propri dirigenti comunali. Non c’è dubbio che il fatto di sapere se un proprio concittadino si occupa della cosa pubblica a tempo pieno o a tempo parziale e con quali guadagni è un passo importante verso la partecipazione. Sebbene con qualche mese di ritardo, il Comune di Altamura ha recepito la legge nazionale n. 69 del 18 giugno 2009. Tuttavia questo non è affatto sufficiente. Come mai sul sito internet del Comune di Altamura le delibere del Consiglio e della Giunta non sono rese pubbliche? Mi rendo conto che non sia semplice mettere in atto politiche trasparenti nell’Italia meridionale, ma le amministrazioni pubbliche hanno il dovere di dar conto del proprio operato non soltanto ai propri amici di partito o elettori, ma a tutta la collettività, senza distinzione alcuna. Del resto, alcuni Comuni certamente attenti ai propri cittadini (come Roma, Bari o la vicina Santeramo) da tempo pubblicano su internet le proprie delibere e ordinanze.
Cari politici e amministratori, i cittadini del XXI secolo non costituiscono più la massa analfabeta e credulona di qualche secolo fa. Oggi, i cittadini conoscono benissimo i loro diritti e i loro doveri e sanno distinguere e riconoscere il politico affidabile/credibile da quello meno, poco o per nulla affidabile/credibile. Tra qualche mese ci saranno le elezioni comunali, seguite da quelle regionali: c’è ancora qualcuno che crede che la partecipazione possa nascere esclusivamente come il frutto di dei soliti giochi elettorali?

Antonella Galetta

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