mercoledì 25 novembre 2009

FERMIAMO LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Segnaliamo la bella iniziativa dell'Associazione Donne Protagoniste organizzata in occasione della Giornata internazionale sulla violenza contro le donne. Si tratta di un convegno che si terrà oggi alle ore 18.30, presso la Sala convegni “Tommaso Fiore” in corso Federico II di Svevia, con il titolo “Per l’amore ed il rispetto”. Previsti gli interventi di Grazia Berloco, promotrice dell'associazione, di Rosa Cicolella, presidente Commissione Pari Opportunità della Puglia, Caterina Acquafredda, Direttrice Carcere di Altamura, Milena Matera, assessore ai servizi sociali di Santeramo, Maria Bruna Moramarco psicologa. Modera la giornalista di Antenna Sud, Rosy Coviello. E' prevista inoltre la partecipazione del ten. col. Giuliano Polito, comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri di Bari.
Durante l’evento sarà proposta l’istituzione di un numero verde anti-violenza operativo 24 ore su 24 al quale le donne che si rivolgono potranno ottenere gratuitamente consulenza legale e supporto psicologico e saranno raccolte firme ed adesioni per l’apertura di un Centro antiviolenza per le Donne ad Altamura.



da zeroviolenzadonne.it
Le ricorrenze sono sempre ambigue, una specie di Giano bifronte: vengono istituite per ricordare fatti ritenuti importanti per la collettività e, al medesimo tempo, come alibi per tornare a seppellirli nel privato lungo tutto il resto dell’anno. Così è anche per il 25 novembre, Giornata internazionale sulla violenza contro le donne, che accende per un giorno i riflettori sulla macabra rassegna di maltrattamenti, persecuzioni, omicidi in famiglia, stupri dentro e fuori casa, per lasciarli poi transitare quotidianamente sulla stampa in brevi notizie di cronaca, tra l’indifferenza crescente e l’assuefazione rassegnata.
Sono già passati alcuni anni da quando hanno cominciato a diffondersi dati allarmanti sulla quantità di donne che hanno subito violenza per mano di famigliari. Le reazioni non sono mancate, per le strade delle città sono ricomparse manifestazioni che non si vedevano da decenni. In tempi più recenti, dietro l’incalzare di vicende politiche marcatamente rivelatrici del rapporto tra sesso e potere, e nel moltiplicarsi di aggressioni a sfondo sessuale, sono tornate in uso parole come sessismo, patriarcato, femminismo, omofobia, lesbofobia, transfobia. Di maschile e femminile, corpo e politica, si parla molto più che in passato, ma restando pur sempre nell’ordine rassicurante di un privato che diventa inaspettatamente pubblico, di un malcostume individuale a cui si contrappone l’ “onesto” vivere della maggioranza degli uomini.
Nessun dubbio, nessuna incrinatura sembra scuotere la corazza di neutralità dietro cui la cultura maschilista dominante nel nostro Paese continua a pensarsi non toccata in quanto tale.
E’ per questo che anche una data, un appuntamento annuale, come la manifestazione che si terrà a Roma il 28 novembre, accanto a una molteplicità di altre iniziative diffuse sul territorio nazionale, si può permettere di sfidare la ritualità, riempiendola di una parola pubblica inusuale e di presenze femminili non riducibili ai modelli televisivi. Le ragioni per “tornare in piazza” sono tante e diverse quanto sono oggi le prospettive da cui le donne, impegnate singolarmente e collettivamente in pratiche di contrasto al dominio maschile, guardano la realtà sociale. Le molte facce della violenza, che sta avvicinando sempre più, nell’odio per il “diverso”, le donne e gli immigrati, emergono incontestabilmente dall’impegno di chi opera nei centri antiviolenza e nei consultori, di chi si occupa di prostituzione e di carceri, di chi interviene sulle questioni del lavoro, di chi, come i collettivi femministi e lesbici, nati da alcuni anni in molte città, mantiene un osservatorio e presidi permanenti sui processi per omicidi famigliari e sulle condizioni delle donne nei Centri di Identificazione e Espulsione. Si tratta di pratiche e saperi che si muovono ancora separatamente, con la frammentarietà che deriva dal doversi collocare in un ambito specifico, ma aggravata anche dal fatto che i mezzi di informazione li ignorano. Manifestare insieme non basterà a comporre in un unico disegno la figura di un dominio che ha radici così lontane nel tempo e parentele invisibili nella vita psichica di vittime e oppressori. Ma è comunque l’occasione per conoscenze e accomunamenti imprevisti.
[...] La novità importante della Giornata sulla violenza contro le donne è quest’anno la manifestazione indetta dalla associazione Maschile/Plurale e dalla rete nazionale dei gruppi “impegnati non solo contro la violenza ma per la costruzione di una critica dei modelli dominanti di ‘virilità”, “per un’altra civiltà delle relazioni tra persone, libera dalla paura e dal dominio”. Nel comunicato stampa si sottolinea che non si tratta di “un mero gesto di solidarietà”, ma che al centro c’è “una questione maschile”, che ha bisogno “di una parola e di una pratica maschile pubblica”.

Lea Melandri

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