BARI, 9 ottobre 2017
23 MILA KM DI ACQUEDOTTI CREATI DAL PUBBLICO SONO SOTTO
ATTACCO DELLE MULTINAZIONALI, PUNTANO AI 60 MILIARDI CHE L’AUTORITÀ METTE IN
BOLLETTA PER RISTRUTTURARLI
LE LOBBY PREMONO SUI 2000 COMUNI, CHE RISPETTANO IL
REFERENDUM E CHIEDONO DI COMPLETARE L’OPERA DI PRIVATIZZAZIONE DELL’ITALIA
ADOTTATA ALL’UNANIMITÀ “LA CARTA DI BARI PER LA DIFESA
DELLE FONTI D’ACQUA”
“NO AL GESTORE UNICO DEL CENTRO SUD ITALIA. Il piano delle multinazionali francesi
Suez e Veolia deve essere fermato con ogni mezzo democratico”, questa la posizione espressa dalla Rete a
Difesa delle Fonti d’Acqua del Mezzogiorno d’Italia, riunitasi a Bari il 7
ottobre scorso.
Presenti i rappresentanti di tutte le
regioni del distretto appenninico e non solo, che hanno ricostruito e discusso
il progetto di occupazione delle sorgenti idriche messo in campo dalle lobby.
“I cambiamenti climatici e l’inquinamento riducono l’acqua e le Corporation
si accaparrano quella disponibile – dice
il referente Pugliese della Rete - con l’obiettivo di speculare sulla sete
dei cittadini”.
Dal confronto è emersa la centralità del
ruolo dell’Acquedotto Pugliese. “Se
Emiliano non è in grado di fronteggiare le pressioni del Governo e delle
Multinazionali, abbia il coraggio di lasciare e torni a fare il magistrato” affermano gli attivisti della Rete “Chiediamo all’uomo di legge
di assumere una posizione chiara di rispetto della Costituzione della
Repubblica italiana”.
La Carta di Bari fa propria la Risoluzione 64/2010 delle Nazioni Unite,
che proclama il diritto universale all’acqua e chiede al Governo e al Parlamento italiano di nazionalizzare la gestione delle fonti d’acqua, come previsto
dall’articolo 42 della Costituzione
e alle Regioni di programmare e sostenere le ripubblicizzazioni.
Le lobby premono per privatizzare anche i 2000 Comuni d’Italia, che resistono con le gestioni in economia
nel rispetto del referendum del 2011. Puntano ai 60 miliardi per gli
investimenti, che l’Autorità li autorizza a prelevare in bolletta. L’Italia già
privatizzata ristruttura le reti con una media di 3,8 km all’anno. Per ripararle tutte ci metteranno 250 anni
creando emergenze idriche.
La Cassa del mezzogiorno, gestione pubblica del dopoguerra, ha costruito 23 mila km di reti idriche
con fondi pubblici in meno di 30 anni portando
l’acqua in tutte le città del centro sud Italia.
SUEZ e VEOLIA (l’una controllata dallo Stato francese, l’altra
dalla Cassa Depositi francese) sono state cacciate
in oltre 50 gestioni dell’acqua in Francia, compresa Parigi, a causa dei
disastri che hanno prodotto. Hanno spostato i loro interessi in Italia dove le multinazionali francesi già controllano l’acqua nel Lazio, l’ACEA e Acqualatina, in Umbria, Umbriacque, in Campania, la Gori, la Gesesa e Acqua
Campania, in Calabria influenzano la
Sorical e hanno puntato il Molise e la
Basilicata. Stanno allungando i loro tentacoli sull’Abruzzo, la Sicilia e
altre regioni d’Italia. “Un piano
industriale di medio temine – dichiara
la referente Campana - che punta ad
accorpare in un unico grande soggetto non solo all’acqua, ma anche i rifiuti, i
trasporti e l’energia, per acquisire il controllo dei servizi pubblici locali di
oltre 15 milioni di abitanti”.
RETE A DIFESA DELLE FONTI D’ACQUA DEL
MEZZOGIORNO D’ITALIA
Per info:
Maurizio 3473543782, Federico
3802370343, Consiglia 3297745761
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