giovedì 2 febbraio 2012
MONTITONIA
E' per evitare la noia che le donne firmano le dimissioni in bianco. Così - se hanno un figlio - possono smettere di annoiarsi senza aver diritto alla disoccupazione e senza che il datore di lavoro debba sforzarsi a cercare una giusta causa di licenziamento!
E' per non farci morire di sbadigli che - a noi giovani - ci propongono stage (soprattutto non pagati), contratti a progetto, contratti di somministrazione, contratti intermittenti a chiamata, co.co.co. e co.co.dè.
E' per darci una botta di vita che devi nascondere i tuoi titoli di studio per farti assumere con il livello più basso possibile.
Ed è sempre per salvarci dalla defatigante noia che le banche negano un mutuo a chi non ha un posto fisso (o pretendono condizioni poco sostenibili ai comuni mortali). Vogliono aiutarci ad evitare un ulteriore motivo di monotonia: una casa tutta per noi.
E poi ammettiamolo. Lavorare stanca. E allora per aiutarci a divertirci e rilassarci anche tutta la vita 1 giovane su 3 lo lasciano così. Disoccupato anzi inoccupato cioè libero dalla schiavitù del lavoro e dalla tremenda, insopportabile noia del posto fisso.
martedì 8 febbraio 2011
Il costo del lavoro
Dal sito: Unimondo.org
Ha preso il via domenica con una lungo corteo di oltre 30mila persone per le strade di Dakar il 'World Social Forum 2011' (WSF) che vede radunati fino a venerdì capitale senegalese i rappresentanti dei movimenti sociali di 123 paesi. Accanto alle donne che cantavano "Basta violenze, basta violenze", hanno marciato contadini e attivisti che denunciano il land grabbing (l'accaparramento delle terre) in Africa, i sussidi agricoli americani e europei che pesano sul commercio, le misure restrittive contro le migrazioni, la progressiva spogliazione dei diritti dei lavoratori.
A dieci anni dalla prima edizione di Porto Alegre in Brasile, anche quest'anno sono infatti numerosi gli incontri e le attività in programma sui diversi temi: dalla crisi economica alla tutela dell'ambiente, dalla cooperazione Sud-Sud e al contributo delle religioni al progresso dell'umanità. Un ruolo di primo piano è riservato proprio all'Africa e alla valorizzazione dell'agricoltura come strumento per uscire dalla crisi economica. "Siamo qui per dire chiaramente che gli agricoltori possono produrre cibo a sufficienza per il proprio paese, per l'Africa e per il resto del mondo. La prima sovranità di un paese non è quella del suo esercito, ma quella alimentare" - ha dichiarato Mamadou Sissoko, presidente onorario del ROPPA, la rete delle organizzazioni contadine e dei produttori agricoli dell'Africa Occidentale.
[leggi tutto...]La presenza al WSF 2011 delle associazioni che si occupano di contrasto alle peggiori forme di sfruttamento del lavoro minorile rappresenta una testimonianza fondamentale per ripensare le strategie per la creazione di un "Altro mondo possibile". Secondo una nota inviata all’Agenzia Fides da Raffaele Salinari, Presidente della Federazione internazionale Terre des hommes, e da Cristiano Morsolin, operatore di reti internazionali per la difesa dei diritti dei bambini/e e degli adolescenti, che da dieci anni lavora in America Latina, i numeri dell’Organizzazione Internazionale del lavoro (OIL) parlano chiaro: più di 300 milioni di bambini tra i 5 ed i 14 anni sono attualmente sfruttati dalle “forme peggiori” del lavoro minorile, il che significa morte precoce o mutilazioni irreversibili.
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lunedì 24 gennaio 2011
APPROCCI CREATIVI CONTRO LA CRISI
Come si esce da un pantano?
a) ci si dibatte disperatamente, rischiando così di affondare più velocemente;
b) si chiama aiuto fino a perdere la voce, sperando che ci sia qualcuno abbastanza in gamba da tirarci fuori;
c) si cerca di continuare a camminare esattamente come si stava facendo prima di entrare nel pantano, ma il fango impedisce i movimenti e vien fuori una danza sgraziata e inutile;
d) ci si inventa qualcosa di nuovo...
Creatività è la parola d'ordine per uscire da una crisi: un nuovo approccio per evitare di "impantanarsi" ancora di più.
Un esempio? Lo ha esposto Jacopo Fo, dando un consiglio a Marchionne.
Il gruppo Semco in Brasile ha fatto i miliardi ascoltando gli operai. Lo sapevi?
Questa strana azienda sta riscuotendo grandi successi economici. Si tratta di uno dei maggiori gruppi industriali del paese, inizialmente era una ditta del settore acciaio, un’industria vera, insomma, non quelle imprese creative sul web. Era un’azienda di successo ma gli utili si sono verticalizzati quando Ricardo Semler ha preso la direzione della società.Quello che ha fatto è una rivoluzione strutturale del sistema azienda. Una rivoluzione che parte dall’idea che i lavoratori hanno una grande capacità di responsabilità, che dimostrano nella vita privata, ad esempio dedicandosi ai loro figli. In azienda questi adulti vengono trattati come bambini, sottoposti a controlli asfissianti (e costosi per l’azienda) e a regole costrittive, non vengono interpellati sulle scelte strategiche.
La rivoluzione di Ricardo Semler è cominciata cambiando radicalmente l’immagine che i dipendenti avevano della società, con un’unica mossa: rompere la suddivisione rigida del tempo. Ha permesso ai reparti di gestire in modo flessibile il tempo lavoro: non ci sono più obblighi di orario. Basta mettersi d’accordo con i colleghi: puoi entrare in fabbrica a qualunque ora. I dipendenti decidono persino se il prossimo mese vogliono lavorare di meno e guadagnare di meno, oppure se vogliono più lavoro e più soldi.
Poi Semler ha demolito i simboli del potere aziendale. Ad esempio ha deciso che i manager non avrebbero più avuto una segretaria: le fotocopie se le fanno da soli (e si è scoperto che così si risparmia molta carta perché i manager non hanno voglia di fare fotocopie…).
mercoledì 8 aprile 2009
Lavorare stanca, ma il precariato e la disoccupazione non fanno bene
Da PIEMAS
Se lavorare stanca, come affermava Cesare Pavese, o addirittura di lavoro si può morire, certamente la disoccupazione e il precariato non fanno bene alla salute.
Quello che è successo a Gravina di Puglia è una storia triste ma soprattutto emblematica della profonda crisi del settore occupazione che da troppi anni affligge e devasta il nostro Paese sia sul piano occupazionale sia su quello umano. Una storia che coinvolge tutti da vicino e spiega le ragioni di un malessere profondo.
La notte di capodanno un disoccupato di 44 anni si è sparato alla fronte con una pistola semiautomatica. L’uomo aveva svolto saltuariamente vari lavori occasionali, ed era stato guardia giurata. L’Enel gli aveva interrotto la fornitura di energia elettrica alla sua abitazione a causa delle bollette non pagate. Per ovvi motivi l’uomo aveva grossissimi problemi economici.
La stessa notte di capodanno, anche un giovane disoccupato della montagna pistoiese ha deciso di togliersi la vita. Andando a ritroso nel tempo, nel marzo 2008 un disoccupato di 48 anni si era impiccato sul lungomare di Ospedaletti (Imperia). L’uomo aveva attaccato la corda ad una ringhiera e poi si era lanciato nel vuoto.
Questi sono soltanto alcuni episodi che ho voluto accennare anche se essi si meriterebbero una trattazione più approfondita e su uno spazio decisamente più influente dato che nei giornali e telegiornali tale notizia non è stata affatto menzionata, o se è stata menzionata la si è potuta trovare nelle pagine interne senza menzionarla nella prima pagina.
La disoccupazione è una condizione fortemente sfavorevole per la salute, anche quando il coniuge lavora la salute mentale peggiora notevolmente e si evidenzia un eccesso di rischio di mortalità generale dell’88% rispetto alla popolazione complessiva.
Le conseguenze più rilevanti sono : l’estremo disagio, lo stress e la marginalità sociale con eccessi di morti per suicidio, cirrosi, malattie psichiche cardiocircolatorie ecc…
Occorre rilevare che il rischio di mortalità cresce all’aumentare della disoccupazione ed è molto più marcato per i disoccupati con una bassa scolarità.
Tra i disoccupati va rilevata una specifica causa di morte che gli accomuna: il suicidio; tra i disoccupati nel 1982 il tasso era pari al 17.8%, nel 1991 era al 36.5% e 32.8% nel 1994.
Mentre in passato, nel ’29, vivere in una economia di mercato, appartenere ad una bassa classe sociale ed essere disoccupati significava trovarsi in condizioni di povertà e miseria ed essere privi delle risorse minime di sussistenza, oggi la mancanza di lavoro tende ad assumere un connotato esistenziale, più che materiale con la perdita dell’identità e del ruolo sociale.
Non è semplice stabilire un nesso causale tra disoccupazione e salute, anche se tre sembrano essere i principali meccanismi con cui la disoccupazione agisce sulla salute:
1.La povertà;
2.la disoccupazione come evento di vita stressante;
3.la disoccupazione come modificatore del comportamento.
Il tasso di suicidio a livello mondiale è cresciuto del 60% negli ultimi 45 anni.
La condizione di disoccupazione non riguarda solo l’individuo ma anche i suoi familiari, le comunità e l’intera società.
Fonti: Morrone, Mariani “Disoccupazione e salute”
Fai Notizia – Tasso di Suicidio
Corriere Fiorentino.it . Si uccide l’ultimo giorno dell’anno del 2/01/2009.
Il secolo XIX (Imperia). “Non trovo lavoro” disoccupato si impicca del 5/03/2008.