giovedì 9 luglio 2009

Pecunia non olet?!?



In vista del Summit del G8, la Coalizione Italiana contro la povertà (GCAP) ha incontrato venerdì scorso il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per consegnargli le sue richieste sostenute da 1milione e 500mila firme raccolte nel mondo. "Il premier ci ha garantito il suo impegno personale nel rappresentare le istanze contenute nell’appello all’incontro dei G8 anche se si è detto pessimista nei confronti di come verranno accolte dagli altri membri"- riporta la coalizione nel ribadire che "non è più tempo di promesse". Si intensificano intanto le iniziative della società civile!


Non si tratta di fare l'elemosina ai paesi poveri ma soprattutto di restituire "il maltolto".
Il rapporto 2009 di Ccfd-Terre solidaire (Action Catholique contre la faim) evidenzia che molti governanti dei Paesi "poveri" (tra i più famosi Saddam Hussein ma figurano anche governanti della Costa d'Avorio, Angola, Camerun...) stornano le risorse finanziarie dello Stato a loro beneficio depositandoli nei paradisi fiscali o nelle banche o nelle economie occidentali (circa 13 miliardi all'anno). La Ong francese sottolinea che il 95 per cento di queste risorse, malgrado i tentativi fatti dai governi o dalla società civile, non è stato restituito ai paesi interessati.
Il motivo? La Ccfd spiega che "in nome della ragion di Stato, rari sono i sequestri dei conti correnti di dittatori dei paesi amici".
Pecunia non olet (il denaro non ha odore) dicevano i romani, ma in questo caso la puzza è insopportabile.
400miliardi di dollari è l'ammontare dei soldi trasferiti dai leader africani nelle banche straniere tra il 1970 e il 2005, una cifra pari quasi al doppio del debito contratto dai Paesi Africani nello stesso periodo (215 miliardi).
Noi occidentali (la Svizzera in primis ma anche la Francia che nella sua Banque de France detiene 23 milioni di euro di beni iracheni) siamo i resposabili di una povertà che i grandi del pianeta puntualmente dimenticano.
Ccfd-Terre solidaire chiede alle autorità politiche quantomeno di non interfeire nelle vicende giudiziarie che oppongono le Ong a dittatori e uomini di Stato corrotti nei paesi poveri.
In realtà dovrebbero fare molto di più.
(per approfondimenti leggi Left n. 26 "Il denaro dei poveri" di Jean Claude Mbede)

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