mercoledì 22 luglio 2009

Banche Armate ed guadagni "bomba"



Vi piace vantarvi con amici e parenti delle vostre imprese da piccoli investitori finanziari? Vi siete mai chiesti, però, qual'è la provenienza di quelle piccole rendite?
Pochi probabilmente sanno che moltissime banche investono nel sempre florido mercato delle armi. Un settore che non conosce crisi come dimostra il Rapporto annuale 'Small Arms Survey 2009' da cui risulta che il commercio mondiale legale di "armi piccole e leggere" (small arms and light weapons) è aumentato del 28% tra il 2000 ed il 2006 con un incremento pari a 653 milioni di dollari che portano il valore complessivo a 2,97 miliardi di dollari.

I dati analizzati dal centro indipendente di ricerca del Graduate Institute of International Studies di Ginevra si basano sul 'UN Commodity Trade Statistics Database (UN Comtrade), il database delle Nazioni Unite che riporta i dati doganali forniti volontariamente da molti - ma non da tutti - gli stati.

Gli Stati Uniti continuano ad essere leader nel commercio globale legale di "armi piccole e leggere" sia per quanto riguarda le esportazioni (ricoprono il 22% dei traferimenti) che le importazioni (27% del totale mondiale) nel periodo 2000-6. Al secondo posto tra i maggiori esportatori del 2006 vi è l'Italia che con 434 milioni di dollari di esportazioni di "armi leggere e di piccolo calibro" annovera tra i suoi principali acquirenti Stati Uniti, Francia, Spagna, Regno Unito e Germania. Le tipologie di armi esportate dal nostro paese ricoprono un ampio raggio in cui, in ordine di importanza, figurano "pistole sportive e da caccia", "caricatori per pistole", "revolver e pistole" (ad uso civile, non sportivo nè militare), "fucili sportivi e da caccia", oltre a parti accessori e munizioni. Secondo il rapporto sarebbero di misura minore le esportazioni italiane di "armi militari", ma va ricordato che i dati forniti dall'Italia all'Onu non riportano spesso quelli presenti nella Relazione governativa sulle esportazioni di armi (anche piccole e leggere) ad uso militare, bensì solo quelli forniti dall'Istat - basati sulle informazioni delle Camere di Commercio - relativi quasi esclusivamente alle armi sportive, da caccia e "ad uso civile".

Inoltre, con oltre 345 milioni di dollari di esportazioni, nel 2006 l'Italia è stata il principale esportatore internazionale di "pistole e fucili da caccia" mentre nel settennio 2000-6 con una media annuale di quasi 190 milioni di dollari ha ricoperto da sola più il 51% delle esportazioni di questi sistemi d'arma. Un leader indiscusso nell'export di armi da caccia di ogni tipo, quindi, considerato anche che nel settennio le esportazioni della seconda classificata, la Turchia, non hanno superato la media annuale di 24 milioni di dollari.

Desta invece più di una preoccupazione il livello di trasparenza dell'Italia. Il "Barometro 2009" messo a punto dall'Istituto di Ginevra, infatti, fa scendere l'Italia al dodicesimo posto - era seconda nel 2008 - preceduta anche da Slovacchia, Romania e Serbia. A penalizzare l'Italia nella nuova classificazione è soprattutto il basso livello di "licences refused", che valuta se uno stato "specifica o no i paesi ai quali sono state rifiutate esportazioni, offre una spiegazione dei rifiuti emanati e informa sul tipo, valore e quantità del sistema d'arma per il quale sono stati emanati i rifiuti". Positiva, invece, è per "tempestività" l'informazione fornita all'Onu dal nostro paese. In altre parole, l'Istituto di ricerca di Ginevra valuta positivamente il lavoro di raccolta e trasmissione dei dati - che nello specifico è svolto dall'Istat -, mentre punta il dito verso la poca informazione fornita dalle amministrazioni e ministeri competenti in materia di autorizzazioni e rifiuti. Primeggiano invece per trasparenza Svizzera, Regno Unito, Germania, Norvegia e Paesi Bassi.

fonte UNIMONDO.org [Giorgio Beretta]

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vedi anche banchearmate.

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