lunedì 17 dicembre 2012

Taranto: lavori morti, morti al lavoro ed il lavoro della Morte.



Sabato 15 dicembre 2012. Taranto scente in strada, molti arrivano dalla provincia, tantissimi dalla Puglia e dalla Basilicata. Alle 16,30 sono già pronti, dopo mezz'ora il corteo parte, ma è una partenza lunghissima, i gruppi (più o meno organizzati) continuano ad affluire nella piazza del raduno. Da Brindisi ne arrivano tantissimi: loro sanno cosa significa per una comunità affrontare grandi aziende che ti ricattano con la storia del lavoro. Già! Il lavoro quello delle industrie, sembra che Taranto sia solo questo. 
Giornalisti e mezzi di informazione, poi, contribuiscono a questo immaginario.
Dove lavoreranno se l'ILVA chiuderà?

Perchè le maledette tv non hanno dato voce anche a quei lavoratori che hanno perso tutto (non solo il lavoro) per causa dell'ILVA? 
Chi allevava pecore, mucche, galline in un raggio di alcune decine di km dall'ILVA 
Chi aveva un agriturismo... chi vuoi che ci vada oggi lì?
Chi coltivava le cozze? ("CI AVETE ROTTO LE COZZE!" recitava un cartello)
Chi produceva ortaggi, agrumi, vino... non sono forse lavoratori?
Non meritavano anche questi che i TG li difendessero?

Con la manifestazione di sabato, Taranto ha voluto gridare la sua voglia di vivere e l'ha fatto per voce di più di 10.000 tra uomini, donne, bambini pugliesi.

Il percorso della manifstestazione è stato caratterizzato da vetrine ed insegne spente di quasi tutti gli esercizi commerciali, tranne diverse agenzie di pompe funebri (!!!): ce n'erano almeno 5 per strada! 
Una città volutamente buia, spenta perché è questo quello che accade quando si baratta il lavoro di alcuni e la stra-ricchezza di pochi con la salute di tutti.

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