mercoledì 28 aprile 2010

MISTIFICAZIONI NUCLEARI (COME L'ACQUA INSEGNA...)



Ci arriva e ci fa piacere condividere un'email "leggi pensiero" dal Meetup Cosenza.
Quello che si prospetta per il nucleare è accaduto, accade ed accadrà per l'acqua.
Si parte da un dato parzialmente reale (la gestione non sempre cristallina dei servizi idrici da parte del pubblico) per arrivare a proporre soluzioni peggiori del male - la privatizzazione - che porta un aumento vertiginoso delle bollette, una colata a picco degli investimenti e un grave vulnus alla democrazia.
Come ripetiamo spesso la gestione pubblica è la condizione necessaria ma non sufficiente per una gestione corretta e partecipata.
Occorre tornare ad occuparsi dei beni comuni: la democrazia, in fondo, non è altro che un modo di gestire i beni comuni, non l'unico ma sicuramente quello che meglio garantisce i cittadini e la loro libertà di scelta.

A proposito di nucleare il meetup di Cosenza immagina questo:
1. Berlusconi sul nucleare: "Bisogna che cambi l'opinione pubblica italiana, dobbiamo fare una vasta opera di convincimento, guardando alla situazione francese".
2. Berlusconi: "Userò le mie televisoni e i miei giornali per fare il lavaggio del cervello ai cittadini, spacciando per rivoluzionaria una tecnologia ormai morta, e sottoponendoli a programmi squisitamente pubblicitari che descriveranno il nucleare come indispensabile, sicuro e conveniente senza mai citare che in paesi come la Spagna si va verso intere cittadine alimentate col solo solare termico, progetto tra l'altro nato in Italia dal premio nobel Rubbia, che è stato però prontamente licenziato commisariando l'ENEA di cui era presidente. E fortunatamente direi, dato che le sue idee circa la scarsa convenienza del nucleare in termini di tempi e costi, il suo appoggio nei confronti dello sfruttamento del sole visto come fonte non soggetta a monopolio e non tassabile, certo non sarebbero state opportune durante questa campagna di disinformazione. Se poi, dopo questo incessante martellamento mediatico, i cittadini continueranno a non volere nel proprio territorio le centrali, beh, c'è sempre l'esercito."


A proposito di acqua (leggi l'articolo integrale qui)

Il decreto Ronchi interviene dunque in un ambito delicatissimo e cruciale per l’interesse pubblico nazionale. Per questa ragione sarebbe stato opportuno che per valutare la congruità del provvedimento si fosse aperta una discussione libera da pregiudiziali e fondata su elementi oggettivi. La letteratura scientifica sugli effetti delle privatizzazioni dei servizi pubblici, del resto, è ormai ampia. Autorevoli studi internazionali mostrano che storicamente le privatizzazioni non hanno assicurato una crescita della quantità e della qualità dei servizi offerti ai cittadini. I medesimi studi inoltre evidenziano che a seguito delle privatizzazioni i meccanismi perequativi si riducono e che le tariffe il più delle volte aumentano, dal momento che i ricavi aziendali devono assicurare non solo la copertura dei costi ma anche un margine di profitto. Ed ancora, diverse analisi rivelano che i meccanismi di liberalizzazione e apertura dei mercati risultano facilmente aggirabili, e che il servizio pubblico locale spesso finisce per assumere i tipici caratteri delle attività protette, che consentono ai capitali privati di godere di profitti elevati nella sostanziale assenza di pressioni competitive esterne. Insomma, il vecchio convincimento secondo cui la privatizzazione dei servizi determinerebbe aumenti dell’efficienza e del benessere collettivo, in realtà non trova riscontro nei dati[1].

In molti paesi di queste evidenze si tiene conto. Fin da prima della crisi - e dopo di essa in misura ancor più accentuata - assistiamo a veri e propri cambi di paradigma, che soprattutto in materia di servizi locali determinano un ampliamento della sfera pubblica. Basterebbe ricordare ciò che è accaduto a Parigi, dove le società private Suez e Veolia, che hanno gestito l’acqua nell’ultimo quarto di secolo, hanno lucrato ampi profitti reinvestendoli nei settori più disparati. I parigini, stanchi di assistere a un continuo peggioramento del servizio e ad una progressiva crescita delle tariffe, hanno chiesto a gran voce la rimunicipalizzazione dell’acqua e il sindaco Bertrand Delanoë ha vinto la campagna elettorale proponendo di tornare alla gestione pubblica dell’acqua.

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