Venerdì scorso al contro-summit Nog8 a Lecce si è parlato di crisi economica, sì ma soprattutto di Privatizzazione dell’Acquedotto pugliese, precariato, morti bianche. Il movimento no global ha voluto presentare scenari alternativi alle politiche internazionali madri della crisi.
Il “controvertice” del Coordinamento No G8 ha riunito studiosi dei sitemi politico-economici internazionali e attivisti locali, a testimoniare che le conseguenze di una gestione economica distorta sono dietro l’angolo di casa; come la privatizzazione dei beni comuni, che in Puglia passa dall’Acquedotto pugliese e comporta peggioramenti evidenti.
“Dal ‘99 l’Aqp si è convertito in spa - ha spiegato Margherita Ciervo del Comitato acqua bene comune – la cui proprietà tuttavia è rimasta alla Regione Puglia. Nella sostanza nessun cambiamento, eppure è la ratio che è alla base della gestione ad essere profondamente mutata, tendendo, in quanto società regolata dal diritto privato, a massimizzare i guadagni aumentando le tariffe, incentivando i consumi e a ridurre le spese. E il risultato è che negli ultimi anni le bollette sono aumentate e degli investimenti previsti si è realizzato solo il 9 %. Il nostro obiettivo è quello della ripubblicazione dell’Acquedotto pugliese, per la quale basterebbero pochi passaggi legislativi dato che è già in mano a un ente pubblico”.
“Trent’anni fa non si parlava di acqua come un bene comune - il commento di Bruno Amoroso, docente dell’Università di Roskilde - perché il concetto era ovvio. Oggi assistiamo a una regressione, e il fatto che le sinistre abbiano perso mordente si spiega anche nel non aver dato peso adeguato ai bisogni quotidiani della gente”.
Altro problema dell’economia attuale, quello del precariato, che spesso si lega direttamente alla minaccia della sicurezza sul lavoro, come ha spiegato Francesca Caliolo, vedova di un operaio che lavorava all’Ilva di Taranto. “Chi è precario è esposto a molti più rischi, sia perché rispetto a un operaio stabile è privo di un’adeguata formazione, e sia perché chi subisce più facilmente la minaccia del licenziamento cede a condizioni che normalmente rifiuterebbe. Dal ‘93 sono state 44 le morti bianche all’Ilva, e la diminuzione dell’ultimo anno si spiega solo con il fatto che vi sono 6mila cassintegrati ”.
“I modelli alternativi allo strapotere di pochi su molti li abbiamo già, basterebbe avere il potere di applicarli - il commento di Andrea Baranes della Campagna per la riforma della Banca Mondiale - ad esempio puntare sulle agricolture locali invece che sulle concentrazioni multinazionali. Se gli 8 grandi operassero veramente per il bene comune perché mai dovrebbero blindarsi?”. (fonte: ilpaesenuovo.it)
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