sabato 5 marzo 2011

Puglia, a proposito del referendum sull'acqua pubblica




fonte: LIBERAZIONE 2 Marzo

Il silenzio inquietante degli esponenti del partito di maggioranza regionale

Gli articoli pubblicati nei giorni scorsi da "Liberazione" sulla ripubblicizzazione dell'Acquedotto Pugliese aprono uno spazio di discussione su una vicenda davvero complessa, come si può evincere sia dalle posizioni del Forum dei Movimenti per l'Acqua, riportate il 16 febbraio, che dalle precisazioni del 18 febbraio di Maria Campese, nella "duplice veste di assessora regionale della Puglia e di responsabile nazionale Ambiente di Rifondazione Comunista".
Mi permetto di contribuire alla discussione per il mio impegno dentro il Comitato "Acqua Bene Comune" oltre che come compagna del Prc regionale, ritenendo l'esperienza pugliese emblematica di quanto sia difficile e controverso il percorso della ripubblicizzazione, nonostante la particolare specificità della nostra regione: siamo la "Puglia migliore".
Qui, oltre ad un presidente narratore dell'acqua pubblica, c'è un movimento molto determinato: questa coincidenza consentì di giungere nell'ottobre 2009 alla stesura di un disegno di legge, frutto del lavoro congiunto della Regione Puglia con il Comitato Pugliese ed il Forum nazionale dei Movimenti per l'Acqua, che prevedeva la trasformazione dell'AqP da s.p.a. - soggetto per sua natura finalizzato al profitto - in azienda pubblica, con gestione partecipata dei cittadini e dei lavoratori. Il presidente Vendola si impegnò a portare il provvedimento in Consiglio entro la fine di quella legislatura e, non essendosi ciò verificato, ne fece il tema centrale della campagna elettorale delle primarie e delle regionali: il ddl sarebbe andato in Consiglio nei primi cento giorni della nuova consigliatura. Rifondazione lo sostenne in maniera convinta.
Cosa è successo nel frattempo? La Corte Costituzionale ha rigettato il ricorso delle regioni contro il decreto Ronchi. La notizia non coglie impreparati: l'assessore Amati afferma che se lo aspettava. D'altra parte lo stesso Vendola aveva dichiarato: "È inevitabile che dopo il varo della legge regionale che cancellerà la s.p.a. il Governo si farà sentire. Ma stiamo cercando di scardinare quella prescrizione con una legge regionale. Che vale meno di una legge statale ma è supportata da una deliberazione dell'assemblea dell'Onu, quella del 28 luglio. La battaglia è culturale e ideale: l'acqua ha un valore che non è quello di mercato ma è quello dei diritti. Noi rendiamo esplicito quello che non è: idee diverse su acqua e acquedotti".
Condividiamo alla lettera. Tuttavia, dopo la delibera di Giunta di maggio 2010, il ddl si è arenato.
Al Comitato Pugliese, che il 28 dicembre scorso aveva indetto un presidio sotto la Regione per sollecitare l'approvazione della legge, l'assessore Amati garantiva: la legge sarebbe andata in Consiglio entro gennaio, con alcuni emendamenti finalizzati a blindarla contro eventuali impugnazioni del Governo Berlusconi: "Si può procedere ad affidamento diretto del servizio in virtù della particolare conformazione geomorfologica del territorio; è un principio conforme alla legge che la Corte Costituzionale ha ritenuto immune da censure". Però gli emendamenti annunciati vanno molto oltre gli accorgimenti previsti: per esempio, non compare il riferimento alla risoluzione Onu e invece figura il richiamo all'art 23 bis, proprio quello oggetto di referendum; inoltre si prevede di affidare all'AqP ripubblicizzato "la parte più importante della propria attività" e a "società miste" le attività "in stretta conseguenza". Queste e altre modifiche appaiono molto rischiose e suscitano non poche perplessità.
Il fatto è che una legge, se non approvata, rimane poco più che "intenzione" politica.
Davvero questa empasse dipende unicamente da difficoltà burocratiche? Possiamo dimenticare che l'AqP s.p.a. fu opera del Governo D'Alema? Che il capogruppo Pd presentò una mozione per spingere sulla privatizzazione? Che recentemente il capogruppo di Sel ha fantasiosamente proposto di votare, contestualmente alla legge di ripubblicizzazione, un o.d.g. che ne congeli gli effetti? Che sul referendum vi è un silenzio inquietante degli esponenti del più importante partito di maggioranza regionale? Che si tratta del più grande acquedotto europeo?
A questo punto, con i referendum abrogativi alle porte, non vi sono margini per ulteriori dilazioni, che potrebbero nuocere alla limpidezza di una battaglia difficile ma anche entusiasmante quale quella referendaria. Dunque, la Regione Puglia è in grado di legiferare in contrasto con il Governo nazionale, lo faccia, e avrà il sostegno pieno di Rifondazione Comunista, del movimento e dei tanti cittadini/e che hanno affollato i banchetti delle firme e votato il governatore dell'acqua; se viceversa non ve ne sono le condizioni, lo si dica chiaramente, si evitino mediazioni al ribasso e si attenda l'esito dei referendum.
In tal caso sarà la volontà popolare a restituire l'acqua e i servizi pubblici, non solo in Puglia, alle comunità.

Tonia Guerra (segreteria Prc Puglia)


02/03/201

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