martedì 8 marzo 2011

Diritti, non mimose



In questo ennesimo carnevalesco 8 marzo in cui i misogini possono trasvestirsi con le mimose e il profumo dei fiori può far dimenticare la puzza dei diritti negati, per fortuna qualcuno ricorda che cosa viene ancora oggi negato ad una persona perché donna.

Dal sito: Se non ora quando

C’era una volta una legge.
Ora, naturalmente, non c’è più.

La legge 188 del 17 ottobre 2007 era nata per impedire la pratica delle cosiddette dimissioni in bianco, un vero e proprio abuso di potere compiuto nei confronti di lavoratrici e lavoratori.
Cos’ è la dimissione in bianco? È una lettera di dimissioni volontarie, senza data, che il datore di lavoro può far firmare al lavoratore al momento dell’assunzione.
La data è in bianco perché… verrà messa successivamente. Quando quella ragazza sarà incinta, per esempio, o quando quel ragazzo avrà avuto un infortunio o una lunga malattia.
Che questa pratica sia diffusa è confermato dai dati delle Acli, dell’Isfol e dagli uffici vertenze del sindacato. Le giovani donne sono le più colpite.

L’obiettivo dell’abuso è quello di aggirare il divieto di licenziamento che vige nel nostro ordinamento in assenza di giusta causa e giustificato motivo (art.18 dello statuto dei lavoratori).

La legge 188 del 17 ottobre 2007 aveva una funzione preventiva: le dimissioni volontarie, per qualunque tipologia di rapporto di lavoro, dovevano essere date esclusivamente su moduli numerati progressivamente. Avendo una scadenza di quindici giorni, i moduli non potevano essere compilati prima del loro utilizzo.
Era una legge semplice ed efficace, priva di costi. Quando fu presentata si cercò il consenso delle donne di centro sinistra e di centro destra. Venne votata all’unanimità alla Camera e a maggioranza al Senato, dove l’opposizione principale fu condotta dall’allora senatore e oggi Ministro del lavoro Maurizio Sacconi.

Nel giugno 2008 il governo Berlusconi, appena insediato, ha abrogato la legge.

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