mercoledì 8 aprile 2009

Lavorare stanca, ma il precariato e la disoccupazione non fanno bene



Da PIEMAS
Se lavorare stanca, come affermava Cesare Pavese, o addirittura di lavoro si può morire, certamente la disoccupazione e il precariato non fanno bene alla salute.
Quello che è successo a Gravina di Puglia è una storia triste ma soprattutto emblematica della profonda crisi del settore occupazione che da troppi anni affligge e devasta il nostro Paese sia sul piano occupazionale sia su quello umano. Una storia che coinvolge tutti da vicino e spiega le ragioni di un malessere profondo.
La notte di capodanno un disoccupato di 44 anni si è sparato alla fronte con una pistola semiautomatica. L’uomo aveva svolto saltuariamente vari lavori occasionali, ed era stato guardia giurata. L’Enel gli aveva interrotto la fornitura di energia elettrica alla sua abitazione a causa delle bollette non pagate. Per ovvi motivi l’uomo aveva grossissimi problemi economici.
La stessa notte di capodanno, anche un giovane disoccupato della montagna pistoiese ha deciso di togliersi la vita. Andando a ritroso nel tempo, nel marzo 2008 un disoccupato di 48 anni si era impiccato sul lungomare di Ospedaletti (Imperia). L’uomo aveva attaccato la corda ad una ringhiera e poi si era lanciato nel vuoto.
Questi sono soltanto alcuni episodi che ho voluto accennare anche se essi si meriterebbero una trattazione più approfondita e su uno spazio decisamente più influente dato che nei giornali e telegiornali tale notizia non è stata affatto menzionata, o se è stata menzionata la si è potuta trovare nelle pagine interne senza menzionarla nella prima pagina.

La disoccupazione è una condizione fortemente sfavorevole per la salute, anche quando il coniuge lavora la salute mentale peggiora notevolmente e si evidenzia un eccesso di rischio di mortalità generale dell’88% rispetto alla popolazione complessiva.
Le conseguenze più rilevanti sono : l’estremo disagio, lo stress e la marginalità sociale con eccessi di morti per suicidio, cirrosi, malattie psichiche cardiocircolatorie ecc…
Occorre rilevare che il rischio di mortalità cresce all’aumentare della disoccupazione ed è molto più marcato per i disoccupati con una bassa scolarità.
Tra i disoccupati va rilevata una specifica causa di morte che gli accomuna: il suicidio; tra i disoccupati nel 1982 il tasso era pari al 17.8%, nel 1991 era al 36.5% e 32.8% nel 1994.
Mentre in passato, nel ’29, vivere in una economia di mercato, appartenere ad una bassa classe sociale ed essere disoccupati significava trovarsi in condizioni di povertà e miseria ed essere privi delle risorse minime di sussistenza, oggi la mancanza di lavoro tende ad assumere un connotato esistenziale, più che materiale con la perdita dell’identità e del ruolo sociale.
Non è semplice stabilire un nesso causale tra disoccupazione e salute, anche se tre sembrano essere i principali meccanismi con cui la disoccupazione agisce sulla salute:
1.La povertà;
2.la disoccupazione come evento di vita stressante;
3.la disoccupazione come modificatore del comportamento.

Il tasso di suicidio a livello mondiale è cresciuto del 60% negli ultimi 45 anni.
La condizione di disoccupazione non riguarda solo l’individuo ma anche i suoi familiari, le comunità e l’intera società.

Fonti: Morrone, Mariani “Disoccupazione e salute”
Fai Notizia – Tasso di Suicidio
Corriere Fiorentino.it . Si uccide l’ultimo giorno dell’anno del 2/01/2009.
Il secolo XIX (Imperia). “Non trovo lavoro” disoccupato si impicca del 5/03/2008.

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