giovedì 28 ottobre 2010

Passi avanti in regione per l'acqua pubblica senza se e senza spa





Cominciata nelle commissioni competenti la discussione sull'Aqp


Acqua pubblica, ma meglio diremmo gestione pubblica del bene acqua, o come li definisce l’assessore ai lavori pubblici, Fabiano Amati, “i principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”.

Bene. Su questa materia è cominciata la discussione nelle due commissioni congiunte (seconda e quinta), inimmaginabile pensare di liquidare in un’unica seduta il via libera su un tema che ha infuocato la campagna elettorale e che continua ancora oggi a mietere dissenso fra le coalizioni.

Certo non si può dividere il mondo in due fazioni quella che vuole l’acqua pubblica e quella che, invece, vuole privatizzare un bene che nella sua essenza intrinseca non può che essere di tutti.

Il problema è politico e lo ha spiegato il presidente del gruppo Sel Michele Losappio, quando ha affermato che “questo tema non è un dettaglio per noi, ma una questione qualificante del nostro programma, sulla quale abbiamo avuto il consenso dalla maggioranza dei pugliesi”.

E per la verità l’apprezzamento su questa iniziativa è arrivato anche dal 90% delle associazioni, enti locali, sindacati rappresentanti della società civile, ascoltati dalle commissioni. Un dato che il presidente della seconda commissione, Giovanni Brigante, ha sottoposto all’attenzione dei consiglieri, come “argomento interessante che ci deve spingere ad andare avanti su questo binario”.

Problema politico dicevamo, che il presidente del Pdl, Rocco Palese, riesce a ricondurre attraverso il ragionamento in un clima meno da stadio così come invece ad un certo punto sembrava stesse scivolando la discussione. Ma come abbiamo detto il tema è caldo e “i manifesti affissi durante la campagna elettorale sull’acqua gratis a tutti, gridano giustizia” – hanno tuonato Massimo Cassano e Ignazio Zullo.

Il timore di Palese è di natura legislativa. “Questa norma – dice Palese – confligge con le norme nazionali, ma soprattutto si inserisce in un quadro generale già pasticciato dal ricorso alla Corte costituzionale in essere. Se poi come è presumibile, il governo romano dovesse andare a sua volta a ricorrere alla stessa Corte, nel momento in cui verrà approvata la legge, tutto ciò renderà veramente ingestibile il contesto”.

“Comprendo che questa è una scelta ideologica – ha continuato Palese – ma soffermiamoci comunque a fare delle considerazioni di conformità legislativa soprattutto dell’impatto che questa legge avrà sulle casse delle Regione”.

Si ritorna sull’argomento la prossima settimana, i presidenti Giovanni Brigante e Donato Pentassuglia hanno aggiornato la seduta. (pat.sga.)


Fonte: Consiglio Regionale

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