martedì 5 marzo 2013

Il Mancato rispetto esito referendario arriva davanti ai giudici di pace

                                           
                                         CAMPAGNA DI OBBEDIENZA CIVILE
                       Il mancato rispetto esito referendario arriva davanti ai giudici di pace, 
causa pilota anche ad Altamura

Nei prossimi giorni AQP S.p.A. sarà chiamato a rispondere davanti ai Giudici di Pace pugliesi della mancata attuazione del secondo quesito referendario. Verranno, infatti, trattate le cause incardinate davanti ai giudici di pace di Bari, Altamura e Ginosa con cui i legali del Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua hanno chiesto di accertare il diritto dei cittadini alla restituzione di quanto indebitamente percepito da AQP S.p.A. a titolo di remunerazione del capitale investito e ottenere, così, la effettiva attuazione del secondo quesito referendario.
Il secondo quesito referendario chiedeva di abrogare la disposizione del d.lgs 152/06 (TU ambiente) che garantiva, in capo al gestore, un profitto del 7% a titolo di remunerazione del capitale investito.

Sebbene l'abrogazione del disposto normativo sia datata 21 luglio 2011 (giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del D.P.R. n.116, del 18.07.2011 che sanciva l'esito referendario), a tutt'oggi l’Acquedotto Pugliese S.p.A. continua a caricare tale voce sulla tariffa, eludendo, di fatto, la volontà popolare espressa con l'altissimo quorum raggiunto dai referendum sulla gestione dell’acqua e gli altri servizi pubblici locali.

Un comportamento inaccettabile che non è mutato nel tempo e nonostante la capillare mobilitazione messa in campo con la campagna di “Obbedienza Civile - il mio voto va rispettato”, attraverso le migliaia lettere di richiesta di applicazione dell’esito referendario (inviate anche all'Autorità Idrica Pugliese, ex ATO) con contestuale diffida nel continuare ad applicare tariffe fuori legge, nonché manifestazioni e mobilitazioni cittadine su vari livelli. Tutto questo ci ha costretti ad adire le vie legali.

Indipendentemente dall'esito delle singole azioni giudiziarie, tale iniziativa rappresenta il tentativo di riaffermare la legalità offesa dai provvedimenti del governo regionale (come nazionale) e delle autorità, in particolare dell'AEEG (Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas), che, in spregio ai risultati del referendum e al voto espresso da oltre 27 milioni di italiani, continuano a ritenere ammissibile il profitto sull'acqua.
La ripubblicizzazione dei servizi idrici e la esclusione del profitto dalla gestione rappresentano due necessari baluardi di democrazia e rispetto della dignità umana soprattutto in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo in cui alcune forze politiche giungono a mettere in discussione anche i diritti basilari di cui è simbolo e estremo confine quello all'acqua.

Per questo motivo tutti i cittadini sono invitati a contattare con il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune" (segreteriareferendumacqua@gmail.com) per le iniziative informative e di sensibilizzazione che si svolgeranno partire dal 22 marzo, Giornata Mondiale dell’Acqua, e in concomitanza alla discussione della causa civile presso il Tribunale Civile di Ginosa.
Nel mese di marzo si terranno altre udienze presso il Tribunale di Bari e di Altamura.

Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

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