venerdì 27 luglio 2012

L'Ilva e le pecore



“Chi gestiva e gestisce l’Ilva ha continuato in tale attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza”(GIP di Taranto).

Nei giorni in cui Taranto (finalmente) viene posta crudelmente dinanzi al bivio MORTE DI FAME o MORTE PER AVVELENAMENTO il nostro pensiero non va agli operai, ma ai contadini, agli allevatori, ai pescatori e mitilicoltori del capoluogo jonico.
Nelle ore in cui quasi tutti si schierano con gli operai chiedendo che l'ILVA non chiuda, noi pensiamo a tutti quei campi, quei pascoli, quelle pecore, quelle mucche, quelle cozze e quei pesci avvelenati dall'attività dell'ILVA. Pensiamo alle mamme il cui latte presenta tracce di diossina, pensiamo alle famiglie del rione Tamburi. Sono queste le prime vittime dell'ignavia dei politici che ancora oggi dichiarano che CHIUDERE L'ILVA NON HA SENSO (Clini, ministro). In effetti un senso ce l'avrebbe qualora fosse fatta fuori ogni forma di vita tarantina.
Le immagini del video sopra (girato a giugno 2012) nel mare di Taranto dovrebbero essere fatte vedere a chiunque si accinga a parlare di connubio ILVA e ambiente.
Evidentemente si tratta di un ossimoro poichè non si tratta solo di adeguare gli impianti: la diossina e le altre schifezze riversate in aria, terra e mare si sono accumulate e necessitano di secoli per "dissolversi".

Ancora una volta c'è voluta la magistratura a cercare di togliere le fette di prosciutto dagli occhi dei politici comunali, provinciali, regionali e nazionali. Le immagini che da anni fanno il giro del mondo via web non sono state in grado di farlo.

Riceviamo e condividiamo con i nostri lettori il comunicato di Medicina Democratica sulla vicenda di Taranto. Ci rispecchiamo nella loro analisi.

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