La corte costituzionale nella sentenza di ieri 20 luglio 2012 ha sancito qualcosa che era chiaro a noi tutti: l'esito referendario non può essere aggirato com'è stato fatto finora da Berlusconi (agosto 2011 leggi qui) e da Monti qualche mese fa. La volontà di 27 milioni di italiani va rispettata e l'obbligo di privatizzare i servizi pubblici locali (gestione rifiuti e trasporti) sbandierato anche da qualche politico del c.d. centro-sinistra, sostanzialmente non esiste perchè è stato cancellato dal referendum del giugno 2011.
La sentenza è un sano bicchiere d'acqua per quanti, assetati di legalità e di democrazia, nella terra di Tristalia, cominciavano a dubitare dell'utilità del Referendum.
E' appena il caso di ricordare che l'altra faccia del referendum riguardava quell'8,24 % che ancora a noi pugliesi (e non solo) viene chiesto di pagare (illegittimamente).
DUNQUE, NO ALLA PRIVATIZZAZIONE
e NO ALLA REMUNERAZIONE DEL CAPITALE IN BOLLETTA.
Da oggi siamo ancora più forti e continueremo a raccogliere lettere di diffida nei confronti di AQP SpA.
Stefano Rodotà, Ugo Mattei e Alberto Lucarelli - tra gli estensori dei quesiti referendari sull'Acqua -erano a capo di un gruppo di giuristi i quali "suggerirono" al governatore Vendola dalle pagine del Manifensto di fare ricorso per l'incostituzionalità dell'art. 4 del decreto legge 138 del 13 Agosto 2011, con il quale, il Governo Berlusconi, calpestava il risultato referendario e rintroduceva la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Al ricorso della Puglia seguirono quelli di Lazio, Marche, Emilia Romagna, Umbria e Sardegna.
Non si esagera dicendo che questa è una sentenza storica perché in concreto denuncia e elimina una clamorosa frode del legislatore. Nella sentenza infatti si dice esplicitamente che i vari decreti in materia hanno riprodotto parti delle norme abrogate col referendum, addirittura rendendole più restrittive, violando così l'articolo 75 della Costituzione. Inoltre i giudici scrivono che le nuove discipline in materia sono contraddistinte da «identica ratio ispiratrice» di quelle abrogate col referendum. In primo luogo, dunque, è stata ripristinata la legalità costituzionale...
Con questa nettezza, non era mai stato affermato il diritto del cittadini di veder rispettato il referendum .
(Stefano Rodotà su "il Manifesto" di oggi 21 Luglio 2012, intervista di Eleonora Martini)COMUNICATO STAMPA
FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA
Grande vittoria dei movimenti, la Corte Costituzionale fa saltare le privatizzazioni di acqua e servizi pubblici locali
Oggi, 20 Luglio, la Corte Costituzionale restituisce la voce ai cittadini italiani e la democrazia al nostro Paese.
Lo fa dichiarando incostituzionale, quindi inammissibile, l'articolo 4 del decreto legge 138 del 13 Agosto 2011, con il quale, il Governo Berlusconi, calpestava il risultato referendario e rintroduceva la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Questa sentenza blocca anche tutte le modificazioni successive, compresa quelle del Governo Monti.
Lo fa dichiarando incostituzionale, quindi inammissibile, l'articolo 4 del decreto legge 138 del 13 Agosto 2011, con il quale, il Governo Berlusconi, calpestava il risultato referendario e rintroduceva la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Questa sentenza blocca anche tutte le modificazioni successive, compresa quelle del Governo Monti.
La sentenza esplicita chiaramente il
vincolo referendario infranto con l'articolo 4 e dichiara che la legge
approvata dal Governo Berlusconi violava l'articolo 75 della
Costituzione. Viene confermato quello che sostenemmo un anno fa, cioè
come quel provvedimento reintroducesse la privatizzazione dei servizi
pubblici e calpestasse la volontà dei cittadini.
La sentenza ribadisce con forza la
volontà popolare espressa il 12 e 13 giugno 2011 e rappresenta un monito
al Governo Monti e a tutti i poteri forti che speculano sui beni
comuni. Dopo la straordinaria vittoria referendaria costruita dal basso,
oggi è chiarito una volta per tutte che deve deve essere rispettato
quello che hanno scelto 27 milioni di italiani: l'acqua e i servizi
pubblici devono essere pubblici.
Si scrive acqua, si legge democrazia!
Nessun commento:
Posta un commento