martedì 14 dicembre 2010

il fotovoltaico fotoVoltato a schifìo


In questi giorni si parla molto in Puglia degli enormi interessi della criminalità organizzata nel settore delle energie alternative che specie da noi stanno diventando una valida "alternativa" al traffico di droga. L'allarme lanciato da Pisanu sulle infiltrazioni mafiose nella Green Economy ha svegliato gli ultimi addormentati (veri e/o presunti).
Già, perchè i fatti di cui Pisanu parla oggi, in realtà sono stati attenzionati da Cosimo Forina (Gazzetta del Mezzogiorno), da Carlo Vulpio (Corriere della Sera), Gianni Lannes (giornalista free lance alla cui vita hanno attentato diverse volte e cui recentemente è stato oscurato il sito internet (www.italiaterranostra.it >>> sito di emergenza: congiannilannes.blogspot.com)...
Facciamo questi nomi perchè sono tutti pugliesi, perchè fanno il loro mestiere scrivendo sempre fatti, nomi, cognomi, luoghi... Magari queste persone fanno fatica a verdersi pubblicati i loro pezzi, magari è scomodo averli ospiti nei convegni politically correct presidiati dai politici di ogni colore, magari cercano di zittirti con le cattive o (cosa peggiore) con le buone.
Ma i loro racconti, e non sono i soli, ci sono e chi non sa, non vuole sapere.

In puglia, il fotovoltaico è stato fotoVOLTATO. Tra Gravina e Poggiorsini, ettari ed ettari di terre fertilissime sono state rivestite di pannelli di silicio. Molti dicono: ma che male c'è! E' energia pulita, no?! Noi rispondiamo:
sì, se non occupassero altro suolo;
sì, se rendessero economicamete indipendenti le abitazioni;
sì, se non fosse un modo per dare l'assalto ai fondi pubblici da parte dei soliti noti
sì, se alla base di tutto ci fosse l'amore per la propria terra;
sì, se queste scelte scellerate non mettessero in discussione la sovranità alimentare dei nostri paesi sottraendo terra alla coltivazione del cibo.

Per capire cosa c'è dietro i c.d. conto energia leggete questo paragrafetto

La truffa del fotovoltaico (fonte: controtuttelemafie.it)

La psicosi del risparmio energetico ha scatenato la disperata ricerca della fonte energetica alternativa che consente di liberare i cittadini da questa schiavitù. Tra gli investimenti maggiormente pubblicizzati da una rete di imprese, associazioni e banche figura come primario quello dell'impianto fotovoltaico, godendo di un sistema di incentivazione particolare: il conto energia. Il caro petrolio ha lanciato la psicosi del risparmio energetico e ha scatenato la disperata ricerca della fonte energetica alternativa per uscire dal circolo vizioso dei rincari insostenibili. Cominciano così ad accreditarsi sempre più le fonti di energia alternative, sostenute da una politica promossa dall'Unione Europea e dagli stessi governi di incentivi per abbattere le emissioni di CO2 nell'atmosfera, come sancito dal Trattato di Kyoto. Tra gli investimenti maggiormente pubblicizzati da una rete di imprese, associazioni e banche figura come primario quello dell'impianto fotovoltaico, godendo di un sistema di incentivazione particolare. In particolare, il Decreto Ministeriale del 19 febbraio 2007, ha previsto una procedura amministrativa in virtù della quale viene concesso una forma di finanziamento, mediante il pagamento ad una tariffa fissa, l'energia prodotta mediante il proprio impianto fotovoltaico. In tal modo, il Ministero dell'Ambiente decide di trasferire al proprietario dell'impianto, nonché assegnatario del progetto di finanziamento, una cifra annuale commisurata alla capacità energetica dell'impianto, remunerando l'elettricità prodotta dall'impianto per un certo numero di anni. Stiamo parlando del progetto "conto energia" che va a ripagare con un piano di ammortamento l'acquisto degli impianti già acquistati, funzionanti e connessi alla rete elettrica di distribuzione della casa, predisponendo degli appositi contatori che indicano non solo l'energia consumata ma anche quella prodotta. Ovviamente viene prevista anche la possibilità di poter vendere alla rete nazionale energetica il surplus prodotto, acquistando un credito nei confronti dell'Enel. La norma in sé sembra conveniente e allettante, considerando che riconoscerebbe ad una famiglia media di 4 componenti, che costruisce un impianto di 4 Kw, un finanziamento di 2500€ all'anno, a cui occorre aggiungere il risparmio energetico derivante dal mancato pagamento di bollette energetiche e gas.

Di fatto, per applicare tale norma è stato costruito un contorto sistema che vede imprese, banche e assicurazioni coinvolte in una rete viziosa allo scopo di trarre ovviamente un guadagno dall'incentivazione statale ad acquistare impianti fotovoltaici. I soggetti promotori del progetto sono il più delle volte società, spesso con una struttura multilevel, che si fanno carico delle pratiche di progettazione ingegneristica e civile dell'impianto, nonché del montaggio e del collegamento dello stesso alla rete di distribuzione interna e nazionale. Costruiscono a tal fine una rete di agenti che - come i nostalgici rappresentanti degli elettrodomestici e casalinghi - propongono al cliente la costruzione di un impianto fotovoltaico a costo pari a zero, grazie alla possibilità di usufruire degli incentivi statali. In realtà, in una seconda fase del colloquio, l'agente spiega che al momento dell'acquisto dell'impianto, viene sottoscritto un "mutuo chirografario" di 20 anni, ad un tasso del 5-6%, grazie al quale la Banca anticipa l'intera somma del costo dell'impianto e poi si rifà sulle somme trasferite dal Ministero.

Il punto critico viene allo scoperto proprio esaminando questo "piccolo" particolare, in quanto l'acquisto dell'impianto implica direttamente la sottoscrizione del mutuo, ma non necessariamente l'attribuzione degli incentivi statali, la cui concessione si ha solo dopo che l'impianto diventa funzionante e deve comunque scontare la valutazione delle condizioni esistenti. Nel momento in cui, dunque, acquistate l'impianto verrà subito acceso il mutuo, che non sarà collegato alla pratica inoltrata presso il Ministero: i due contratti vengono ad esistere in momenti diversi, e le vicende dell'uno non posso influire l'esito dell'altro. In altre parole, qualora lo Stato non conceda il finanziamento o interrompa il trasferimento perché "le quote energetiche" sono state tutte aggiudicate, il mutuo non cesserà di esistere e incomberà sul soggetto che lo ha sottoscritto, unico e solo debitore "chirografario", ossia responsabile personalmente e con i suoi beni. Nel meccanismo è stata prevista anche una forma di "copertura assicurativa" in caso di furto o di guasto dell'impianto, che potrebbero portare all'interruzione dei trasferimenti dello Stato: in questo caso occorre aggiungere l'ulteriore costo della componente assicurativa. Stesso discorso vale per la manutenzione e per la garanzia dell'impianto, in quanto l'impresa dà una copertura di oltre 20 anni per alcune componenti, mentre per altre la garanzia non può essere superiore a 10 anni considerando che alcuni componenti - come l'inverter che consente di convertire l'energia continua in energia alternata come necessita al sistema elettrico. Allo stesso modo, la garanzia non è collegata al mutuo, in quanto qualora il guasto non rientri nelle clausole previste né dall'assicurazione né dalla garanzia, il debito della banca resta lì, e deve essere pagato in ogni caso.

Infine, stiamo parlando di impianti che costituiscono una tecnologia "vecchia", risalente agli sessanta, e che in quanto tale dovrebbe essere venduta ad un prezzo di mercato ragionevole, oltre ad aver coltivato esperienza e conoscenza tale da poter far fronte ad ogni inconveniente. Nella realtà gli impianti fotovoltaici vengono venduti a prezzi molto elevati, per circa 7 mila euro ogni Kw di potenza, senza tuttavia garantire che la potenza dell'impianto rimanga nel tempo immutata e non sia sottoposta a degrado, e molto spesso le società comprano dei materiali scadenti per rivenderli ad alte tariffe, con costi che vanno alle stelle se si considera che dovranno alimentare la multilvel, le Banche e le assicurazioni. È chiaro che, dietro al fotovoltaico - entrato nell'immaginario collettivo come una fonte di energia alternativa ed ecologica - hanno costruito un sistema intenzionalmente contorto e complesso per fare, ancora una volta, dell'energia un business, ai danni dei cittadini e dello Stato stesso.

Per quanto possa essere giusta e solida la motivazione di fondo della norma, il modo in cui viene applicata è sbagliato, è poco trasparente e potrebbe rivelarsi una vera e propria truffa, per far girare la macchina bancaria e delle multilevel. Poteva essere elaborato un qualsiasi altro sistema, come un diretto coinvolgimento dell'Enel, che avrebbe beneficiato degli incentivi, oppure avrebbe messo nel conto di ammortamento il risparmio delle bollette, senza richiedere così l'intervento di una banca. D'altronde se il sistema era davvero conveniente, funzionale ed efficiente, avrebbe avuto una pubblicità su larga scala, e avrebbe preso piede tra la popolazione in poco tempo. Invece sono anni che non si muove nulla, e in questi ultimi mesi l'unica cosa che sono riusciti a muovere sono stati - come sempre d'altronde - i mutui, i debiti, i finanziamenti. Allora ci chiediamo perché l'Enel non comincia già da domani a fornire ad ogni famiglia un impianto fotovoltaico, acquistando dai cittadini l'energia, investendo così della "produzione diffusa" e non in quella concentrata in obsolete centrali termoelettriche. Molto spesso abbiamo risposto a questa domanda dicendo che "vi sono grandi interessi delle lobbies petrolifere" che impedisce il diffondersi di tecnologie differenti. La triste realtà tuttavia fa capire che questo è un grande alibi, che il problema di base siamo noi stessi, i nostri governi, le nostre imprese, che complicano una cosa così semplice solo per speculare, per lucrare sulla speranza dei cittadini di uscire dall'incubo del petrolio e del gas. I mutui, le multilevel: non sono questi i mezzi che porteranno i popoli ad ottenere energia libera, perché sono strumenti di potere.

I clan pugliesi mettono le mani sul business della «green economy». Se fino a poco tempo fa c’erano dubbi, ora c’è più di un indizio che ha superato lo step del mero sospetto, arrivando a un passo dalla «prova». L’allarme arriva direttamente dal presidente della commissione parlamentare antimafia, Beppe Pisanu, al termine della «missione» di due giorni in Puglia del 10 dicembre 2010. Il senatore parla per oltre mezz’ora, in Prefettura, rispondendo a una serie di domande dei giornalisti.

Un argomento suscita subito l’attenzione ed è il riferimento agli affari nell’energia pulita. I clan acquistano e rivendono terreni dove collocare la pale eoliche o un parco fotovoltaico che gestiscono anche in proprio attraverso società prestanome: «Non chiedetemi altro, sono vincolato al segreto istruttorio», taglia corto Pisanu che conferma l’esistenza di indagini sulla piovra dell’energia da fonti rinnovabili. Il presidente non indica aree specifiche, ma è evidente che il fenomeno non può riguardare solo il Gargano, zona regina per l’eolico, e dove «la criminalità tende ad assumere forme più oculate di controllo del territorio e caratteristiche di vera e propria mafia». Del resto, la Puglia è la regione italiana con la più alta potenza di eolico, quindi va da sè che la criminalità fiuti l’affare e cerchi di approfittarne, chiosa il presidente dell’organismo bicamerale. Ma di eolico e fotovoltaico a iosa vi è anche nel Salento. Come a iosa sono le polemiche in fazioni contrapposte nello stesso marasma ambientalista salentino.

Pisanu ha parlato anche di borghesia mafiosa facendo riferimento a quel salto di qualità che vede la regione proiettata nell’olimpo di quei territori dove i colletti bianchi trovano terreno fertile. È il caso del riciclaggio di denaro sporco alimentato da connivenze e collusioni con una platea di professionisti che hanno ammodernato il modus operandi delle organizzazioni criminali, sempre più propense a far tacere le armi per poter operare sottotono.

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