I referendum non sono tutti uguali! Infatti mentre a Berlino si da (giustamente) seguito al risultato di un referendum sull'acqua del 2011 (leggi qui) riprendendosi la gestione (pubblica) del servizio idrico, in Ita(g)lia lo stesso sull'ACQUA viene BELLAMENTE
ignorato soprattutto in quello che era il messaggio politico più forte e
chiaro: FUORI I PROFITTI DAL BENE ACQUA, L'ACQUA SIA GESTITA DA ENTI
PUBBLICI (e partecipati dai cittadini).
L'ultima perla di questa triste vicenda ce la regala l'Autorità Idrica Pugliese che nonostante le rassicurazioni durante un incontro con il Comitato Pugliese AcquaBeneComune, qualche settimana fa comunica che procederà con la restituzione di quanto pagato ingiustamente dai cittadini pugliesi per il solo periodo luglio-dicembre 2011. E PER IL PERIODO SUCCESSIVO? Niente!
NON CE LA DANNO A
BERE
Dopo due anni ancora
inattuato il referendum
Apprendiamo con sconcerto che anche l'AIP (Autorità Idrica Pugliese)
ha lasciato che l'AEEG (Autorità Energia Elettrica e Gas) producesse l'ennesima
truffa ai cittadini in merito all'attuazione del secondo quesito del referendum
del 12 e 13 Giugno 2011.
Con la delibera n. 26 del 16.07.2013 - trasmessa a fine agosto anche
al Comitato Pugliese "Acqua Bene Comune” - l'AIP ha, infatti, avviato il
procedimento di attuazione alla delibera AEEG del 25 giugno 2013 che stabilisce
le modalità di restituzione della remunerazione del capitale investito
garantita ai gestori dall'art. 154 comma 1 del Decreto Legislativo 152/06, abrogato dal secondo quesito.
Anche per la Puglia, dopo oltre due anni dal travolgente risultato
referendario, si prospetta quindi un'attuazione parziale e scorretta
dell'esito referendario: ad essere oggetto di restituzione è, infatti, solo
la quota di remunerazione del capitale investito relativa al periodo
luglio-dicembre 2011 e comunque "al netto dei costi finanziari e
fiscali".
Quanto al periodo successivo viene applicato il nuovo metodo
tariffario, approvato nel 2013 ma valido anche retroattivamente (in barba ai
principi espressi dalla giurisprudenza e in particolare dal Consiglio di
Stato); questo metodo reintroduce forme di garanzia sostanzialmente analoghe
alla abolita remunerazione del capitale. Quel
che era uscito dalla porta, viene fatto rientrare dalla finestra.
La gravità del comportamento della AEEG e, conseguentemente,
dell'Autorità Idrica Pugliese e dei Comuni presenti nel Consiglio Direttivo,
nonostante le interlocuzioni chieste ed ottenute con il Comitato, si accompagna
alle dichiarazioni contraddittorie e al silenzio degli amministratori regionali
a cui si continua a chiedere con
forza l'attuazione piena ed effettiva dell'esito referendario.
Il processo di
ripubblicizzazione di AQP SpA è bloccato nonostante i titoli dei giornali all'indomani del referendum. E il governo regionale si ostina nel
rifiutare ogni richiesta di confronto del Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”,
in barba alla propaganda sulla partecipazione della cittadinanza.
Del resto, il DIRITTO
all'acqua è rimasto un mero spot elettorale:
degli interventi a garanzia del minimo vitale non v'è più traccia. E a chi
non può pagare viene interrotta la fornitura idrica.
Eppure il referendum ha dato un segnale chiaro: l'acqua non è una
merce, è un bene comune finalizzato alla tutela di diritti umani fondamentali e
slegati da ogni logica economico-produttivista. La legalità, solidarietà e la
ragionevolezza e non la mera efficienza economica e il profitto devono guidare
gli amministratori a tutti i livelli nella gestione del Servizio Idrico
Integrato.
Invitiamo quindi le
autorità competenti a rivedere le determinazioni assunte e i Comuni e la Regione a rendere effettivo
il diritto all'acqua.
Ai cittadini rivolgiamo ancora un appello per continuare questa battaglia di democrazia per riaffermare la SOVRANITA' esercitata attraverso il referendum.
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