C'eravamo lasciati qualche giorno fa con la notizia del "congelamento" dell'agognata legge regionale per la ripubblicizzazione dell'Acquedotto Pugliese. Il "lodo Losappio" (leggi proposta di approvare la legge "congelandone" gli effetti fino a ...? ) non era piaciuto ai tanti movimenti, associazioni, comitati per l'acqua pubblica raggruppati nel Comitato Pugliese Acqua Bene Comune.
Le novità
La Corte Costituzionale ha bocciato i ricorsi di Regioni Puglia, Liguria, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Marche riguardanti diverse norme del decreto Ronchi sui servizi pubblici locali, in particolare sulla privatizzazione dei servizi idrici.
Una novità, certo, ma non una sorpresa. Il tavolo tecnico paritario che aveva redatto il testo del ddl un annetto fa, aveva già messo nel conto la possibilità di una bocciatura della corte costituzionale, ciò non di meno si era deciso di privilegiare quella parte della dottrina giuridica che, invece, lascia ipotizzare che il servizio idrico possa essere considerato privo di rilevanza economica e quindi disciplinata dagli enti locali. La questione è tutta politica ed è sul piano politico che va portata e affrontata: la direttiva europea Bolkestein del 2006 chiedeva ai paesi membri di individuare quali tra i servizi pubblici locali dovevano essere "a fini di lucro" (rilevanza economica) e quali no.
L'Italia questa distinzione non l'ha mai fatta chiaramente, anzi le zone d'ombra (giuridiche) sono state nel tempo interpretate a favore dei potentati economico finanziari che hanno tutto l'interesse a gestire l'acqua come ogni altra bibita.
"Dobbiamo liberalizzare e privatizzare, perchè è l'Europa che ce lo impone"
Anche il decreto Ronchi è stato accompagnato da questa solfa mistificatoria.
L'ACQUA E' UN DIRITTO e non può considerarsi come una merce qualsiasi da cui trarre profitto. Tanti sono i comuni (tra cui Altamura) che hanno messo nero su bianco questo semplice principio nello statuto comunale. Solo qualche mese fa, oltre 1.400.000 italiani hanno firmato per la campagna referendaria SALVA L'ACQUA. Quella per l'acqua è una battaglia per la democrazia, oltre che per il diritto alla vita.
Qui sotto riportiamo il testo dell'audizione del 18 novembre u.s. del Comitao Pugliese, a cui hanno fatto seguito le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Onofrio Introna, e quelle dell’Assessore alle OO. PP. Fabiano Amati (links in coda al testo).
Oggetto: audizione sul d.d.l. n. 08 del 11/05/2010 “Governo e gestione del Servizio Idrico Integrato. Costituzione dell’Azienda pubblica regionale “Acquedotto pugliese-AQP”.
Gentili Consiglieri,vi ringraziamo per la celerità con la quale avete risposto alla richiesta di incontro da noi inviata lo scorso 12 novembre e ringraziamo i Presidenti della II e V Commissione per averci invitato a questa audizione. Tuttavia, vogliamo far presente che la nostra richiesta riguardava un incontro per un confronto politico con i capigruppo che, dunque, riproponiamo in questa sede, sicuri di un positivo riscontro. Vi comunichiamo che ci aveva molto sorpreso la nota N. 3028 del 10/11/2010 dell’Agenzia di stampa del Consiglio regionale, dalla quale apprendevamo – in seguito al parere dell’ufficio legislativo, chiesto dalle commissioni congiunte - della proposta del capogruppo del SEL, consigliere Michele Losappio, di approvare contestualmente al DDL sulla ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese, un ordine del giorno con il quale chiedere una moratoria sugli effetti della legge in attesa del parere della Corte Costituzionale in risposta ad un'eventuale ricorso del governo nazionale.
Tale proposta ci è apparsa singolare poiché già nel corso dei lavori preparatori del Tavolo tecnico congiunto tra Regione Puglia, Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” e Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, era emersa la possibilità che da parte di organi tecnico-giuridici o di forze politiche si sollevassero dubbi e rilievi di incostituzionalità era stata già vagliata, e si era comunque di comune accordo deciso di procedere alla stesura del ddl,contenente principi costituzionalmente cruciali condivisi da tutte le componenti del Tavolo tecnico, compresa la Regione, principi tra i quali figurava e figura la "non rilevanza economica" dell'acqua in quanto bene comune e patrimonio dell'umanità.
La decisione allora condivisa di procedere nonostante i dubbi possibili di una parte della dottrina giuridico-costituzionale ci è sembrata e ci sembra un atto politicamente rilevante equalificante, e oltretutto non insensato giuridicamente, dal momento che un'altra parte, non certo secondaria, della dottrina, con il supporto di argomentazioni di alto profilo, ha espresso - anche nel corso dei suddetti lavori preliminari del Tavolo tecnico - il proprio parere favorevole circa la costituzionalità del disegno di legge di cui si discute.
Pertanto, non comprendiamo perché le obiezioni circa l'incostituzionalità del ddl, sollevate dall'Ufficio legislativo della Regione, risultino inattese e comunque tali da cogliere impreparate le forze politiche che sostengono l'attuale governo regionale; per meglio dire, ci appare singolare che, benché il "rischio" fosse noto e le possibili obiezioni di incostituzionalità già discusse, in nessuna occasione, da quando il ddl è stato elaborato e poi approvato dalla Giunta e presentato in Consiglio, fosse mai stata ipotizzata una proposta di "sospensione" degli effetti.
Rispetto a questo, e più in generale al processo in corso, vorremo invitare i capigruppo – di maggioranza e di opposizione – a considerare i numeri e i fatti dai quali non si può prescindere per operare scelte politiche.
Oltre 105.000 firme raccolte nella nostra Regione (su oltre 1.400.000 raccolte a livello nazionale) a sostegno del referendum per l’abrogazione delle norme che privatizzano i servizi idrici che è diventato il primo referendum nella storia della nostra repubblica;
La Puglia è stata la prima Regione in cui è stato promosso ed è nato il Coordinamento degli Enti Locali per la Ripubblicizzazione dei Servizi Idrici;
I Comuni che aderiscono al suddetto Coordinamento (e a quello nazionale) sono amministrati da giunte sia di centro-destra sia di centro-sinistra;
Numerosi sono i Comuni – di centro-destra e di centro-sinistra – che hanno approvato delibere dichiarando l’acqua un bene comune e diritto umano inalienabile e il servizio idrico, servizio di interesse generale privo di rilevanza economica, avviando le procedure per l’integrazione dei rispettivi Statuti in tal senso (il primo Comune in Puglia ad aver integrato lo Statuto sancendo che il S.I.I. è un servizio di interesse generale, privo di rilevanza economica è il Comune di Altamura).
Le audizioni dello scorso mese di ottobre sul DDL per la ripubblicizzazione dell’AQP SpA che hanno visto il plauso e la condivisione della stragrande maggioranza delle associazioni (ABAP, ADOC, ANACI, CIA, Federconsumatori, Fare Verde, UNICONS), dei sindacati (CGIL, UGL, UIL) e degli enti (ANCI, ATO, Consorzio di Bonifica di Taranto, Ente di Sviluppo e Irrigazione, Unione dei Consorzi di Bonifica, UPI).
Del resto, proprio ieri è stata depositata la sentenza della Corte costituzionale 325/2010 che rigetta i ricorsi presentati dalle Regioni contro il decreto Ronchi pur confermando, in alcuni passaggi, che non c’è alcun obbligo di procedere alla privatizzazione secondo il diritto comunitario. Secondo la costante giurisprudenza comunitaria spetta al giudice nazionale valutare circostanze e condizioni in cui il servizio viene prestato, tenendo conto, in particolare, dell’assenza di uno scopo precipuamente lucrativo, della mancata assunzione dei rischi connessi a tale attività ed anche dell’eventuale finanziamento pubblico dell’attività in questione (Corte di Giustizia CE, sentenza 22 maggio 2003, causa 18/2001).
Fermo restando che ci riserviamo di approfondire quanto prima i contenuti della sentenza e che dichiariamo fin da ora la disponibilità del prof. Alberto Lucarelli (che ha fatto parte del tavolo tecnico e che è fra i giuristi di riferimento degli EE. LL. che stanno avviando la ripubblicizzazione come la Regione Molise e Marche) a scrivere e presentare una memoria sul tema, non è sul piano giuridico che vogliamo portare la discussione ma sul piano puramente politicochiedendovi di approfondire, alla luce della recentissima sentenza della Corte Costituzionale,l’analisi del DDL per la ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese, al fine di“rafforzarlo” giuridicamente, per poi proseguire nell’iter di approvazione dello stesso (rigettando ogni ipotesi di “congelamento” degli effetti), cosa che in questo momento diventa di fondamentale importanza non solo per la Puglia ma per l’Italia; di farvi portavoce verso i parlamentari delle vostre rispettive parti politiche perché si impegnino nel sostenere l’approvazione del provvedimento di moratoria al c.d. Decreto Ronchi, che posticipi le scadenze fissate, per rendere eventualmente efficaci i termini previsti dalle due leggi citate solo successivamente alla celebrazione del referendum, consentendo, così, ai cittadini di esercitare il proprio diritto costituzionale di esprimere il consenso o il dissenso riguardo ai provvedimenti legislativi sottoposti a referendum; di intensificare il vostro impegno congiunto – a tutti i livelli – affinché la Puglia possa essere la prima regione ad arginare l’onda privatizzatrice e, soprattutto, a dare corso alla nuova politica di gestione pubblica e partecipata dei beni comuni.
Vi chiediamo con forza e a nome dei cittadini, delle associazioni e degli enti locali impegnati per la ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese, di sostenere con lo stesso coraggio e determinazione con cui avete difeso (e continuate a difendere) la nostra terra dal nucleare, di opporvi e difendere una scelta politica che sottragga alla logica del profitto un bene vitale come l’acqua.
A questo intervento sono seguite le dichiaraziondi Amati e Introna (clicca qui)
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