mercoledì 21 maggio 2008

"C'è un tempo per tacere ed uno per parlare" (Ecclesiaste 3.7)



ROBA NOSTRA: le storie di malaffare raccontate da Carlo Vulpio

Altamura: settantamila abitanti la città del pane e dell’homo abusivus: al primo posto in Puglia e tra le prime dieci nella classifica nazionale per numero di abusi edilizi. “Per piangere tutti i posti vanno bene. Ma questo, in Puglia, nel cuore delle Murge, altopiano di rocce millenarie, va benissimo”. Lo scrive Carlo Vulpio in “Roba nostra”, presentato pochi giorni fa alla fiera del Libro di Torino, un libro in cui cognomi illustri e fatti spesso sconosciuti squarciano il velo sullo spreco della nostra terra, del nostro sud. Spreco di denaro pubblico che arriva nelle tasche dei soliti e pochi noti. Spreco di terra, per cui nessun risarcimento sarà mai sufficiente: accade sulla Murgia avvelenata, avviene nelle acque della Calabria dove sono stati investiti miliardi per depuratori mai costruiti. Spreco di futuro, come sta accadendo a Spinazzola: Grottelline sarebbe un sito archeologico se destra e sinistra non avessero consegnato alla solita Tra.de.co., sotto la sigla ATI Cogeam, il sito per trasformarlo in discarica. Ma se siamo riusciti a “dimenticare” le Orme dei dinosauri e l’homo arcaicus possiamo dimenticare anche il più antico insediamento neolitico di Puglia. Carlo Vulpio, giornalista altamurano de il Corriere della Sera, non potrà certo dormire sonni tranquilli se Roba Nostra avrà il successo che merita. Lo insegna Saviano: di certe cose puoi parlare ma se quello che dici comincia ad essere letto da troppe menti potresti avere dei problemi. Ci sono interessi che non si dovrebbero toccare. L’ha scoperto Clementina Forleo (trasferita da Milano per incompatibilità ambientale). Chi legge il giornali o ascolta la tv non ha capito un granché della vicenda: chi legge Roba Nostra comincia a pensare che in una “democratura”, una dittatura mascherata da democrazia, come la definisce Carlo Vulpio, le persone che tentano di fare il proprio lavoro siano sempre più in pericolo. Alla Forleo minacce, lutti familiari non proprio cristallini e a De Magistris l’avocazione delle indagini. E non sono i soli. Il motivo? Aver voluto indagare sui criminali in giacca e cravatta sui white collar criminals, su quella mafia senza coppola che sa oliare sempre gli ingranaggi giusti e ottenere finanziamenti milionari da incamerare nelle proprie tasche. Tanto a pagare siamo noi. E i giornalisti maleducati come Vulpio, sotto processo per concorso esterno in associazione a delinquere per la diffamazione, un mostro giuridico di difficile comprensione basato anche sulle accuse del sindaco Buccico, che è tra i destinatari degli strali del giornalista. C’è di che discutere. Non è possibile riassumere le 254 pagine di Roba Nostra, pubblicata dal Saggiatore, ma è possibile darvene la chiave di lettura, intravedere lo sforzo di mettere insieme quella pletora di cognomi e fatti e sigle e cercare di non dimenticare, di raccontare i fatti guardandoli in profondità. Peccato che ci voglia un libro per raccontare certe storie, peccato sentir dire a Carlo Vulpio che “tutto quello che si può scrivere ancora sui libri non lo puoi scrivere sui giornali o non lo puoi scrivere in quei termini”.
“Questo libro nasce da un’urgenza – continua Vulpio – quella di “vomitare” quello che so. Non l’ho fatto per il popolo, ma per me. Se poi aiuta a riflettere ne sarei felice…”
Nel clima di “pace” che sembra dominare nelle istituzioni, dove si inneggia al dialogo concentrandosi ancora una volta sulla forma senza più occuparsi della sostanza, ben venga una voce “maleducata” come quella di Vulpio affinché, come dice Travaglio nella sua prefazione, “nessuno, grazie anche a questo libro, potrà più dire di non aver saputo”.
Nell’Italia della “pax” come “pezzo di torta dolce dato ad ognuno dei protagonisti perché occupato a deglutire il dolce dimentichi la parola” forse serve il veleno di Vulpio, che si nutre di fatti e di giornalismo d’inchiesta, quello che si invoca riempiendosi la bocca per poi opporsi quando i pezzi cominciano a scottare sotto le poltrone.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Questo è un esempio di coraggio di un vero guerriero dei nostri tempi, un esempio di sacrificio per l'Altro e di impegno sociale. Non abbiamo altro da fare che prendere esempio da personalità del genere affinchè possiamo generare un onda di coscienza(in realtà occorrerebbe uno tsunami!!) tale che il sistema crolli una volta per tutte. I tempi sono maturi; tutti, chi più chi meno, percepiscono la necessità di un vero e profondo Cambiamento... è ora di fare il nostro dovere a favore dell'evoluzione del pianeta... Coraggio! Buona Fortuna...