giovedì 22 maggio 2014

MILLE BARILI DI PETROLIO NON VALGONO UN SOLO BICCHIERE D'ACQUA


  Lo scorso 5 aprile ad Altamura è nata la Rete Appulo-Lucana SALVA l'ACQUA con l'intento di mettere in comune le battaglie civiche per la difesa del bene comune per eccellenza. Noi siamo felici di farne parte
A poco più di un mese dalla nascita, la rete ha stilato un documento che vi preghiamo di diffondere in ogni dove (sia in internet, sia per strada). In puglia si sa poco di cosa accade alle "sorgenti" del nostro acquedotto. E' bene iniziare ad interessarsi.

Agli inizi di giugno avrà luogo un incontro pubblico organizzato dal Comitato AcquaBeneComune e dalla stessa Rete SALVA L'ACQUA con la presenza della prof.ssa Albina Colella. Stay tuned!





Il petrolio “non ce lo beviamo”

MILLE BARILI DI PETROLIO NON VALGONO
 
UN SOLO BICCHIERE D'ACQUA

Cittadini e movimenti pugliesi e lucani per salvare l'acqua dalle trivelle

La Rete Appulo-Lucana SALVA L'ACQUA, promossa dal Comitato Pugliese Acqua Bene Comune alla quale hanno aderito associazioni e cittadini pugliesi e lucani, sensibili al tema dell’acqua pubblica e di qualità, esprime solidarietà alle popolazioni lucane e si mobilita per la difesa dei territori dagli interessi dei petrolieri.
La Lucania e in particolare la Val d’Agri con l’invaso del Pertusillo, ospita alcuni dei bacini imbriferi più importanti per gli approvvigionamenti d'acqua di Puglia. È da questi luoghi che parte un allarme legato alle attività di trivellazione ed estrazione ed al conseguente rischio di inquinamento.
Le immagini mostrano in modo chiaro cosa sta accadendo oggi in Basilicata. Se in tutte le aree gialle si autorizzassero le “ricerche” (leggi trivellazioni) si ridurrebbe la Lucania ad una immensa gruviera.

La mobilitazione su questo fronte nasce sulla scia delle indagini effettuate dalla Prof. Albina Colella, (Ordinaria di Geologia e Sedimentologia, dell’Università di Basilicata) che evidenziano la presenza di metalli ed idrocarburi, nelle acque stesse e nei sedimenti del Pertusillo. A questa è seguita una denuncia all’UE da parte di comitati, associazioni e cittadini della Basilicata e della Calabria.
 
Acqua, Aria e Suolo sono minacciati da ulteriori trivellazioni, 
e ciò con grave pericolo per ogni forma di vita,
se è vero che con l’estrazione o la separazione del gas dal petrolio si immettono nell’aria idrogeno solforato ed altri pericolosi inquinanti;
se è vero che nel sottosuolo si disperdono fanghi contaminati;
se è vero che le sostanze chimiche utilizzate per perforare restano nel terreno e si infiltrano nelle falde acquifere, inquinandole in maniera irreversibile (l’opera di estrazione necessita di molta acqua pompata ad alta pressione e miscelata a idrocarburi, composti organici, metalli, sali e altre sostanze chimiche di lavorazione);
se è vero che le acque utilizzate per l’estrazione (considerate “rifiuti speciali”) sono talvolta immesse nei pozzi di re-iniezione, ossia nei pozzi già esauriti;
se è vero che la rete degli oleodotti che si collegano al centro di raffinazione è esposta all’effetto corrosivo di agenti chimici e atmosferici con il rischio di riversamento del petrolio nel terreno e nella falda;
se è vero che la discontinuità tettonica del sottosuolo lucano determina la circolazione idrica sotterranea fra le varie falde, nonché gli scambi fra le falde e i fiumi.
Se tutto ciò è vero, come denunciano da anni i movimenti NO TRIV, allora sono comprensibili le forti preoccupazioni per scenari disastrosi.
Nel 2013 la Basilicata ha fornito 4 milioni di tonnellate di petrolio, appena il 2,5% del consumo nazionale di energia ed il 6,6% del consumo nazionale di petrolio (diminuito del 35% negli ultimi 20 anni). La produzione Lucana è destinata ad esaurirsi a breve: «Il rapporto fra le sole riserve certe e la produzione annuale media degli ultimi cinque anni, indica uno scenario di sviluppo articolato in 7,2 anni per il gas e 14 per l’olio» (fonti ministeriali 2012).
La logica del profitto selvaggio, protetta dallo Stato, minaccia in modo drammatico e irreversibile la vita di milioni di uomini, di miliardi di animali e piante.
I predatori del petrolio sono incuranti dell’inquinamento del bene comune più prezioso, che coincide con la vita, il bene comune per eccellenza, l’ACQUA.
La Rete Appulo-Lucana SALVA L'ACQUA vuole divulgare queste ed altre informazioni per una più ampia mobilitazione anche in Puglia, unica strada per costringere gli Enti locali ad applicare il principio della precauzione, inopinabile visto che parliamo di un elemento vitale come l’acqua.

Perché si scrive salva l’acqua
e si legge salva la vita

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