Lo scorso 5 aprile ad Altamura è nata la Rete Appulo-Lucana SALVA l'ACQUA con l'intento di mettere in comune le battaglie civiche per la difesa del bene comune per eccellenza. Noi siamo felici di farne parte
A poco più di un mese dalla nascita, la rete ha stilato un documento che vi preghiamo di diffondere in ogni dove (sia in internet, sia per strada). In puglia si sa poco di cosa accade alle "sorgenti" del nostro acquedotto. E' bene iniziare ad interessarsi.
Agli inizi di giugno avrà luogo un incontro pubblico organizzato dal Comitato AcquaBeneComune e dalla stessa Rete SALVA L'ACQUA con la presenza della prof.ssa Albina Colella. Stay tuned!
Il
petrolio “non ce lo beviamo”
MILLE
BARILI DI PETROLIO NON VALGONO
UN
SOLO BICCHIERE D'ACQUA
Cittadini e movimenti pugliesi e lucani per salvare l'acqua dalle trivelle
La
Rete Appulo-Lucana SALVA L'ACQUA, promossa dal Comitato Pugliese
Acqua Bene Comune alla quale hanno aderito
associazioni e cittadini pugliesi e lucani, sensibili al tema
dell’acqua pubblica e
di
qualità,
esprime solidarietà alle popolazioni lucane e si mobilita per la
difesa dei territori dagli interessi dei petrolieri.
La
Lucania e in particolare la Val d’Agri con l’invaso del
Pertusillo, ospita alcuni
dei bacini imbriferi più importanti
per gli approvvigionamenti d'acqua di Puglia. È da questi luoghi
che parte un allarme legato alle attività di trivellazione ed
estrazione ed al conseguente rischio di inquinamento.
Le
immagini mostrano in modo chiaro cosa sta accadendo oggi in
Basilicata. Se in tutte le aree gialle si autorizzassero le
“ricerche” (leggi trivellazioni) si ridurrebbe la Lucania ad una
immensa gruviera.
La mobilitazione su questo fronte nasce sulla scia delle indagini effettuate dalla Prof. Albina Colella, (Ordinaria di Geologia e Sedimentologia, dell’Università di Basilicata) che evidenziano la presenza di metalli ed idrocarburi, nelle acque stesse e nei sedimenti del Pertusillo. A questa è seguita una denuncia all’UE da parte di comitati, associazioni e cittadini della Basilicata e della Calabria.
Acqua,
Aria e Suolo sono minacciati da
ulteriori trivellazioni,
e ciò con grave pericolo per ogni forma di
vita,
se
è vero
che con l’estrazione o la separazione del gas dal petrolio si
immettono nell’aria idrogeno solforato ed altri pericolosi
inquinanti;
se
è vero
che nel sottosuolo si disperdono fanghi contaminati;
se
è vero
che le sostanze chimiche utilizzate per perforare restano nel terreno
e si infiltrano nelle falde acquifere, inquinandole in maniera
irreversibile (l’opera di estrazione necessita di molta acqua
pompata ad alta pressione e miscelata a idrocarburi, composti
organici, metalli, sali e altre sostanze chimiche di lavorazione);
se
è vero
che le acque utilizzate per l’estrazione (considerate “rifiuti
speciali”) sono talvolta immesse nei pozzi di re-iniezione, ossia
nei pozzi già esauriti;
se
è vero
che la rete degli oleodotti che si collegano al centro di
raffinazione è esposta all’effetto corrosivo di agenti chimici e
atmosferici con il rischio di riversamento del petrolio nel terreno e
nella falda;
se
è vero
che la discontinuità tettonica del sottosuolo lucano determina la
circolazione idrica sotterranea fra le varie falde, nonché gli
scambi fra le falde e i fiumi.
Se
tutto ciò è vero,
come denunciano da anni i movimenti NO TRIV, allora sono
comprensibili le forti preoccupazioni per scenari disastrosi.
Nel
2013 la Basilicata ha fornito 4 milioni di tonnellate di petrolio,
appena il 2,5% del consumo nazionale di energia ed il 6,6% del
consumo nazionale di petrolio (diminuito
del 35% negli ultimi 20 anni). La produzione Lucana è
destinata ad esaurirsi a breve: «Il rapporto fra le sole riserve
certe e la produzione annuale media degli ultimi cinque anni, indica
uno scenario di sviluppo articolato in 7,2 anni per il gas e 14 per
l’olio» (fonti ministeriali 2012).
La
logica del profitto selvaggio, protetta dallo Stato, minaccia in modo
drammatico e irreversibile la vita di milioni di uomini, di miliardi
di animali e piante.
I
predatori del petrolio sono incuranti dell’inquinamento del bene
comune più prezioso, che
coincide con la vita, il bene comune per eccellenza, l’ACQUA.
La
Rete Appulo-Lucana SALVA L'ACQUA vuole divulgare queste ed altre
informazioni per una più ampia mobilitazione anche in Puglia, unica
strada per costringere gli Enti locali ad applicare il principio
della precauzione,
inopinabile visto che parliamo di un elemento vitale come l’acqua.
Perché
si scrive salva l’acqua
e
si legge salva la vita
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