venerdì 1 marzo 2019

Lettera sul Movimento 5 Stelle di Loretta Moramarco e Michele Loporcaro

In questa lunga lettera Michele Loporcaro e Loretta Moramarco spiegano con le ragioni della loro uscita dal Movimento 5 Stelle.
E' bene specificare che la loro fuoriuscita dal movimento 5 stelle avviene prima che si formalizzassero le liste per le primarie.
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Lettera sul M5S
di Loretta Moramarco e Michele Loporcaro


Movimento 5 stelle?”- “No grazie: ho letto il nuovo statuto ed il nuovo codice etico!”

Car* (e)lettore/(e)lettrice,
sono M.L. un* cittadin*-attiv* che, stanco di votare turandosi il naso ha lavorato per anni alla costruzione di una alternativa alle forze politiche ritenute non degne di fiducia. Ho creduto che la struttura dei Meetup (prima), delle liste civiche (poi) ed del Movimento 5 Stel­le (alla fine), potesse offrire una speranza ai delusi dai vecchi contenitori politici. Alla costruzio­ne di questa “alternativa” ho dedicato una decina di anni della mia vita.
Leggendo queste pagine, avrai alcuni elementi per capire:
  • perché il M5S delle ultime elezioni non è lo stesso del 2013;
  • perché l'accettazione del nuovo Statuto e del nuovo Codice Etico lede gravemente la dignità di chiunque li sottoscriva;
  • perché, oggi, ne sono fuori avendo rinunciato, di fatto, ad una candidatura in un partito quotato al 30%.
DI MAIO VUOLE CANDIDARTI ALL'UNINOMINALE”

 A fine gennaio 2018 via sms mi comuni­cavano che Di Maio, il nuovo capo politico del nuovo Movimento 5 Stelle, intendeva candidar­mi all'uninominale. Avevo da qualche giorno iniziato a leggere i contenuti del nuovo Statuto e del nuovo Codice Etico, già frettolosamente accettati. Eppure quei documenti, che nessuno aveva votato e pochi avevano letto, e che andavano contestati da subito (nel merito per il metodo), consentivano quale unico esercizio di libertà la libertà di non sottoscriverli (sic!). Ovviamente al costo di andar via dal movimento/partito abbandonando la relativa possibilità di candidarsi.
Inizialmente il mio nome campeggiava tra i pochi sopravvissuti alla selezione di Di Maio & Co. per le parlamentarie. Avrei potuto essere elett* ma c'era un piccolo particolare: dopo aver cliccato SI alla candidatura avevo revocato la mia disponibilità (via mail) e non avevo inviato i documenti richiesti. A scanso di equivoci ho pubblicato un breve post su facebook per evitare una inutile dispersione del voto on line. Ancora oggi lo staff non ha riscontrato la mia comunicazione. 
 
NUOVO M5S, NUOVO STATUTO, NUOVE PRIMARIE

Non tutti sanno che, tra Natale e Capodanno del 2017, nasce la nuova associazione Movimento 5 Stelle e da quel momento, i documenti costitutivi del nuovo M5S vengono sottoscritti da migliaia di attivisti pronti a scendere in campo per il bene comune, per il popolo, la democrazia, la Costituzione. Tantissimi tra questi sono stati eliminati dagli elenchi prima ancora delle primarie. In tanti, poi, non hanno superato lo scoglio delle c.d. parlamentarie. Diverse centinaia di questi siedono oggi nel Parlamento italiano, alcuni sono ministri, sottosegretari.
Tutti hanno un piccolo neo in comune: una sorta di patto di sangue con una nuova struttura iper-verticistica. Un partito-franchising a trasparenza interna quasi zero che in cambio del LOGO acchiappavoti di fatto controlla il tuo operato. Nello statuto, infatti, si parla di “eletti sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle”, di semplici “portavoce”.
La proclamata assenza di una ideologia di riferimento (“il m5s è post-ideologico”) ed il vincolo inscindibile di un “contratto” per governare con chicchessia, fanno di questo governo un pericoloso esperimento (per citare Jacoboni) sociale, politico e culturale.
Per quello che vale in un paese come l'Italia, mi sono accontentat* di non prendere in giro nessuno di coloro che mi avevano sostenut* alle elezioni del 2015. Non ho voluto essere complice di quella che si sta dimostrando una pericolosissima deriva.
Per alcuni ho sprecato la mia “occasione”. Io penso di aver evitato di sprofondare nel ridicolo e bruciare anni di attività sul territorio. Appena in tempo o, forse, un po' troppo tardi.

LE CLAUSOLE CONTRATTUALI DEL “PORTAVOCE”

Vediamo quali erano (e sono ad oggi) sono le condizioni per candidarsi:
  • sottoscrivere uno Regolamento che pre­vede che si possa “non convalidare” la tua elezione alle primarie senza peraltro addurre alcuna motivazione (come, di fatto, è avvenuto per le parlamentarie);
  • sottoscrivere uno statuto/codice etico che prevede una penale di € 100.000,00 (centomila) se “cambi ca­sacca” ma anche in caso di dimissioni “per dissenso politico”;
  • Accettare a priori di votare la fiducia ogni volta che questa verrà posta;
  • Accettare di cedere € 300,00 mensili ad una associazione privata che (tra le al­tre cose) possiede tutti i dati di tutti gli iscritti, nonché la piattaforma telemati­ca che governa tutte le consultazioni degli iscritti al portale delle stelle.
  • Sapere che 300 euro/mese (che sono po­chini) diventano 300 x 12mesi= 3600 x 5 anni=18.000 x230 eletti= € 4.140.000,00 ed il tutto senza nessun obbligo di rendi­contazione;
  • Accettare il controllo totale della comu­nicazione politica, sganciato da ogni meccanismo di controllo della base;
  • Accettare il sostanziale divieto di as­semblea fisica tra gruppi di attivisti du­rante tutta la campagna elettorale e delle c.d. graticole;
  • Accettare di concepire la partecipazione SOLO come un click.

A ben vedere, quindi, il termine porta-voce per indicare i parlamentari è la cifra di quale sia l'idea che gli ideologi del M5S hanno di deputati e senatori della repubblica: meri por­tavoce. Non occorre fare altro che portare la voce dei cittadini nel palazzo. Ma la voce di chi, se non sono previste assemblee o discussioni? Come per le penali previste e le minacce di espulsione, anche l'idea del mero porta-voce (ben interiorizzata da gran parte dei parlamen­tari) cozza con l'art. 67 cost. che non prevede il vincolo di mandato. Il M5S, da tempo, ne chiede l'introduzione ma tale modifica, lungi da rappre­sentare la soluzione ai cambi di casacca “per in­teresse”, determinerebbe un potere assoluto dei partiti. Lo sconcerto prodotto da cambi re­pentini di campo dovrebbe portare, semplice­mente, a chiedere a gran voce il ritorno delle preferenze che consentono all’elettore di “san­zionare” il parlamentare “ballerino” per mero interesse con la mancata rielezione. Con il vin­colo di mandato, invece, il partito vincola il parlamentare ma il “popolo” non vincola il partito. Quale sanzione colpirebbe un partito che cambia la propria linea in itinere o che re­puta, ad es., di tutelare l’ambiente privatizzan­do il servizio idrico o autorizzando gli inceneri­tori? E quale parlamentare potrebbe mai denun­ciare le incoerenze del “partito” a fronte della possibilità di essere “punito” dallo stesso?

Nella schiera dei fortunati “scampati” alla selezione delle parlamentarie, ovviamente, c'erano tutti i parlamentari uscenti (tranne qualche rara eccezione), tutti top score nelle primarie!! Pochi sanno che già nel 2013 essi ave­vano accettato di devolvere tutti i soldi che ogni gruppo parlamentare riceve per la comunicazio­ne a Beppe Grillo s.r.l.. Si tratterebbe di una ci­fra che va dai 400.000 ai 500.000 euro annui, che in 5 anni fa 2,5 milioni di euro. Se a questi si aggiungono le spese varie per consulenze e rimborsi ai vari collaboratori la cifra raggiunge i 30 milioni di euro solo nella scorsa legislatura.
Eppure la devastazione delle menti, causata dal giocattolo Movimento 5 Stelle ed il livello di sudditanza interno è tale che nessuno chiede pubblicamente conto di alcunché.
Quando nel 2013 chiesi lumi ad alcuni neo eletti (tutti rieletti a marzo 2018), mi risposero che non avevano avuto scelta e che confidavano nell'operato di Grillo, nonché nel fatto che i soldi sarebbero stati rendicontati. Cosa che non mi risulta sia accaduto.
Oggi più che mai ci sarebbe da chieder­si quale e quanta è la libertà di un candidato che sarebbe stato escluso se non avesse sottoscritto quegli impegni?

LO SLOGAN TI PIGLIA, LA RETE TI IMBRIGLIA

Attraverso una serie di slogan minimal e grazie alla pervasività del web, la propaganda di Casaleggio a 5 Stelle ha provocato una involuzione culturale.

UNO VALE UNO: è stato lo sdoganamento di una marea tuttologi on-line, ma anche off-line, nei gruppi locali. Erroneamente ma volutamente tradotto in “siamo tutti uguali ed interscambiabili”, lo slogan ha fatto perdere di vista la realtà delle cose. Sarà pure che uno vale uno, ma se la l'ultima parola, quella decisiva spetta per statuto a 2-3 persone (Grillo-Casaleggio-DiMaio) significa che queste governano il M5S senza alcun controllo. E' tutto scritto nero su bianco: “il capo politico può invalidare il risultato di una votazione on-line” e, in questo caso, la votazione andrà ripetuta e ritenuta valida solo se vota il 50%+1 degli iscritti (numero noto forse solo a Casaleggio, dato che nessun esponente locale o nazionale può accedere agli elenchi degli iscritti).

Il M5S è POST-IDEOLOGICO: con questo motto si è sdoganata sostanzialmente una ideologia dell'usa e getta: l'ideologia “fluida” si adatta a vari contesti ed uditori, può dire tutto ed il contrario di tutto e che alla fine si è palesata in una ideologia reazionaria, securitaria e nazionalista.

W la Democrazia DIRETTA: per molti è aggettivo, per altri è participio passato: diretta da chi? La democrazia ridotta a mesa consultazione (nemmeno vincolante, a leggere bene lo statuto) e la partecipazione che diventa un click! La demenza digitale (cfr. Alfred Spitzer) è una cosa maledettamente seria!

DA RIVOLUZIONARI A RIBELLI (funzionali ai reazionari): il declino degli attivisti (esempi virtuosi di cittadinanza attiva prima della nascita del Movimento 5 Stelle) è lento ma inesorabile. Nei Meetup c'era un'idea di società, di economia, di concezione dei diritti umani... insomma c'era una ideologia! Oggi a guardare quanto accade in parlamento, pare che si viva alla giornata.
Nato per contrastare il sistema partitocratico in vigore, il M5S si è trasformato in una sorta di strumento funzionale alla persistenza del sistema stesso.

IL BRAND M5S

Il M5S è un brand con ottime capacità di fidelizzazione dell'utente/consumatore. Gli eletti, dal 2013 ad oggi, sempre più testimonial. L'idea di porta-voce è calzante. Non l'individuo con le proprie capacità ma un volto (o una storia) assimilabile al brand, che porta con sé dei valori che devono essere correttamente e opportunamente veicolati.
La genialità dell'operazione (che non è nuova alla nostra storia politica ma, di certo, molto spinta e innovativa nei mezzi) è evidente se si guarda al capitolo “costi”.
I costi dell'attività locale – decisamente meno rilevanti per qualsiasi brand – sono a carico dei portavoce locali e dei gruppi di riferimento. Per i portavoce regionali e nazionali, invece, c'è un cospicuo “rimborso” che prevede, però, un contributo (rectius percentuale) da riconoscere alla “casa madre”. In fondo, senza il “simbolo”, senza il “marchio” chi sarebbero questi soggetti perlopiù sconosciuti?
Il brand vende il brand e la sua funzione è incrementare il brand.
La titolarità del marchio e delle strutture (tutte on line) non è pubblica o collettiva, bensì privata. È il mercato, bellezza! La privatizzazione dello spazio politico, il marketing elettorale che fagocita la politica.
A livello - locale e non - funziona come un
franchising. Tu metti i soldi (l'investimento iniziale) e l'impegno personale (il capitale umano), io M5S il mio potente brand. Maggiore è il ritorno economico (es. parlamentare), minore è la tua libertà di espressione. Il codice etico lo dimostra. L'obbligo di utilizzo della piattaforma Rousseau £come principale mezzo di comunicazione”, il controllo delle dichiarazioni pubbliche e le sanzioni colpiscono i consiglieri regionali e i parlamentari. Il consigliere comunale, ultima ruota del carro, è molto meno controllato/condizionato a fronte di un risibile ritorno economico e di una limitatissima notorietà.
L'utilizzo di nuovi strumenti di creazione e conservazione del potere non esclude, tuttavia, i vecchi schemi: l'occupazione dei posti di potere tramite affidamento a cerchie ristrette, la cooptazione, la selezione dei candidati (rectius dei candidabili) secondo criteri di fedeltà, le lotte interne.

LA DEMOCRAZIA NON È UN CLICK

Il M5S non è democratico. Se lo fosse avrei accettato di essere in minoranza. Mi sarebbe bastato avere un luogo in cui discutere le mie idee e provare a con-vincere la maggioranza. Ma questo luogo, per il M5S, semplicemente non esiste.
Da persona che 10 anni fa ha voluto creare un'alternativa ai partiti tradizionali, ho investito anni in attività sul territorio, unitamente a qualche migliaio di euro, in un contenitore che aveva sì delle falle ma che speravo potesse migliorare soprattutto facendo crescere al proprio interno un gruppo di persone che potessero dare vita ad una classe dirigente: in 5 anni non si è investito in questa direzione.
Anche i MeetUp (i primi gruppi di cittadini attivi nel proprio comune) sono stati lasciati morire “scientificamente” spostando tutta l'organizzazione sulla piattaforma Rousseau che ovviamente non è gestita dai singoli gruppi, ma dallo Staff (!!!). Una fine nefasta che mi ha ricordato (nella sua diabolica programmazione) quella riservata alle c.d. Fabbriche di Nichi, fatte nascere e fatte morire da Vendola a cavallo delle elezioni regionali pugliesi del 2010.

Il M5S non è democratico, neppure, nella scelta dei candidati, essendoci un filtro ossia un sistema di selezione che individua (dall'alto verso il basso) i “meritevoli”. Non essendoci nessuna trasparenza in ordine ai “referenti territoriali”, nominati e non eletti da alcuno, l'elettore/simpatizzante deve adottare un atteggiamento di fiducia anzi di fede nell'infallibilità del leader che deve essere accompagnato dalla fiducia nelle sanzioni applicate al selezionato che si riveli immeritevole. Anche il sistema sanzionatorio non prevede alcun serio sistema di controllo da parte della base che, in assenza di luoghi decisionali, si “sfoga” sui social dove, infatti, fioriscono gruppi informali a livello locale, regionale e nazionale. I social hanno, tuttavia, una eco limitata dal numero di “ascoltatori”. Anche i media tradizionali, tuttavia, non sono un'alternativa perché privi di credibilità. Ogni critica da questi proveniente è attaccata come frutto di un accordo tra “media nemico” e avversario politico con l'effetto di identificare ogni media critico (a prescindere dal contenuto della critica) con l'avversario politico.
Non esiste, poi, alcuna democrazia nelle scelte fondamentali del partito M5S.
La base non ha un luogo dove assumere le decisioni. I luoghi fisici sono banditi ab origine dal M5S che, per segnare la propria distanza dai partiti, non ha mai voluto aprire “sezioni” e, nelle sue ultime elaborazioni, ha negato ogni valore ai meet-up. Il simbolo è concesso, anche localmente, con tempi variabili e, comunque, solo in prossimità di un'elezione politica. Il vantaggio dovrebbe essere quello di evitare “rendite di posizione” e “politici di professione”. In realtà, poiché è impossibile – almeno a livello locale – prescindere dalle personalità, chi vuole presentare una lista deve crearsi una notorietà territoriale e, ovviamente, accreditarsi ai leader (o alla sua corte) per prevalere in eventuali scontri interni alla stessa comunità.
Nulla di nuovo rispetto a quanto avviene nei partiti con la differenza che si vende all'elettorato una differenza, una “verginità” che non esiste. E che soprattutto non può più esistere oggi, a sei anni dalla nascita del M5S, con rendite di posizione ben consolidate.
Il capo politico, i parlamentari, i consiglieri regionali sono piccoli centri di potere che – a loro volta- devono aver fiducia nel sistema on line da cui possono comunque essere facilmente esclusi. Basta un click. In un contesto fisico (es. assemblea) non è semplice far scomparire una candidatura. La si può osteggiare, si possono “comprare” i voti contrari, minacciare i favorevoli, costringere il candidato a ritirarsi o a non presentarsi ma un minimo di difficoltà e di polvere si crea.
On Line la candidatura sgradita semplicemente scompare. Anzi, suprema magia del digitale, scompare il candidato. Ovviamente i più visibili non possono venir meno così facilmente ed è, per questo, che il privilegio della visibilità è dato a pochissimi attraverso regole stringenti fino al ridicolo sotto il capitolo “comunicazione”, in mano a soggetti del tutto svincolati dagli organi politici e di nomina non elettiva (Casaleggio junior è, infatti, mero erede dinastico e il ruolo di Casalino non è discutibile nemmeno on line). Tutti hanno inoltre accettate supinamente che Casaleggio junior fosse allo stesso tempo presidente, tesoriere e amministratore unico dell'Associazione Rousseau che, gestisce (leggi controlla) i dati degli iscritti al Movimento 5 Stelle!
La possibilità di essere esclusi e l'impossibilità di difendersi (si può occupare una sezione di partito ma non un sito web) crea una auto-censura difensiva in (quasi) tutti. Nessuno vuole essere il prossimo escluso, il reietto, il traditore, il colluso con il “nemico”. Sia perché mosso dalla sincera (e illusoria) volontà di cambiare le cose, sia per mera convenienza.
I simpatizzanti non vogliono smettere di credere. Alcuni hanno da tempo smesso di credere che esista qualcosa di meglio. Ad altri va semplicemente bene così, perché almeno i “politici” hanno pagato prezzo per le loro azioni.

LE TRE FASI DEL MOVIMENTO

Da attivista, ho visto il M5S attraversare 3 fasi:
  1. Ia fase DELLA SPERANZA: periodo iniziale. Il M5S ancora non esiste, i vari meetup, non contenti dello stato dell'arte, si adoperano nei propri territori progettando, autodeterminandosi, percorsi di cittadinanza attiva che conducano anche ad una alternativa in sede elettorale;
  2. fase DELLA FIDUCIA: dal 2013 con l'ingresso in Parlamento dei primi “portavoce”, in molti si accorgono che la struttura che si andava creando attorno a questi, non era proprio il massimo; la trasparenza sui soldi dei gruppi parlamentari lasciava molto a desiderare. “Eppure -ci dicevamo- in questo momento non possiamo buttare all'aria tutto: diamo loro fiducia”!
  3. La terza fase (attuale) è quella DELLA FEDE: come accade in ogni religione, il M5S (versione 2018) ha dei dogmi che vanno accettati così come sono. Se li accetti (sottoscrivendoli anche da semplice attivista) sei dentro, altrimenti sei fuori.

Il “merito” degli oligarchi è stato quello di creare nel giro di una settimana una nuova associazione M5S nella quale hanno fatto confluire tutti i soci della prima versione, facendone accettare il nuovo Statuto, il nuovo Codice Etico, il nuovo Capo Politico, il nuovo Garante e soprattutto l'inedito, inscindibile e mortifero legame con l'associazione Rousseau. Accettazione, peraltro, propedeutica alla candidatura alle c.d. parlamentarie che si sarebbero svolte di lì a 2 mesi.
Appare evidente, dunque, come il Movimento 5 Stelle si sia geneticamente modificato. Da struttura libera e votata a scardinare il sistema politico-sociale del tempo, è diventato un giocattolino funzionale alla sopravvivenza di quello stesso sistema.
Se ci pensi bene, il M5S ha di fatto svuotato tantissimi movimenti politico-culturali di base (di destra e di sinistra) portandone gli esponenti di spicco a Roma e neutralizzandoli con la Rete (mai termine fu più appropriato).
Solo così ci si riesce a spiegare la svolta reazionaria di tutti quelli che oggi possiamo a ragione definire finti rivoluzionari fedeli alla linea del grande fratello.
Forse non lo sai, ma la primissima iniziativa di quelli che hanno creduto nella possibilità di una alternativa (il c.d. V-Day) fu organizzato per reintrodurre con una legge di iniziativa popolare il voto di preferenza: oggi di questa istanza non vi è nemmeno l'ombra nel c.d. contratto di governo. Come mai?

Caro lettore/elettore,
la soluzione, a mio avviso, non è guardare indietro. La degenerazione del discorso politico non è un'invenzione del M5S che ne è solo uno degli interpreti e degli artefici. Bisogna creare un nuovo campo da gioco. In cui fare rete, senza caderci dentro.

Altamura, 1 marzo 2019
Loretta Moramarco e Michele Loporcaro


 
Michele Loporcaro e Loretta Moramarco sono co-fondatori del movimento di cittadinanza attiva "IlGrillaio" e del relativo "Blog del Grillaio". Insieme hanno promosso la nascita di diversi comitati cittadini (Comitato AcquaBeneComune Altamura, Comitato ScuolaBeneComune Altamura, Comitato RifiutiZero, Rete RifiutiZero dell'ARO BA4 e la Rete Appulo-Lucana Salvalacqua".
Nel 2015 hanno partecipato alle elezioni sotto il simbolo del Movimento 5 Stelle. Il primo, con 945 preferenze è risultato il candidato più suffragato al comune di Altamura, la seconda ha raccolto 2129 preferenze nella lista regionale.





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