E' bene specificare che la loro fuoriuscita dal movimento 5 stelle avviene prima che si formalizzassero le liste per le primarie.
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Lettera
sul M5S
di
Loretta Moramarco e Michele Loporcaro
“Movimento
5 stelle?”- “No grazie: ho letto il nuovo statuto ed il
nuovo codice etico!”
Car*
(e)lettore/(e)lettrice,
sono
M.L. un* cittadin*-attiv* che, stanco di votare turandosi il naso ha
lavorato per anni alla costruzione di una alternativa alle forze
politiche ritenute non degne di fiducia. Ho creduto che la struttura
dei Meetup (prima), delle liste civiche (poi) ed del Movimento 5
Stelle (alla fine), potesse offrire una speranza ai delusi dai
vecchi contenitori politici. Alla costruzione di questa
“alternativa” ho dedicato una decina di anni della mia vita.
Leggendo
queste pagine, avrai alcuni elementi per capire:
- perché il M5S delle ultime elezioni non è lo stesso del 2013;
- perché l'accettazione del nuovo Statuto e del nuovo Codice Etico lede gravemente la dignità di chiunque li sottoscriva;
- perché, oggi, ne sono fuori avendo rinunciato, di fatto, ad una candidatura in un partito quotato al 30%.
“DI
MAIO VUOLE CANDIDARTI ALL'UNINOMINALE”
A
fine gennaio 2018 via sms mi comunicavano che Di Maio, il nuovo
capo politico del nuovo
Movimento 5 Stelle, intendeva candidarmi all'uninominale. Avevo
da qualche giorno iniziato a leggere i contenuti del nuovo Statuto e
del nuovo Codice Etico, già frettolosamente accettati. Eppure quei
documenti, che nessuno
aveva votato e pochi avevano letto,
e che andavano contestati da subito (nel merito per il metodo),
consentivano quale unico esercizio di libertà la libertà di non
sottoscriverli (sic!). Ovviamente al costo di andar via dal
movimento/partito abbandonando la relativa possibilità di
candidarsi.
Inizialmente
il mio nome campeggiava tra i pochi sopravvissuti
alla selezione di Di Maio & Co. per le parlamentarie. Avrei
potuto essere elett* ma c'era un piccolo particolare: dopo aver
cliccato SI alla candidatura avevo revocato la mia disponibilità
(via mail) e non avevo inviato i documenti richiesti. A scanso di
equivoci ho pubblicato un breve post su facebook
per evitare una inutile dispersione del voto on
line.
Ancora oggi lo staff
non ha riscontrato la mia comunicazione.
NUOVO
M5S, NUOVO STATUTO, NUOVE PRIMARIE
Non
tutti sanno che, tra Natale e Capodanno del 2017, nasce la nuova
associazione Movimento 5 Stelle e da quel momento, i documenti
costitutivi del nuovo M5S vengono sottoscritti da migliaia di
attivisti pronti a scendere in campo per il bene comune, per il
popolo, la democrazia, la Costituzione. Tantissimi tra questi sono
stati eliminati dagli elenchi prima ancora delle primarie.
In tanti, poi, non hanno superato lo scoglio delle c.d.
parlamentarie. Diverse centinaia di questi siedono oggi nel
Parlamento italiano, alcuni sono ministri, sottosegretari.
Tutti
hanno un piccolo neo in comune: una sorta di patto di sangue con una
nuova struttura iper-verticistica. Un partito-franchising a
trasparenza interna quasi zero che in cambio del LOGO acchiappavoti
di fatto controlla il tuo operato. Nello
statuto, infatti, si parla di “eletti
sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle”, di semplici “portavoce”.
La
proclamata assenza di una ideologia di riferimento (“il m5s è
post-ideologico”) ed il vincolo inscindibile di un “contratto”
per governare con chicchessia, fanno di questo governo un pericoloso
esperimento (per citare Jacoboni) sociale, politico e culturale.
Per
quello che vale in un paese come l'Italia, mi sono accontentat* di
non prendere in giro nessuno di coloro che mi avevano sostenut* alle
elezioni del 2015. Non ho voluto essere complice di quella che si
sta dimostrando una pericolosissima deriva.
Per
alcuni ho sprecato la mia “occasione”. Io penso di aver evitato
di sprofondare nel ridicolo e bruciare anni di attività sul
territorio. Appena
in tempo o, forse, un po' troppo tardi.
LE
CLAUSOLE CONTRATTUALI DEL “PORTAVOCE”
Vediamo
quali erano (e sono ad oggi) sono le condizioni per candidarsi:
- sottoscrivere uno Regolamento che prevede che si possa “non convalidare” la tua elezione alle primarie senza peraltro addurre alcuna motivazione (come, di fatto, è avvenuto per le parlamentarie);
- sottoscrivere uno statuto/codice etico che prevede una penale di € 100.000,00 (centomila) se “cambi casacca” ma anche in caso di dimissioni “per dissenso politico”;
- Accettare a priori di votare la fiducia ogni volta che questa verrà posta;
- Accettare di cedere € 300,00 mensili ad una associazione privata che (tra le altre cose) possiede tutti i dati di tutti gli iscritti, nonché la piattaforma telematica che governa tutte le consultazioni degli iscritti al portale delle stelle.
- Sapere che 300 euro/mese (che sono pochini) diventano 300 x 12mesi= 3600 x 5 anni=18.000 x230 eletti= € 4.140.000,00 ed il tutto senza nessun obbligo di rendicontazione;
- Accettare il controllo totale della comunicazione politica, sganciato da ogni meccanismo di controllo della base;
- Accettare il sostanziale divieto di assemblea fisica tra gruppi di attivisti durante tutta la campagna elettorale e delle c.d. graticole;
- Accettare di concepire la partecipazione SOLO come un click.
A
ben vedere, quindi, il termine porta-voce
per indicare i parlamentari è la cifra di quale sia l'idea che gli
ideologi del M5S hanno di deputati e senatori della repubblica: meri
portavoce. Non occorre fare altro che portare la voce dei
cittadini nel palazzo. Ma la voce di chi, se non sono previste
assemblee o discussioni? Come per le penali previste e le minacce di
espulsione, anche l'idea del mero porta-voce (ben interiorizzata da
gran parte dei parlamentari) cozza con l'art. 67 cost. che non
prevede il vincolo di mandato. Il M5S, da tempo, ne chiede
l'introduzione ma tale modifica, lungi da rappresentare la
soluzione ai cambi di casacca “per interesse”,
determinerebbe un potere
assoluto dei
partiti. Lo sconcerto prodotto da cambi repentini di campo
dovrebbe portare, semplicemente, a chiedere a gran voce il
ritorno delle preferenze che consentono all’elettore di
“sanzionare” il parlamentare “ballerino” per mero
interesse con la mancata rielezione. Con
il vincolo di mandato, invece, il partito vincola il
parlamentare ma il “popolo” non vincola il partito.
Quale sanzione colpirebbe un partito che cambia la propria linea in
itinere
o che reputa, ad es., di tutelare l’ambiente privatizzando
il servizio idrico o autorizzando gli inceneritori? E quale
parlamentare potrebbe mai denunciare le incoerenze del
“partito” a fronte della possibilità di essere “punito”
dallo stesso?
Nella
schiera dei fortunati “scampati” alla selezione delle
parlamentarie, ovviamente, c'erano tutti i parlamentari uscenti
(tranne qualche rara eccezione), tutti top
score
nelle primarie!! Pochi sanno che già nel 2013 essi avevano
accettato di devolvere tutti i soldi che ogni gruppo parlamentare
riceve per la comunicazione a Beppe Grillo s.r.l.. Si
tratterebbe di una cifra che va dai 400.000 ai 500.000 euro
annui, che in 5 anni fa 2,5 milioni di euro. Se a questi si
aggiungono le spese varie per consulenze e rimborsi ai vari
collaboratori la cifra raggiunge i 30 milioni di euro solo nella
scorsa legislatura.
Eppure
la devastazione delle menti, causata dal giocattolo Movimento 5
Stelle ed il livello di sudditanza interno è tale che nessuno
chiede pubblicamente conto di alcunché.
Quando
nel 2013 chiesi lumi ad alcuni neo eletti (tutti rieletti a marzo
2018), mi risposero che non avevano avuto scelta e che confidavano
nell'operato di Grillo, nonché nel fatto che i soldi sarebbero
stati rendicontati. Cosa che non mi risulta sia accaduto.
Oggi
più che mai ci sarebbe da chiedersi quale e quanta è la
libertà di un candidato che sarebbe stato escluso se non avesse
sottoscritto quegli impegni?
LO
SLOGAN TI PIGLIA, LA RETE TI IMBRIGLIA
Attraverso
una serie di slogan minimal
e grazie alla pervasività del web, la propaganda di Casaleggio a 5
Stelle ha provocato una involuzione culturale.
UNO
VALE UNO:
è stato lo sdoganamento di una marea tuttologi on-line, ma anche
off-line, nei gruppi locali. Erroneamente ma volutamente tradotto in
“siamo tutti uguali ed interscambiabili”, lo slogan ha fatto
perdere di vista la realtà delle cose. Sarà pure che uno vale uno,
ma se la l'ultima parola, quella decisiva spetta per statuto a 2-3
persone (Grillo-Casaleggio-DiMaio) significa che queste governano il
M5S senza alcun controllo. E' tutto scritto nero su bianco: “il
capo politico può invalidare il risultato di una votazione on-line”
e,
in questo caso, la votazione andrà ripetuta e ritenuta valida solo
se vota il 50%+1 degli iscritti (numero noto forse solo a
Casaleggio, dato che nessun esponente locale o nazionale può
accedere agli elenchi degli iscritti).
Il
M5S è POST-IDEOLOGICO:
con questo motto si è sdoganata sostanzialmente una ideologia
dell'usa e getta: l'ideologia “fluida” si adatta a vari contesti
ed uditori, può dire tutto ed il contrario di tutto e che alla fine
si è palesata in una ideologia reazionaria, securitaria e
nazionalista.
W
la Democrazia DIRETTA: per
molti è aggettivo, per altri è participio passato: diretta da chi?
La democrazia ridotta a mesa consultazione (nemmeno vincolante, a
leggere bene lo statuto) e la partecipazione che diventa un click!
La demenza digitale (cfr. Alfred Spitzer) è una cosa maledettamente
seria!
DA
RIVOLUZIONARI A RIBELLI (funzionali ai reazionari):
il
declino degli attivisti (esempi virtuosi di cittadinanza attiva
prima della nascita del Movimento 5 Stelle) è lento ma inesorabile.
Nei Meetup c'era un'idea di società, di economia, di concezione dei
diritti umani... insomma c'era una ideologia! Oggi a guardare quanto
accade in parlamento, pare che si viva alla giornata.
Nato
per contrastare il sistema partitocratico in vigore, il M5S si è
trasformato in una sorta di strumento funzionale alla persistenza
del sistema stesso.
IL
BRAND
M5S
Il
M5S è un brand
con ottime capacità di fidelizzazione dell'utente/consumatore. Gli
eletti, dal 2013 ad oggi, sempre più testimonial.
L'idea di porta-voce è calzante. Non l'individuo con le proprie
capacità ma un volto (o una storia) assimilabile al brand,
che
porta con sé dei valori che devono essere correttamente e
opportunamente veicolati.
La
genialità dell'operazione (che non è nuova alla nostra storia
politica ma, di certo, molto spinta e innovativa nei mezzi) è
evidente se si guarda al capitolo “costi”.
I
costi dell'attività locale – decisamente meno rilevanti per
qualsiasi brand
– sono a carico dei portavoce locali e dei gruppi di riferimento.
Per i portavoce regionali e nazionali, invece, c'è un cospicuo
“rimborso” che prevede, però, un contributo (rectius
percentuale) da riconoscere alla “casa madre”. In fondo, senza
il “simbolo”, senza il “marchio” chi sarebbero questi
soggetti perlopiù sconosciuti?
Il
brand
vende il brand
e la sua funzione è incrementare il brand.
La
titolarità del marchio e delle strutture (tutte on line) non è
pubblica o collettiva, bensì privata. È il mercato, bellezza! La
privatizzazione dello spazio politico, il marketing elettorale che
fagocita la politica.
A livello - locale e non - funziona come un franchising. Tu metti i soldi (l'investimento iniziale) e l'impegno personale (il capitale umano), io M5S il mio potente brand. Maggiore è il ritorno economico (es. parlamentare), minore è la tua libertà di espressione. Il codice etico lo dimostra. L'obbligo di utilizzo della piattaforma Rousseau £come principale mezzo di comunicazione”, il controllo delle dichiarazioni pubbliche e le sanzioni colpiscono i consiglieri regionali e i parlamentari. Il consigliere comunale, ultima ruota del carro, è molto meno controllato/condizionato a fronte di un risibile ritorno economico e di una limitatissima notorietà.
A livello - locale e non - funziona come un franchising. Tu metti i soldi (l'investimento iniziale) e l'impegno personale (il capitale umano), io M5S il mio potente brand. Maggiore è il ritorno economico (es. parlamentare), minore è la tua libertà di espressione. Il codice etico lo dimostra. L'obbligo di utilizzo della piattaforma Rousseau £come principale mezzo di comunicazione”, il controllo delle dichiarazioni pubbliche e le sanzioni colpiscono i consiglieri regionali e i parlamentari. Il consigliere comunale, ultima ruota del carro, è molto meno controllato/condizionato a fronte di un risibile ritorno economico e di una limitatissima notorietà.
L'utilizzo
di nuovi strumenti di creazione e conservazione del potere non
esclude, tuttavia, i vecchi schemi: l'occupazione dei posti di
potere tramite affidamento a cerchie ristrette, la cooptazione, la
selezione dei candidati (rectius
dei candidabili) secondo criteri di fedeltà, le lotte interne.
LA
DEMOCRAZIA NON È UN CLICK
Il
M5S non è democratico. Se lo fosse avrei accettato di essere in
minoranza. Mi sarebbe bastato avere un luogo in cui discutere le mie
idee e provare a con-vincere la maggioranza. Ma questo luogo, per il
M5S, semplicemente non esiste.
Da
persona che 10 anni fa ha voluto creare un'alternativa ai partiti
tradizionali, ho investito anni in attività sul territorio,
unitamente a qualche migliaio di euro, in un contenitore che aveva
sì delle falle ma che speravo potesse migliorare soprattutto
facendo crescere al proprio interno un gruppo di persone che
potessero dare vita ad una classe dirigente: in 5 anni non si è
investito in questa direzione.
Anche
i MeetUp (i primi gruppi di cittadini attivi nel proprio comune)
sono stati lasciati morire “scientificamente” spostando tutta
l'organizzazione sulla piattaforma Rousseau che ovviamente non è
gestita dai singoli gruppi, ma dallo Staff (!!!). Una fine nefasta
che mi ha ricordato (nella sua diabolica programmazione) quella
riservata alle c.d. Fabbriche di Nichi, fatte nascere e fatte morire
da Vendola a cavallo delle elezioni regionali pugliesi del 2010.
Il
M5S non è democratico, neppure, nella scelta dei candidati,
essendoci un filtro ossia un sistema di selezione che individua
(dall'alto verso il basso) i “meritevoli”. Non essendoci nessuna
trasparenza in ordine ai “referenti territoriali”, nominati e
non eletti da alcuno, l'elettore/simpatizzante deve adottare un
atteggiamento di fiducia anzi di fede nell'infallibilità del leader
che deve essere accompagnato dalla fiducia nelle sanzioni applicate
al selezionato che si riveli immeritevole.
Anche
il sistema sanzionatorio non prevede alcun serio sistema di
controllo da parte della base che, in assenza di luoghi decisionali,
si “sfoga” sui social
dove,
infatti, fioriscono gruppi informali a livello locale, regionale e
nazionale.
I
social
hanno,
tuttavia, una eco limitata dal numero di “ascoltatori”. Anche i
media
tradizionali, tuttavia, non sono un'alternativa perché privi di
credibilità. Ogni critica da questi proveniente è attaccata come
frutto di un accordo tra “media nemico” e avversario politico
con l'effetto di identificare ogni media critico (a prescindere dal
contenuto della critica) con l'avversario politico.
Non
esiste, poi, alcuna democrazia nelle scelte fondamentali del partito
M5S.
La
base non ha un luogo dove assumere le decisioni. I luoghi fisici
sono banditi ab origine dal M5S che, per segnare la propria distanza
dai partiti, non ha mai voluto aprire “sezioni” e, nelle sue
ultime elaborazioni, ha negato ogni valore ai meet-up. Il simbolo è
concesso, anche localmente, con tempi variabili e, comunque, solo in
prossimità di un'elezione politica. Il vantaggio dovrebbe essere
quello di evitare “rendite di posizione” e “politici di
professione”. In realtà, poiché è impossibile – almeno a
livello locale – prescindere dalle personalità, chi vuole
presentare una lista deve crearsi una notorietà territoriale e,
ovviamente, accreditarsi ai leader (o alla sua corte) per prevalere
in eventuali scontri interni alla stessa comunità.
Nulla
di nuovo rispetto a quanto avviene nei partiti con la differenza che
si vende all'elettorato una differenza, una “verginità” che non
esiste. E che soprattutto non può più esistere oggi, a sei anni
dalla nascita del M5S, con rendite di posizione ben consolidate.
Il
capo politico, i parlamentari, i consiglieri regionali sono piccoli
centri di potere che – a loro volta- devono aver fiducia nel
sistema on line da cui possono comunque essere facilmente esclusi.
Basta un click. In un contesto fisico (es. assemblea) non è
semplice far scomparire una candidatura. La si può osteggiare, si
possono “comprare” i voti contrari, minacciare i favorevoli,
costringere il candidato a ritirarsi o a non presentarsi ma un
minimo di difficoltà e di polvere si crea.
On
Line
la candidatura sgradita semplicemente scompare. Anzi, suprema magia
del digitale, scompare il candidato. Ovviamente i più visibili non
possono venir meno così facilmente ed è, per questo, che il
privilegio della visibilità è dato a pochissimi attraverso regole
stringenti fino al ridicolo sotto il capitolo “comunicazione”,
in mano a soggetti del tutto svincolati dagli organi politici e di
nomina non elettiva (Casaleggio junior è, infatti, mero erede
dinastico e il ruolo di Casalino non è discutibile nemmeno on
line). Tutti
hanno inoltre accettate supinamente che Casaleggio
junior fosse allo stesso tempo presidente, tesoriere e
amministratore unico dell'Associazione Rousseau che,
gestisce (leggi controlla) i dati degli iscritti al Movimento 5
Stelle!
La possibilità di essere esclusi e l'impossibilità di difendersi (si può occupare una sezione di partito ma non un sito web) crea una auto-censura difensiva in (quasi) tutti. Nessuno vuole essere il prossimo escluso, il reietto, il traditore, il colluso con il “nemico”. Sia perché mosso dalla sincera (e illusoria) volontà di cambiare le cose, sia per mera convenienza.
La possibilità di essere esclusi e l'impossibilità di difendersi (si può occupare una sezione di partito ma non un sito web) crea una auto-censura difensiva in (quasi) tutti. Nessuno vuole essere il prossimo escluso, il reietto, il traditore, il colluso con il “nemico”. Sia perché mosso dalla sincera (e illusoria) volontà di cambiare le cose, sia per mera convenienza.
I
simpatizzanti non vogliono smettere di credere. Alcuni hanno da
tempo smesso di credere che esista qualcosa di meglio. Ad altri va
semplicemente bene così, perché almeno i “politici” hanno
pagato prezzo per le loro azioni.
LE
TRE FASI DEL MOVIMENTO
Da
attivista, ho visto il M5S attraversare 3 fasi:
- Ia fase DELLA SPERANZA: periodo iniziale. Il M5S ancora non esiste, i vari meetup, non contenti dello stato dell'arte, si adoperano nei propri territori progettando, autodeterminandosi, percorsi di cittadinanza attiva che conducano anche ad una alternativa in sede elettorale;
- fase DELLA FIDUCIA: dal 2013 con l'ingresso in Parlamento dei primi “portavoce”, in molti si accorgono che la struttura che si andava creando attorno a questi, non era proprio il massimo; la trasparenza sui soldi dei gruppi parlamentari lasciava molto a desiderare. “Eppure -ci dicevamo- in questo momento non possiamo buttare all'aria tutto: diamo loro fiducia”!
- La terza fase (attuale) è quella DELLA FEDE: come accade in ogni religione, il M5S (versione 2018) ha dei dogmi che vanno accettati così come sono. Se li accetti (sottoscrivendoli anche da semplice attivista) sei dentro, altrimenti sei fuori.
Il
“merito” degli oligarchi è stato quello di creare nel giro di
una settimana una nuova associazione M5S nella quale hanno fatto
confluire tutti i soci della prima versione, facendone accettare il
nuovo Statuto, il nuovo Codice Etico, il nuovo Capo Politico, il
nuovo Garante e soprattutto l'inedito, inscindibile e mortifero
legame con l'associazione Rousseau. Accettazione, peraltro,
propedeutica alla candidatura alle c.d. parlamentarie che si
sarebbero svolte di lì a 2 mesi.
Appare
evidente, dunque, come il Movimento 5 Stelle si sia geneticamente
modificato. Da struttura libera e votata a scardinare il sistema
politico-sociale del tempo, è diventato un giocattolino funzionale
alla sopravvivenza di quello stesso sistema.
Se
ci pensi bene, il M5S ha di fatto svuotato tantissimi movimenti
politico-culturali di base (di destra e di sinistra) portandone gli
esponenti di spicco a Roma e neutralizzandoli con la Rete (mai
termine fu più appropriato).
Solo
così ci si riesce a spiegare la svolta reazionaria di tutti quelli
che oggi possiamo a ragione definire finti rivoluzionari fedeli alla
linea del grande fratello.
Forse
non lo sai, ma la primissima iniziativa di quelli che hanno creduto
nella possibilità di una alternativa (il c.d. V-Day) fu organizzato
per reintrodurre con una legge di iniziativa popolare il voto di
preferenza: oggi di questa istanza non vi è nemmeno l'ombra nel
c.d. contratto di governo. Come mai?
Caro
lettore/elettore,
la
soluzione,
a mio avviso, non è guardare indietro. La degenerazione del discorso
politico non è un'invenzione del M5S che ne è solo uno degli
interpreti e degli artefici. Bisogna creare un nuovo campo da gioco.
In cui fare rete, senza caderci dentro.
Altamura,
1 marzo 2019
Loretta
Moramarco e Michele Loporcaro
Michele Loporcaro e Loretta Moramarco sono co-fondatori del movimento di cittadinanza attiva "IlGrillaio" e del relativo "Blog del Grillaio". Insieme hanno promosso la nascita di diversi comitati cittadini (Comitato AcquaBeneComune Altamura, Comitato ScuolaBeneComune Altamura, Comitato RifiutiZero, Rete RifiutiZero dell'ARO BA4 e la Rete Appulo-Lucana Salvalacqua".
Nel 2015 hanno partecipato alle elezioni sotto il simbolo del Movimento 5 Stelle. Il primo, con 945 preferenze è risultato il candidato più suffragato al comune di Altamura, la seconda ha raccolto 2129 preferenze nella lista regionale.

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