NOI del Movimento Il Grillaio Altamura ci saremo ed abbiamo chiesto ufficialmente di interventire. Insieme a noi altri gruppi comitati aderenti alla Rete RIFIUTIZERO dell'Aro Ba4: il ComitatoRifiutizero Altamura, il Comitato AcquaBeneComune Altamura, il Gruppo di Acquisto Solidale "Chiacchiereffrùtte".
DI SEGUITO IL TESTO DEGLI INTERVENTI:
TESTO INTERVENTO N.1 in consiglio Comunale del 30.01.2014
LA RETE RIFIUTIZERO dell'ARO Ba4. LE RICHIESTE DI CITTADINI ATTIVI CHE NON VOGLIONO PIU' DELEGARE
Michele Loporcaro
(Movimento ilGrillaio/Rete RIFIUTIZERO AroBa4/ Comitato AcquaBeneComune Altamura)
I
comitati, le associazioni, i circoli, i movimenti di cittadini
appartenenti alla Rete RIFIUTIZERO dell'ARO BA4
(promossa dal movimento ilGrillaio di Altamura) sono gruppi più o
meno numerosi di cittadini attivi che intendono evitare di lasciare
soli i propri amministratori in un momento così delicato qual è
quello della scelta del sistema di raccolta e gestione dei rifiuti
solidi urbani.
A
nome dei diversi gruppi aderenti alla Rete RIFIUTIZERO ringraziamo
quanti con i fatti (non solo a parole) hanno consentito che si
arrivasse a questo momento. Parlare del FUTURO della GESTIONE dei
RIFIUTI nella casa comunale, la casa di tutti. Eppure non possiamo
non tenere presente che a questo momento si arriva quando alcuni
documenti importanti (vedi PIANO INDUSTRIALE) sono già stati
approvati dai sindaci dell'ARO. Un po' tardi, ma non troppo
considerato che vi sono ancora molte cose da decidere.
E'
risaputo che il tema della gestione dei rifiuti è un terreno “molto
scivoloso” su cui si innestano, in modo drammatico, questioni che
vanno dalla devastazione di interi territori, al biocidio, passando
per l’annientamento del diritto alla salute e gli enormi affari
delle ecomafie.
E
sappiamo bene che questo argomento suprattutto ad Altamura è
parecchio sentito. La discarica Le
Lamie
ha visto
la parola fine solo qualche anno fa.
Solo
qualche mese fa Altamura ha visto una grande partecipazione alla
raccolta firme per la LIP RIFIUTI ZERO. Una proposta di legge che
molti tra di voi hanno firmato e che con il suo articolato orienta le
nostre richieste all'ARO Ba4 e, oggi, al nostro comune. In 1400 hanno
sottoscritto la legge su un totale nazionale di 80 mila firme.
Sui
principi di tale proposta di legge abbiamo innestato le nostre
richiesete. Tali principi sono:
- far rientrare il ciclo produzione-consumo all’interno dei limiti delle risorse del pianeta;
- riduzione della produzione dei rifiuti del 20% al 2020 e del 50% al 2050 rispetto alla produzione del 2000;
- riduzione progressiva del conferimento in discarica e dell'incenerimento;
- scelta di un sistema di raccolta “porta a porta” (eliminando i cassonetti per strada);
- passaggio dalla TASSA alla TARIFFA PUNTUALE con sconti per i cittadini che differenziano;
- prevedere che che si escluda la possibilità di ricorrere all'incenerimento e/o la produzione di CDR o CSS.
Dallo
scorso 16 novembre siamo riusciti ad elaborare una piattaforma di
richieste molto semplici che oggi finalmente riusciamo a porre
all'attenzione del nostro consiglio comunale con la speranza che
queste possano trovare il vostro riscontro per essere perorate dal
sindaco in sede di assemblea dell'ARO.
Superfluo
ricordare che da una corretta gestione dei rifiuti derivano o meno
immensi benefici economici (le premialità prevista da stato e
regione sono una realtà per comuni come Rutigliano che possono
vantare percentuali di differenziata vicine al 70%).
GESTIONE
SANA DEI RIFIUTI, inoltre significa BUONA qualità della vita perchè
il costo di una malagestione del ciclo dei rifiuti lo si deve cercare
sì nei bilanci familiare oggi sempre più martoriati da un sempre
maggiore carico fiscale, ma soprattutto nell'eventuale aumento delle
spese farmaceutiche e nelle corsie degli ospedali dove si piangono i
malati e i defunti per quelle patologie che con sempre maggiore
evidenza scientifica si possono associare alla presenza di
discariche, inceneritori.
Sin
dall'inizio ne nostre richieste sono state le seguenti:
GOVERNO
PARTECIPATO
il Regolamento e la Carta dei Servizi prevedano una reale
partecipazione dei cittadini. Gli unici ad avere vero interesse a
risparmiare. Comitati di quartiere e comitati di categorie similari
(ristoratori, fruttivendoli...) possono contribuire
a
migliorare il servizio per
ridurre i fifiuti prodotti, differenziare meglio e pagare
meno.
CENTRI
DI RIUSO E RICICLO:
accanto ai CENTRI COMUNALI DI RACCOLTA siano previsti luoghi in cui
poter conferire MOBILI, PASSEGGINI, BICICLETTE, SEGGIOLONI,
TRICICLI... oggetti spesso nuovi che possono essere riutilizzati.
IMPIANTO
DI COMPOSTAGGIO dell'ARO:
la frazione umida rappresenta il 40% del totale rifiuti. Occorre
favorire la diffusione del compostaggio domestico (gratuito ed a
basso impatto) e progettare al più presto un impianto
di compostaggio pubblico
anche con fondi regionali, in modo da abbattere i costi. Altamura
dispone ancora di 1930 compostiere domestiche: favorirne la
diffusione e l'utilizzo a fronte di sconti sulla tariffa.
IL
REGOLAMENTO DEL SERVIZIO dell'ARO BA4 ESCLUDA la possibilità che i
rifiuti dell'ARO BA4 siano utilizzati per “recuperare energia”
attraverso l L'INCENERIMENTO nei “CANCROvalorizzatori”:
quando
(agli art. 12 e 16) si scrive che l'obiettivo della differenziata è
il recupero dei materiali e/o dell'energia, in realtà si dice che
POSSIAMO PURE BRUCIARE CIO' CHE ABBIAMO DIFFERENZIATO. Il sindaco si
impegni per iscritto a far rimuovere tali passaggi ambigui e sia
promotore in sede ARO di una dichiarazione di intenti che impedisca
tale pratica deleteria con i rifiuti raccolti nei propri comuni.
Sistema
di Raccolta “porta a porta” e applicazione di TARIFFA PUNTUALE
Tutti i comuni con una gestione virtuosa della gestione dei rifiuti
hanno abbandonato la TARSU per passare alla Tariffa che varia sia per
quanto produci, sia per quanto sei attendo a differenziare. Meno
rifiuti produci meno
paghi.
Ciò
che va chiarito è il fine di questo tipo di raccolta e del relativo
metodo tariffario. Tali finalità devono essere ben chiare nel
progetto dell'ente pubblico, considerato che l'impresa che gestirà
il servizio non ha altra che il profitto.
Il
sistema di raccolta tipo “porta a porta” è l'unico che consente
una reale presa di coscienza della quantità/tipologia di rifiuto
prodotto che porta (unitamente a dei sistemi di tariffazione che
premiamo la minore produzione ed un'attenta differenziazione) ad
acquisire uno stile di vita che porti nel tempo ad una diminuzione
della produzione di rifiuti.
Per
esempio nel fare la spesa ci si orienterà verso quei prodotti con un
ridotto numero di imballaggi o senza imballaggi.
Evidentemente
questo è un processo culturale e sociale che va accompagnato da una
presa di coscienza che l'unico
modo per invertire la rotta è essere disposti a mettere in
discussione i nostri stili di vita. Ognuno dev'essere chiamato a fare
la sua parte a partire da tutte le agenzie educative (dalla famiglia,
alla scuola, alle associazioni, alle parrocchie...
L'esempio
però dovete darlo anche voi, partendo dall'adozione di quel
PROGRAMMA NAZIONALE PER LA PREVENZIONE DEI RIFIUTI adottato dal
Ministero lo scorso 7 ottobre 2013 in attuazione della direttiva
2008/98/CE. Tale documento alla voce “Riduzione dei rifiuti da
imballaggio” prevede misure volte ad eliminare l’impiego
di imballaggi attraverso la promozione della vendita di prodotti
sfusi, cosiddetti “alla spina” attraverso:
- Diffusione di punti vendita di prodotti “alla spina” . Tali punti vendita possono assumere la forma di negozi a se stanti o “corner” all’interno di locali della grande distribuzione organizzata...
- Favorire il consumo di acqua pubblica (del rubinetto). Esistono numerosi esempi di buone pratiche locali finalizzate alla riduzione degli imballaggi per acqua minerale che incentivano il consumo di acqua del rubinetto negli uffici, nelle mense scolastiche, nelle abitazioni private, negli esercizi pubblici e nelle manifestazioni con somministrazione di bevande. Tali iniziative possono essere diffuse attraverso adeguate campagne informative.
Il
primo passo tocca a voi. Noi cittadini attivi, da parte nostra non
potremo che vigilare su ciò che da qui in avanti andrete a proporre
in consiglio comunale e, si spera, in assemblea dei comuni dell'ARO. VOGLIAMO ESSERE UN COMUNE RICICLONE (quelli premiati da Legambiente perchè differenziamo oltre il 65%) OPPURE VOGLIAMO CONTINUARE AD ESSERE UN COMUNE RACCOGLIONE (brutto da dire, ma rende l'idea!).
Sappiate che, nel bene e nel male, non siete soli. Grazie per
l'attenzione.
TESTO INTERVENTO N.2 in consiglio Comunale del 30.01.2014
No
alle pratiche di incenerimento
Pietro Masi(comitato RifiutZero Altamura /Rete RIFIUTIZERO AroBa4)
Da
una lettura della bozza della carta dei servizi e del regolamento è
emersa la possibilità che parte dei rifiuti differenziati venga
destinata al recupero di energia (vedi art. 12 Recupero e
smaltimento).
Tale
soluzione ci preoccupa in quanto risulta assai più sfavorevole
rispetto al recupero di materia in base al principio gerarchico di
gestione dei rifiuti.
Preoccupante
è anche ciò che emerge dal piano regionale che, nonostante metta in
evidenza che il recupero di materia è piu ecocompatibile di quello
di energia, impone di mettere a regime tutti gli impianti di
produzione di CSS sparsi sul territorio regionale. Ancora
controverse, poi, sono le situazioni relative alle discariche di
Grottelline a Spinazzola, di Martucci a Mola di Bari e Corigliano
d’Otranto, che sembrano, però, confermate dal piano regionale.
Premesso
che
a livello internazionale molte città hanno assunto l'obiettivo verso
“Rifiuti zero entro il 2020” attivando politiche di gestione dei
rifiuti e individuando strumenti operativi per ridurre la quantità
di rifiuti da smaltire in discarica, condividendo la seguente
strategia:
- eliminare incenerimento dei rifiuti e strutturare un sistema di raccolta che aumenti la quantità di materiale differenziabile ed ottimizzi la qualità del materiale da riciclare, diminuendo contestualmente la quantità di rifiuti prodotti;
- incentivare il riuso del materiale riciclato, la riparazione di oggetti e operare scelte di vita che diminuiscano la percentuale di scarti;
- sostenere la progettazione e la produzione di prodotti totalmente riciclabili, riutilizzabili e riparabili.
Quello
che si chiede è un cambiamento nella gestione locale dei rifiuti.
PERTANTO
CHIEDIAMO:
-
che la prevenzione dei rifiuti si attui nei piani locali
intraprendendo il percorso che ci porti a “rifiuti Zero entro il
2020”;
-
di intraprendere tutte le azioni necessarie affinché avvenga una
riduzione del flusso dei rifiuti sia attraverso la programmazione di
idonei interventi formativi nelle scuole e negli altri luoghi di
aggregazione sia attraverso la incentivazione dell’uso dei prodotti
non inquinanti (prodotti alla spina; vuoto a rendere…);
-
di adoperarsi nei confronti degli Enti Competenti affinché i flussi
residui di rifiuti prodotti sul territorio comunale non vengano
avviati ad incenerimento o “tal quali” in discarica (pratica in
contrasto con la strategia Rifiuti Zero”); A
TAL FINE IL CONSIGLIO COMUNALE DI ALTAMURA SI IMPEGNI AFFINCHE' NEL
REGOLAMENTO dell'ARO NON VI SIANO RIFERIMENTI “ambigui” al
RECUPERO DELL'ENERGIA DAI RIFIUTI, dicitura che lascia aperta la
porta dell'incenerimento;
-
di istituire un Osservatorio
verso Rifiuti Zero
che abbia il compito di monitorare costantemente il percorso
individuando criticità e soluzioni affinché tale obiettivo si
raggiunga. (studio costante del rifiuto residuo, attraverso il quale
predisporre programmi di riduzione, mediante linee guida, che
consentano di sostituire prodotti non riciclabili o riutilizzabili
con altri quanto meno riciclabili);
-
di
dichiarare il territorio comunale di Altamura “territorio
libero dall’incenerimento dei rifiuti” e
adoperarsi
nei confronti degli Enti Competenti
per adottare i provvedimenti necessari alla definitiva cessazione di
impianti di termovalorizzazione dei rifiuti (o incenerimento dei
rifiuti, comunque denominati) e giungere - attraverso la forte e
decisa incentivazione della riduzione, della differenziazione, del
recupero e del riuso e riutilizzo dei rifiuti prodotti, - alla
chiusura delle discariche attualmente presenti nel territorio
comunale e/o provinciale contrastando l’eventuale apertura di nuove
discariche;
-
di adoperarsi
nei confronti degli Enti Competenti affinché
sia realizzato un impianto di compostaggio comunale o intercomunale
di dimensioni contenute (c.d. compostaggio di zona) in luogo di
grandi impianti (attualmente il piano regionale prevede 5 grandi
impianti di compostaggio, alcuni dei quali vicini tra loro (Molfetta,
Bari, Cellamare, Manfredonia), lasciando scoperti interi territori,
quali il Salento).
TESTO INTERVENTO N.3 in consiglio Comunale del 30.01.2014
I CENTRI DI RIUSO E RIPARAZIONE
Raffaele Difonzo
(G.A.S Chiacchiereffrutt / Rete RIFIUTIZERO AroBa4)
Il
gruppo d’acquisto solidale è il tentativo di un gruppo di famiglie
di rendere più umano e sano il proprio ruolo di consumatori.
Non
solo si tratta di scegliere criticamente i prodotti più giusti, ma
in molti casi valutarne l’autoproduzione, il baratto, lo scambio
dei saperi e altre forme di economia prive si denaro.
Mai
come in questo periodo abbiamo la dimostrazione che l’economia
influenza la vita di tutti i giorni. La
crisi, che ci assedia e ci angoscia, sta diventando la leva per
scardinare e mettere in discussione abitudini e stili di vita che
per ignoranza e presunzione, abbiamo reso nostri negli ultimi
decenni: è
arrivato il momento di cominciare a prendere le distanze
dall’economia dello spreco e dell’usa e getta.
Lo
facevano i nostri nonni, lo possiamo fare anche noi, senza rinunciare
a niente!
Le
vigenti norme europee ed italiane mettono la prevenzione al
primo posto, nella scala gerarchica delle priorità, per la gestione
dei rifiuti.
La
prevenzione, intesa come il complesso di misure prese prima che un
bene diventi un rifiuto, elimina le necessità di raccolta,
trasporto, riciclaggio e smaltimento, garantendo un elevato livello
di tutela dell’ambiente e limita l’uso delle risorse.
Un
efficace sistema di prevenzione dei rifiuti è costituito dalla
realizzazione di Centri di Riparazione e Riuso che sono
strutture adeguate a ricevere, a titolo del tutto gratuito, o in
parte, beni usati che alcuni cittadini non utilizzano più, come
mobili, libri, elettrodomestici, vestiario e tanto altro ma che
possono interessare altri cittadini, evitando in tal modo di
trasformare tali beni in rifiuti con evidenti vantaggi ambientali,
sociali ed economici.
La
realizzazione dei Centri del Riuso consente di:
• contrastare
e superare la cultura dell’”usa e getta”;
• sostenere
la diffusione di una cultura del riuso dei beni, basata su principi
di tutela ambientale e di solidarietà sociale;
• promuovere
il reimpiego ed il riutilizzo dei beni usati, prolungandone il ciclo
di vita oltre le necessità del primo utilizzatore, in modo da
ridurre la quantità di rifiuti da
avviare
a trattamento e smaltimento;
• realizzare
una struttura di sostegno a fasce sensibili di popolazione, come i
cittadini meno abbienti, consentendo una possibilità di acquisizione
a titolo gratuito, o dietro il
pagamento
di una somma equa, di beni di consumo usati, ma funzionanti.
Insomma
i Centri di Riparazione e Riuso ce li chiedono a gran voce: le nostre
tasche, la nostra salute, il nostro ambiente, la nostra coscienza e…
la legge!
Oggi
una comunità che non fa proprie queste logiche, rischia di fallire
dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
E
noi ad Altamura, abbiamo oggi la possibilità concreta di rigettare
ogni compromesso e sostenere una linea che abbracci una minor
produzione di rifiuti, il riuso ed il riciclo.
Leggendo
attentamente il Regolamento tipo di igiene urbana e d assimilazione
dei Rifiuti Urbani presentato da UNICAM ARO BA/4, ci siamo resi conto
che, in fondo, ai Centri di Riparazione e Riuso, si fa appena cenno
solo in un trafiletto di due righe e precisamente nella
Sezione
2 Gestione dei Rifiuti Urbani all’art. 11 che recita così:
RIUTILIZZO.
L’UNICAM e il Comune…. ( si rimanda ai Regolamenti di cui ogni
comune dovrà dotarsi internamente) promuovono la cultura del
riutilizzo dei beni al fine di allungarne il ciclo di vita.
e
ancora
Art
22 al punto 13 dove si fa cenno al fatto che “in considerazione dei
materiali conferiti, ma riutilizzabili, il Centro Comunale di
Raccolta potrà, in concerto con l’Amministrazione, organizzare una
giornata di ingresso libero per poter “ acquisire” beni
disponibili, riutilizzabili per bisogni personali.
La
Rete Rifiuti Zero ARO Ba/4 oggi si presenta dinanzi al vostro
Consiglio per chiedere chiarimenti, sulle modalità che avreste
scelto per la gestione dei Centri di Riuso, visto che l’argomento è
complesso ed andrebbe puntualizzato in diversi aspetti.
Chiediamo
in questa sede, che si tenga conto delle nostre richieste e si studi
insieme alla cittadinanza attiva, la modalità per rendere i centri a
reale servizio della comunità.
E
per favore non deleghiamo ancora una volta un argomento così
delicato al gestore che vincerà l’appalto (vedi allegato a
regolamento r.u.4.3.13.pg 26). Il comune si deve fare carico dei
centri di riuso ed il gestore non deve poter intralciare i centri di
riuso per un evidente conflitto di interessi: meno rifiuti, meno
soldi per il gestore, più soldi alla comunità.
Ce
lo chiedono le nostre tasche:
Alla
luce di quanto danno e devastazione stiamo creando, intorno a noi
oggi, ciò che dovrebbe guidare le scelte di una comunità, dovrebbe
essere la volontà di prevenire lo spreco delle risorse,
promuovendone un uso razionale.
In
questo senso risulta indispensabile dimostrare la possibilità
concreta di prolungare il ciclo vitale dei beni, erroneamente
considerati scarti allontanandosi dalla logica del rifiuto, dalla
“cultura” dell'usa e getta, per abbracciare quella della
riutilizzo.
Molto
spesso (ad es. in occasione di traslochi o grandi pulizie) decidiamo
di buttare una serie di cose, perfettamente funzionali, che sono
state accantonate nel corso degli anni perché A NOI non sono più
servite e ne’ crediamo ci serviranno mai più.
Questo
è il destino per esempio di lettini, seggioloni, culle, carrozzine e
tanti accessori per bambini.
Questi
costosi oggetti vengono spesso buttati perché non più adeguati alla
taglia dei bimbi o perché non più alla moda o per altri
innumerevoli motivi… solo in qualche caso sono buttati perché
rotti o non più sicuri e/o utilizzabili.
Ma
così succede anche per tutti i settori, casa, ufficio, edilizia….
Si
pensi al danno economico che questa “abitudine allo spreco”
provoca alle nostre tasche.
Una
buona alternativa all’abbandono dell’oggetto, sarebbe il suo
riutilizzo.
Ridar
vita a qualsiasi cosa, semplicemente trasferendone la proprietà, da
chi non ne ha più bisogno a chi invece di quell’oggetto necessita.
Attenzione!
Normalmente la percentuale di rifiuto riusabile è di pochi punti
percentuale ma il potenziale di ritorno economico è superiore a
quello delle altre singole frazioni! Non prevedere un centro di riuso
vorrebbe dire rinunciare alla valorizzazione della frazione di
rifiuto con le potenzialità più alte (550$/tonnellata Los Angeles);
vorrebbe dire non voler vedere quanta ricchezza c'è dietro queste
iniziative. E' ormai acclarato che, oggi il mercato del riuso muove
in Italia 80.000 posti di lavoro ed un fatturato in continuo
aumento.
Ce
lo chiedono salute e ambiente:
Se
guardiamo poi all’incidenza delle nostre scelte di vita, sulla
salute, sull’ambiente, al rispetto dell'ambiente in termini di
sviluppo sostenibile, questi Centri sono la prima strategia in
attuazione del principio "da rifiuti a risorse",
strategia completamente abbracciata dalla Rete Rifiuti Zero.
Qualora
un bene in disuso, sia considerato al pari di un rifiuto, è comunque
prioritario valutarne il possibile riutilizzo.
Per
cui i Centri di Riparazione e Riuso contribuiscono, direttamente,
alla corretta chiusura del ciclo dei rifiuti, evidenziando la pratica
da esercitare, prima di valutare le successive strategie del
recupero, rappresentate in primo luogo dalla raccolta differenziata
porta a porta e dagli impianti di riciclo.
Dal
punto di vista ambientale si avrebbe un’enorme risparmio di risorse
(materie ed energia).
Ce
lo chiede la nostra coscienza:
Non
dimentichiamo che buttar via queste cose è una offesa alla dignità
di coloro che sarebbero ben lieti di pagare un giusto prezzo per un
oggetto usato.
I
centri di riuso, con la crisi che incalza, non sono un optional.
Non
possiamo permetterci di buttare via oggetti che hanno ancora una
vita, spesso un valore di mercato, perché questo nostro modo di
pensare, sta avendo gravi ripercussioni sui nostri figli.
Il
consumismo giovanile è notevolmente aumentato, negli ultimi anni,
tanto da portare a considerare i bambini e gli adolescenti un vero e
proprio target, determinante per chi si occupa di marketing.
Da
una parte infatti i giovani influenzano la famiglia sulle compere da
fare e dall’altra hanno loro stessi un potere d’acquisto.
Il
bambino è entrato a far parte della domanda di beni e servizi sul
mercato e per questo è destinato ad essere fidelizzato in qualità
di consumatore fin dai primi anni d’età.
Bisogna
insegnare ai nostri figli a non farsi irretire dagli schemi del
consumismo sfrenato e superfluo.
Noi
siamo oggi qui a sottolineare, che esiste una fascia sostanziosa
della nostra comunità, che non vuole più sottostare a tali logiche
e che spera che l’Amministrazione di questa città non resti ceca e
sorda dinanzi al grave problema che ci attanaglia.
Ce
lo chiede la legge:
La
Direttiva Quadro 2008/98/CE, approvata dal Parlamento Europeo e dal
Consiglio il 19 novembre 2008, prevedeva già sei anni fà che la
crescita dei rifiuti (scarti da consumi e produzione) si sarebbe
allineata alla crescita economica, in modo da garantire uno sviluppo
funzionale, sia alla successiva gestione dei rifiuti che all’uso
delle risorse.
La
stessa introduceva ex novo la nozione di “riutilizzo”.
Le
disposizioni della direttiva comunitaria, in conformità agli
indirizzi della strategia tematica per la prevenzione ed il riciclo,
individuano le azioni che gli Stati membri dovranno attivare per far
sì che l’Unione Europea diventi una “società del riciclaggio”.
Il
Centro di Riparazione e Riuso contribuisce notevolmente alla
prevenzione della produzione dei rifiuti e normativamente la loro
realizzazione è resa obbligatoria dal DLGS 205/2010, ART 6 comma 1:
“le
pubbliche amministrazioni promuovono la costruzione ed il sostegno di
centri di riparazione e riuso”.
Lo
scorso 7 ottobre 2013 l'Italia (Ministero dell'Ambiente) ha adottato
il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti ai sensi della
direttiva europea di cui sopra:
“Il
riutilizzo nelle sue diverse forme ricopre un ruolo fondamentale e
rientra a pieno nel campo della prevenzione.
Nell’ordinamento
nazionale, il riutilizzo dei prodotti stabilisce che le Pubbliche
Amministrazioni debbano promuovere iniziative dirette a favorire
il riutilizzo dei prodotti.
Il
Ministero dell’Ambiente sta elaborando decreti attuativi, che
definiscano le modalità operative per la costituzione e il sostegno
di centri e reti accreditati di riparazione/riutilizzo di prodotti e
rifiuti di prodotti che possono essere sottoposti, rispettivamente, a
riutilizzo.”
TESTO INTERVENTO N.4 in consiglio Comunale del 30.01.2014
I RIFIUTI
SONO ROBA NOSTRA e ANDREBBERO GESTITI “IN COMUNE”
Vincenzo Lomurno
(Movimento ilGrillaio Altamura / Rete RIFIUTIZERO AroBa4)
Da sempre il tema dei rifiuti è il
banco di prova delle amministrazioni comunali.
I cittadini si interrogano sul perchè
l'affidamento del servizio venga conferito ad oltranza alle medesime
società private e ad oggi, l' ARO, dovendo prendere importanti
decisioni sul tema, deve approcciarsi in maniera coscienziosa,
consapevole e trasparente.
La posta in gioco è un affidamento
spalmato nell'arco di 5 anni, una manodopera attiva da tempo e 150
milioni di euro a coprire l'intero costo del servizio. Pubblici.
Questo significa che le risorse non cadono dal cielo ma provengono
direttamente dalle nostre tasche. Dire pubblico significa dire che
sono anche nostri. Ordunque, voi amministratori, delegati da noi
attraverso le elezioni, avete l'onere e l'onore di allocare queste
risorse in modo da permettere alla comunità di goderne e conseguire,
così agendo, lo sviluppo materiale e spirituale del nostro
territorio.
I criteri assegnati: efficacia,
efficienza ed economicità non sono monadi astratte; esse devono
avere come fine i cittadini.
Avendo questi punti di riferimento, ci
chiediamo come sia possibile allocare questi soldi in modo da
permettere un ritorno, uno sgravio, un favore, una miglioria per i
cittadini.
La risposta può essere fornita
attraverso l'analisi delle tipologie di affidamento possibili.
- Società privata: si tratta solitamente di una società di capitali il cui scopo precipuo è fare utili e non fornire servizi: questi sono solo il “mezzo” per realizzare il profitto. E' giusto permettere ad un privato la realizzazione smaniosa di un egoico profitto , sapendo che i rifiuti rientrano tra i servizi di pubblica utilità?
- Società mista: la figura della società mista a partecipazione pubblica maggioritaria, in cui il socio privato è scelto con una procedura ad evidenza pubblica, presuppone, invece, la creazione di un modello nuovo, nel quale interessi pubblici e privati trovino convergenza. La normativa impone che il socio privato deve essere scelto con un procedimento di evidenza pubblica, limitando l'affidamento senza gare ad ipotesi eccezionali.
- Società in house: Si ha
allorché le pubbliche amministrazioni realizzano le attività di loro competenza attraverso propri organismi, senza quindi ricorrere al mercato per procurarsi i lavori, i servizi e le forniture ad esse occorrenti o per erogare alla collettività prestazioni di pubblico servizio.
Ma quale di
queste soluzione potrebbe, meglio, assicurare
i criteri fissati in sede ARO per le modalità di affidamento della
gestione?
La prima soluzione è
quella di una gara ad evidenza pubblica una soluzione apparentemente
efficace, in quanto sulla carta, assicurerebbe criteri di democrazia,
efficienza, e non ultimo, di economicità. Quest’ultimo criterio
sarebbe rispettato in quanto il bando rappresenterebbe “una granzia
della concorrenza”, e la concorrenza, si sa, abbassa i prezzi. Ma
siamo davvero in un regime di concorrenza?
Il criterio di economicità, allora, potrebbe essere ricercato nella seconda soluzione. Una società mista. “Tra pubblico e privato, forse la soluzione migliore sta nel mezzo”. Il culmine di questo intreccio sono le SpA miste, pubblico-private: una sintesi che "coniuga" i difetti degli uni e degli altri. E la società partecipate come quell'AMIU tanto decantata in alcuni ambienti?
Il criterio di economicità, allora, potrebbe essere ricercato nella seconda soluzione. Una società mista. “Tra pubblico e privato, forse la soluzione migliore sta nel mezzo”. Il culmine di questo intreccio sono le SpA miste, pubblico-private: una sintesi che "coniuga" i difetti degli uni e degli altri. E la società partecipate come quell'AMIU tanto decantata in alcuni ambienti?
Intanto è bene chiarie
che che si tratta in ogni caso, di
SpA (società per azioni di diritto privato, tipo l'Acquedotto
Pugliese) il cui scopo precipuo è fare utili e non fornire servizi.
Questi sono
solo il "mezzo" per realizzare un profitto; che poi,
magari, viene in parte redistribuito al Comune azionista, in ragione
della sua quota di partecipazione; mentre le perdite, queste sì,
vanno a debito, a differenza di quanto succede con le Aziende
speciali, che rientrano nel "perimetro" della
Pubblica Amministrazione e per questo, come i Comuni, sono
tenute al pareggio di bilancio).
Ma quali
sono le ragioni che dpvrebbero spingere il nostro comune e gli altri
dell'ARO Ba4 ad avere una società partecipata? E
se la risposta ci convince,
allora, perché non creare una municipalizzata dell’aro ba4?
L'unico modo per uscire da questo vicolo cieco è che qualcunque sia l'affidamento scelto, si scelga la trasparenza integrale dei bilanci ed il controllo dal basso della cittadinanza attiva su di essi;
L'unico modo per uscire da questo vicolo cieco è che qualcunque sia l'affidamento scelto, si scelga la trasparenza integrale dei bilanci ed il controllo dal basso della cittadinanza attiva su di essi;
Il tutto
per arrivare ad una trasformazione graduale della produzione dei beni
e dei servizi pubblici locali importanti per la vita di tutti i
cittadini in "beni comuni" sottoposti a un sistema di
autentica partecipazione democratica alle decisioni. Una soluzione
per la quale la restituzione agli Enti locali della loro autonomia e
delle risorse necessarie per esercitarla - il che può succedere solo
in un regime di democrazia partecipata - è condizione
irrinunciabile.
TESTO INTERVENTO N.5 in consiglio Comunale del 30.01.2014
LA
GOVERNANCE PARTECIPATA DEI RIFIUTI
Loretta Moramarco
(comitato AcquaBeneComune /Movimento ilGrillaio Altamura)
Il
presente intervento è volto ad illustrare la bozza di governance
partecipata dei rifiuti da noi elaborata come Rete Rifiuti Zero.
Il
tentativo è quello di rendere effettiva la partecipazione per
garantire un servizio più efficiente agli utenti ma soprattutto per
consentire alla cittadinanza di aver voce su un servizio essenziale
con ampie ricadute sull’ambiente e sulla salute, oltre che sulle
condizioni economiche.
E’
importante, infatti, che sia sempre più evidente il legame tra le
scelte in materia di gestione dei rifiuti e stato di salubrità
dell’ambiente e che sia svelato il legame perverso tra produzione
di oggetti sempre più “usa e getta” e cattivo stato del
territorio.
Proponiamo,
quindi, di modificare l’art. 68 del regolamento di prossima
approvazione, rubricato “partecipazione” specificando i diritti
delle comunità di utenti che si potranno costituire sul territorio.
Immaginiamo
un sistema in cui ci sia anche una sola comunità di utenti per
l’intero comune o più di una ove ci siano peculiari esigenze di
quartieri o categorie di commercianti. Tali comunità dovranno avere
un minimo di rappresentatività raccogliendo lo 0,2% dei cittadini
residenti elettori (ad Altamura circa 140 persone).
Il
Comune si impegna a fornire locali per gli incontri e ad audire i
rappresentanti delle comunità almeno una volta l’anno in un
consiglio comunale aperto e monotematico. La stazione appaltante,
inoltre, dovrà raccogliere le proposte di miglioramento del servizio
presentate ogni trimestre dalle comunità d’utenti e discuterne la
fattibilità anche alla presenza di un delegato della ditta che
gestirà il servizio.
Alle
comunità dovrà essere fornita la documentazione relativa al
bilancio e al piano industriale, su cui potranno presentare
osservazioni ed essere auditi dalla stazione appaltante e dalla ditta
e dovranno essere annualmente comunicati con chiarezza i costi
variabili della gestione su cui poter incidere con comportamenti
virtuosi. La possibilità di visionare gli impianti è, ovviamente,
legata alla eventuale esistenza di impianti pubblici o nella
disponibilità della ditta vincitrice dell’appalto.
La
comunicazione tra ditta, comuni e utenti è indispensabile per
raggiungere gli obiettivi della rete Rifiuti Zero (ossia zero rifiuti
in discarica) ma anche per una buona raccolta differenziata. I
comportamenti virtuosi si costruiscono con la comunicazione chiara
agli utenti e con il loro coinvolgimento (attivo e propositivo) nella
gestione del servizio.
Sempre
nell’ottica di un ampio coinvolgimento degli utenti si prevede che
questi possano segnalare irregolarità nel trattamento dei rifiuti da
parte degli altri utenti e violazioni della normativa ambientale
tramite le comunità. Il passaggio attraverso la comunità mira a
sviluppare un senso civico diffuso: solo dove c’è “discredito
sociale” un comportamento è davvero avvertito come “sbagliato”
e, quindi, più facilmente evitato. Ipotizziamo che laddove ci siano
delle violazioni (non quelle più gravi, ma ad esempio irregolarità
nello smaltimento) queste vengano segnalate all’interno della
comunità con un effetto dissuasivo immediato. Il coordinamento con
le forze dell’ordine consente, poi, di segnalare immediatamente
violazioni più gravi. Il nostro territorio è ampio e senza la
collaborazione dei cittadini è difficile sorvegliarlo costantemente.
La
nostra proposta è ovviamente suscettibile di miglioramenti e di
adattamenti anche alla luce del concreto atteggiarsi della
partecipazione nella collettività. Riteniamo, in ogni caso,
essenziale che si creino “istituzioni” (ossia insiemi di regole)
che facilitino la partecipazione degli utenti affinché questi siano
non solo fruitori del servizio ma cittadini attori del necessario
cambiamento di strategia nella gestione dei rifiuti.
IPOTESI
DI GOVERNANCE PARTECIPATA RELATIVA AL SERVIZIO DI RACCOLTA E GESTIONE
DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI DELL'ARO BA4
a
cura della Rete Rifiuti Zero dell'ARO Ba4
Articolo
1
Comunità
di utenti
1.
Possono essere istituite tante comunità di utenti quante sono le
zone omogenee di racconta di rifiuti (es. centro storico, quartieri
decentrati, etc…) oltre a comunità di esercenti appartenenti a
categorie omogenee dal punto di vista della produzione dei rifiuti
(es. ristorazione, ortofrutta, copisterie...). Le Comunità di utenti
possono accreditarsi presso ogni comune di riferimento, per
partecipare alla gestione del servizio presentando una petizione
sottoscritta da almeno lo 0,2% dei residenti nel comune o degli
esercenti appartenente alla stessa categoria. Potrà essere istituita
anche un’unica comunità d’utenti a livello comunale.
2.
Le comunità di utenti sono formate esclusivamente da utenti
residenti nello stesso Comune.
3.
La partecipazione alle comunità è gratuita e volontaria. Le
comunità possono nominare un referente che assume l’incarico per
massimo due anni, al termine dei quali non è rieleggibile qualora ci
siano altre candidature. Le modalità di elezione sono autonomamente
stabilite da ciascun comitato.
4.
Il Comune si impegna a fornire propri locali per gli incontri delle
comunità che si terranno preferibilmente con cadenza mensile.
5.
Almeno una volta l’anno, ovvero prima dell'approvazione del piano
industriale, ovvero prima di ogni decisione straordinaria i referenti
dei comunità dovranno essere auditi in un consiglio comunale aperto
e monotematico e potranno presentare una relazione sul lavoro svolto
dalla società affidataria.
Articolo
2
Poteri
di proposta delle Comunità di utenti
1.
Le Comunità di utenti hanno la facoltà di presentare proposte di
miglioramento della gestione dei rifiuti che dovranno essere
obbligatoriamente discusse (entro 60 giorni) con la stazione
appaltante e un delegato della società affidataria.
2.
In caso di impossibilità di dar seguito alle proposte di
miglioramento presentate dalla collettività dovrà essere fornita
idonea risposta scritta che potrà essere rivalutata con un delegato
della società alla presenza di un rappresentante
dell’amministrazione e uno dell’opposizione consiliare.
3.
Le proposte dovranno essere presentate preferibilmente ogni
trimestre.
4.
Qualora la ditta non risponda entro tale termine sarà applicata una
penalità di euro ____;
5.
In caso di reiterato silenzio e/o ostruzionismo da parte della ditta
affidataria sarà applicata una penalità di euro _____.
Articolo
3
Poteri
di controllo delle comunità di utenti
1.
Le comunità, tramite loro referenti o delegati e /o esperti da
questi individuati, potranno visitare gli impianti di smaltimento ed
assistere alle operazioni di raccolta, trasporto e stoccaggio previo
accordo con la ditta affidataria del servizio che dovrà assicurare
almeno una visita di controllo annua.
2.
Le comunità hanno diritto di visionare e presentare osservazioni sul
piano industriale che dovranno essere discusse con un referente della
ditta appaltatrice secondo le modalità indicate all’articolo 2.
3.
Le comunità hanno diritto di visionare tutti i bilanci contabili e
presentare osservazioni sulla gestione economica e aziendale che
dovranno essere discusse con un referente della ditta appaltatrice
secondo le modalità indicate all’articolo 2.
4.
La ditta affidataria del servizio dovrà comunicare annualmente con
chiarezza i costi variabili su cui i cittadini possono incidere con i
propri comportamenti virtuosi.
Articolo
4
Poteri
di monitoraggio delle comunità
1.
Le comunità hanno poteri di monitoraggio sul rispetto della
normativa ambientale nei territori di afferenza, con poteri di
segnalazione di violazioni relative al corretto smaltimento dei
rifiuti.
2.
I membri delle comunità con funzioni di vigilanza potranno essere
individuati liberamente nel numero ritenuto congruo. La carica è
volontaria e gratuita e avrà la durata di un biennio. La carica non
è rinnovabile.
3.
I nominativi dei membri con funzioni di vigilanza saranno comunicati
alla Polizia Municipale per il necessario coordinamento.